Scempio di civiltà

Una nuova inchiesta giudiziaria, clamorosa, e tornano gli atti, i verbali, le ordinanze e le intercettazioni telefoniche in prima pagina. Due persone parlano al telefono di scommesse sulle partite di calcio, tirano in ballo altri nomi. E tutto finisce nel barnum mediatico. Volti e nomi sparati sui giornali. Aliti di conversazioni, allusioni. Gli indagati diventano colpevoli, i nomi citati nelle telefonate sono sospetti. Alcuni sono agli arresti, non ne parliamo. Sputtanamento totale, come titolò un noto quotidiano ai tempi di un altro scandalo.

Ma finito il clamore, cosa resterà? Quello che rimane, sempre, di una complessa indagine. Rinvii a giudizio o proscioglimenti. Molti nomi usciranno di scena perché non c’entravano nulla. Altri, forse, saranno rinviati a giudizio. Ci saranno tre gradi di processo. Qualche condanna, qualche assoluzione. Tra sette, otto anni sapremo. L’accertamento di verità è lungo e complesso. Giusto: ne va di essere umani. Ma è troppo tempo per i media. Che devono battere il ferro caldo. Quindi via alla “cronaca giudiziaria” sulle indagini preliminari. Basta che due indagati al telefono parlino di te e finisci sul giornale.

Oggi ho letto addirittura che un Gigi citato nelle intercettazioni potrebbe essere il noto calciatore xx yy ma “gli inquirenti smentiscono e gli indagati non confermano”.

Un mezzo pettegolezzo diventa una macchia indelebile. Tra qualche settimana qualche ineffabile cronista giudiziario pubblicherà di sicuro un libro su Calciopoli 2. Ordinanze, verbali, intercettazioni: il solito campionario. Che si tratti di indagini preliminari tese a rinviare a giudizio o scagionare dei semplici indagati, come potrebbe essere ciascuno di noi, non importa a nessuno. E nessuno lo dice.

Un tempo la giudiziaria si faceva seguendo i processi. L’accusa, la difesa, le ragioni di tutti, e infine il verdetto. Un’altra serietà. Si dava notizia, certo, delle inchieste in corso. Ma con cautela. Con scarsa dovizia.
Oggi è tutto ribaltato. Paginate sulle inchieste, foto e titoli e libri su indagati e sospettati. E due righe interne per i processi. Una breve, magari, per l’assoluzione di chi era finito in prima pagina come indagato.

Possiamo definire tutto ciò, uno scempio di civiltà? Dico di sì. Lo dico da uomo di sinistra, da garantista, da giornalista.
Di chi è la colpa? Dei media, innanzitutto, che nella febbre dell’ipervelocità imposta da internet hanno perso l’affezione all’approfondimento, al senso critico e alla responsabilità, arroccandosi in una difesa da casta quando qualcuno fa una critica o una proposta.

Poi la politica, stretta tra il bisogno di delegittimare la magistratura a protezione delle proprie malefatte e la paura di affrontare la corazzata micidiale media-magistrati, e quindi incapace di fare una legge seria che punisca certe fughe di notizie da fascicoli giudiziari di garanzia.

Infine i Pm. Figura fondamentale dell’ordine giudiziario, con uomini che per coraggio e abnegazione, hanno pagato con la vita il servizio allo Stato. Figura altissima ma troppo di frequente malata di narcisismo. Le prime pagine danno alla testa e l’abbraccio vanesio con i media può trasformare un tenace inquirente in una star.

Se a Napoli un discusso Pm diventa sindaco e si porta come assessore un altro Pm, significherà qualcosa, o no?

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