Il popolo di sinistra è indignato: il Pd si è astenuto sulla soppressione delle province. Scandalo! Fanno parte anche loro della casta!
E via con le proposte: ridurre i parlamentari, tagliare gli enti locali, meno politici, meno soldi, meno benefit, tagliare le auto blu.
E via con le leggende: vanno al cinema gratis, vanno al teatro gratis, guadagnano 30mila euro al mese, mangiano gratis alla buvette, e c’è pure il barbiere.
Ormai siamo tutti storditi dal populismo. Grillo e Di Pietro ci stanno facendo più male di Berlusconi. Siamo come drogati. Luoghi comuni, false notizie, furori disordinati.
Confesso che a me non frega assolutamente niente di cancellare le province, ridurre i parlamentari, tagliargli lo stipendio, cancellare i benefit.
Anzi, ascoltate quello che vi dico: mi piacciono i parlamenti pieni di gente, mi fanno paura i parlamenti piccoli, con poche persone a decidere per tutti. Mi piacciono i Consigli comunali numerosi, le istituzioni plurali, tanti livelli, tanta gente a decidere, a controllarsi reciprocamente, a riflettere sul bene comune; tanti a ragionare per il bene di tutti. Voglio mille parlamentari, anche duemila. A farsi classe dirigente, a contrapporre interessi.
Voglio partecipazione, voglio gente. Voglio le province, voglio i comuni, voglio le regioni, voglio le comunità montane, voglio molta gente in parlamento, e indennità alte. Se un manager di Stato guadagna un milione di euro l‘anno, se un calciatore prende due milioni di euro al mese, voglio che la classe dirigente del mio Paese sia ben retribuita, e lavori in buone condizioni. La voglio pagata bene, in modo da attirare i migliori, e che sia pagata con i soldi pubblici, perchè è trasparente, perchè se i soldi sono anche i miei posso controllare.
Voglio tanti a fare politica, voglio tanti nelle istituzioni, li voglio ben pagati.
Ma li voglio svegli e seri.
Questo è il punto: voglio che siano i migliori.
Mi scandalizza la mediocrità della classe politica, non il loro numero e i loro benefit. Mi scandalizza che non sia classe dirigente. Mi scandalizza chi sono e come sono scelti.
Li voglio numerosi e ben pagati. Ma voglio che affrontino i nodi veri del Paese. Le riforme non sono la cancellazione delle province, la riduzione di consiglieri e assessori, il taglio delle auto blu, o degli stipendi. I nodi veri sono le riforme per liberare le professioni, far saltare le caste del lavoro e dell’economia, intervenire sulla paralisi sociale per cui fai il notaio solo se sei figlio di notaio, e il giornalista se sei figlio di giornalista. La riforma vera è riscrivere i numeri della coesione nel rapporto anziani-giovani; le riforme sono rimodellare la flessibilità per farla diventare occasione d’ingresso e non precariato a vita; le riforme sono lotta all’evasione fiscale, tasse non solo per dipendenti e pensionati, tolleranza non dico zero ma almeno uno verso la corruzione, la furbizia, l’illegalità diffusa. La riforma vera è combattere la criminalità organizzata che frena lo sviluppo. La riforma vera è una scuola pubblica decente, il rispetto della Costituzione quando fissa il diritto alla salute, all’istruzione, e l’obbligo della Repubblica a rimuovere gli ostacoli per l’uguaglianza.
Non voglio una classe politica meno numerosa e meno pagata. La voglio più competente e più presente.
La voglio viva.