Seicento palle

Lo ha detto ieri il sindaco di Napoli, De Magistris, a Presa diretta. “La volontà è tutto, se c’è volontà si può fare una rivoluzione, realizzare qualunque sogno”.

Lo ha ripetuto l’allenatore del Napoli, Mazzarri, in una trasmissione sportiva. “Con il carattere si arriva ovunque”.

E’ più o meno quello che ripete la Lega, da anni, al Sud: “se siete ridotti così è perchè non avete voglia di fare niente. Tirate fuori le palle e ne uscite”.

Io non sono d’accordo, e trovo che questa orribile retorica delle palle sia solo un espediente. Per un sindaco, ha l’obiettivo di far immaginare un possibile cambiamento, che ovviamente deve avere lui come protagonista. Per un allenatore, serve a motivare la squadra. Per la Lega, serve a nascondere le responsabilità dello Stato e delle istituzioni su una situazione intollerabile di ritardi e ruberie a danno del meridione.

Fanno la retorica della volontà in modo strumentale, per un loro obiettivo.

Ma come stanno davvero le cose?

Stanno che la volontà non basta, che di palle ne puoi avere anche seicento, ma non sono sufficienti. Naturalmente, non voglio passare all’eccesso opposto. Non dico che il carattere, la personalità, la determinazione, la grinta non servano. Sono necessari e possono portare lontano. Ma non bastano. La retorica delle palle è figlia di una visione individualista. Tutto dipende da me, da quanta grinta ci metto. Non è così. Viviamo una società di scatole cinesi. Una matrioska collettiva. Siamo uno nell’altro. Posso avere la più brillante delle idee, la più rigorosa delle determinazioni, la più cazzuta delle volontà, ma se i fattori esterni mi remano ostinatamente contro, non ce la faccio, non vado oltre, mi fermo, mi paralizzo.

Mi passa il genio, si dice a Napoli, non a caso.

L’Italia è una rappresentazione evidente di tutto questo. Si può dire che il nostro Paese vive questa terribile condizione di arretramento perchè gli italiani non hanno le palle?

No, perchè gli italiani, quando vanno all’estero, dimostrano talento, qualità, forza. Nel contesto giusto, sono eccellenze riconosciute. E allora, dobbiamo interrogarci su quanto fa, questo Paese, per mettere a frutto le sue migliori risorse, per aprire gli spazi, per liberare l’aria.

Basta essere geniali, folli, affamati, determinati, per realizzare un successo? Se la burocrazia ti impaglia, se le banche ti deridono, se i potentati reclutano su appartenze, clientele, reti amicali e parentali, se la corruzione ti dissangua, se la camorra ti prosciuga, se nessuno scommette sul talento, non basta che tu le abbia.

Fallirai.

Anche con seicento palle.

17 pensieri riguardo “Seicento palle”

  1. Anche perché a vederla questo modo, se siamo avviliti e senza voglia/energia per tirarcene fuori, la colpa è nostra e quindi non meritiamo. Giusto?

    1. Io sulle colpe ci vado piano. Non escludo quelle individuali, e nemmeno, peró, quelle di contesto. Direi che bisogna “leggere” la complessità.

  2. Posso essere daccordo.
    Ma la domanda che mi viene subito dopo aver letto (e spesso pensato) questo punto di vista delle cose e’:
    “E quindi? Che si fa?”

    1. Ci vuole un lavoro politico. Cambiare le condizioni. Un’azione che ci chiama in causa tutti, nella complessità.

  3. siamo un popolo che non sa impuntarsi e dire basta, siamo bravi solo a fare quello che ci dicono di fare.. è qui che non abbiamo palle..
    Ci vorrebbe un “reset” istituzionale , e riprendersi lo Stato che non è più di tutti , ma di pochi politici scaltri, bravi a trattarci da “ignoranti pecoroni” sicuri che non avremo mai le palle per ribellarci al sistema.
    Non servono più politici ma persone che considerino lo Stato come un bene di tutti..
    è chiaro che i giornali questo non lo diranno mai.. e non daranno mai spazio a idee innovative perché loro sono i primi a “mangiarci”, spero solo che la gente lo capisca e dia più fiducia a chi esprime idee nuove sui blog..

  4. La malapianta ha radici antiche e profondissime. Come aveva previsto in due giorni e’ Passato da centinaia di commenti a ? La massa preferisce unomappina, e senza la massa
    Non si fanno rivoluzioni. Ma continui a pugnare, avendo salvato per pochi giorni l’onore di Marano. I miei migliori auspici. Oberdan

  5. E se le palle fossero 599 o 601 ovvero in numero dispari? Forse in quel caso la determinazione, la caparbietà, la convinzione, il coraggio e la passione ti consentono di emergere e di affermarti in un Paese sempre più deteriorato e malato.
    Personalmente penso che affermarsi e’ diventato sempre più difficile ma anche deprimersi sta diventando troppo facile.

    Coraggio e passione, per non morire.

    Crescenzo Coppola

  6. Scusatemi, ma mentre postavo il mio commento sul numero di palle mi e’ sorto un dubbio. E se fossero proprio le palle a limitate il Mezzogiorno e il Paese? Se diamo più spazio alle donne si potrebbe ottenere finalmente qualche buon risultato? Io dico di si.

    Buona giornata,
    Crescenzo Coppola

  7. Antonio diciamo che fa anche molto comodo a molti compaesani dire “che tanto non cambia niente, non succederà mai niente” quindi “chi mo fa fà a me”.
    Però se ci si ostina le cose possono cambiare eccome.

    1. Di sicuro a qualcuno fa comodo scaricare le proprie colpe individuali sul sistema, ma anche al sistema fa comodo scaricare le sue colpe sugli individui. Io direi che le responsabilità sono sia di fattori interni sia di fattori esterni.

  8. Quoto completamente il tuo post… e non si tratta di piangersi addosso, ma di guardare in faccia la realtà… perché poi magari ce la fai, mettendoci tutte le palle che hai e che riesci a farti prestare, però continuerai a combattere quotidiane, estenuanti ed inutili battaglie contro tutto ciò che hai elencato a fine pezzo e, prima o poi, ti chiederai chi te l’ha fatto fare…

  9. Premetto che il pezzo su Steve Jobs mi è piaciuto e che da allora il tuo blog è tra i miei siti preferiti e quindi ti leggo tutti i giorni… Credo che questo tuo post però riprenda lo stesso argomento trattato in quel racconto e nel leggerlo ho provato un po’ di disagio… Stesso dicasi per il raconto su Gomorra “riesumato” dal passato: se dopo l’inaspettata notorietà non sai più cosa scrivere.. non scrivere nulla! Dai più valore alla tua “opera” che reputo molto gradevole e capace di arrivare ai più!

    Ciao… Mauro

    1. Ciao, Mauro. Grazie dell’attenzione. Vedrai che i temi si riproporanno spessoo magari no. Questo è uno spazio libero, dove scrivo, giorno per giorno, quello che sento, che mi va di condividere. E’ possibile che mi ripeta. Se succede, vuol dire che in quel momento avevo il bisogno di ribadire qualcosa. Comunque, proverò anche a seguire il tuo consiglio. E’ vero che non bisogna scrivere sempre e per forza. Anche un po’ di silenzio non guasta.

  10. Sono contento che tu abbia colto lo spirito del mio messaggio per niente “giudicante” e invece molto di “condivisione” di una sensazione provata…Del resto ne ero sicuro.. sono “sensazioni” quelle che intendi far arrivare con la tua “scrittura” e ci riesci benissimo… quindi sapevo che avresti “capito”… Come dicevi nel post “post-notorietà” (perdona il giocoso gioco di parole, ma come vedi mi piace “assai”) probabilmente è umano e anche giusto che tu provi “a far cassa” ( e lo intendo, come te, non in senso monetario…) e che tu lo faccia cercando di approfittare della visibilità che hai in questi giorni per farti conoscere, ma l’invito è a farlo non distaccandoti da quello che sei e che sei sempre stato, evitando “forzature”…! In bocca al lupo!

  11. Ciao Antonio, è giusto, nessun uomo è un’isola ed ha sempre bisogno di fattori esterni (l’aiuto di altre persone) per realizzare i propri sogni! Ma che questo non diventi però un alibi per smettere di sognare.. se ti fai prendere dallo sconforto e ti fai passare il “genio” ed abbandoni i tuoi progetti sei solo tu che hai fallito!! Non devi mai mollare, significasse anche rincorrere il proprio sogno per tutta la vita senza mai raggiungerlo, la parola fine la mette solo la morte.. Se fino ad oggi non hai trovato una soluzione chi ti dice che domani non sarai in grado di trovarla? Nessuno mette in dubbio che tu abbia bisogno di aiuti esterni, ma solo perchè tu oggi non ne veda non significa che gli stessi non possano materializzarsi domani!! Il tuo modo di ragionare mi sembra un po’ pessimista, anche se Steve Jobs fosse nato a Napoli, ora staremmo comunque parlando di lui. Grazie comunque per le tue riflessioni.

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