Per centinaia di anni la democrazia non è stata considerata una buona idea. Affidare le scelte al popolo (bue) era un proposito assurdo. Molto meglio far governare élite illuminate o, addirittura, una persona sola.
Per secoli, anche l’occidente si é regolato così.
Poi é arrivata la volontà popolare. Diritto di voto per tutti, e chi governa é solo un rappresentante, un delegato.
È una buona idea la democrazia?
Dopo le terrificanti dittature del Novecento (Mussolini, Hitler, Stalin, Franco) il quesito, in Europa, mette giustamente i brividi. Eppure, stiamo assistendo ad un sofisticato ritorno delle élite e alla demolizione della democrazia.
Sta succedendo dolcemente, come una eutanasia. Niente armi, lager, carri armati o colpi di Stato. Quasi non ce ne accorgiamo. Il nuovo totalitarismo è finanziario, non militare. Non servono colonnelli. Non si prendono caserme ma banche.
Sta avvenendo anche in Italia. Lo vediamo in queste ore. Il governo Berlusconi andrà presto a casa. Non perché non ha saputo governare il Paese ma perché non è in grado di imporre tagli, riforme e misure volute dalla finanza, che pretendono di scaricare sui più deboli, profitti e strategie dei più forti.
Un piano di sacrifici a senso unico che il popolo (sovrano?) non vuole ma che le élite (illuminate dall’unico dio corrente, il conto) pretendono.
Ci vuole, quindi, un nuovo governo. Non politico, non democratico, ma tecnico.
Tecnicamente antidemocratico.
Non voluto dal popolo e per questo in grado di passargli sopra. Senza carrarmati, dolcemente.
So che questo discorso rischia di farmi iscrivere d’ufficio al centrodestra. In realtà sono di sinistra, e ho in tasca la tessera del Pd (non chiedetemi perché). Avverso Berlusconi dentro e fuori (della politica); auspico la sua caduta, e un cambiamento vero. Ma non così.
Sostituirlo oggi con un tecnocrate, disposto a macellare il popolo per conto dei potentati finanziari, significa ammainare la bandiera democratica e consegnare definitivamente il mondo agli speculatori.
Vorrei che il Pd, il mio partito, rifiutasse il suo sostegno al concepito governo Monti, che è già in sala parto, e si dichiarasse disponibile solo alle elezioni anticipate. E che poi si preparasse a queste con una coalizione coesa, un programma serio di riforme, con al centro merito, equità, sobrietà per tutti, zero privilegi, giustizia sociale, lotta all’evasione, alle mafie, alla corruzione, lanciando una sfida al mondo. Quella della difesa della democrazia dei popoli contro la tecnocrazia degli speculatori. Sarebbe una scelta di coraggio e dignità. Una sfida anche pericolosa. Ma, dal mio punto di vista, l’unica possibile.
Il Pd lo fará? Temo di no. Anche perché partorire Monti resusciterebbe Berlusconi. E il centrosinistra, si sa, quando si tratta di rianimare il Cavaliere, è più efficiente della Minetti.