Sono un idealista senza illusioni

Ho smesso di credere alle fiabe, e ho imparato che non esistono cose perfette.

E’ imperfetto il governo Monti.  Imperfetta è la sua prima manovra finanziaria, presentata oggi alla Camera dei deputati. Ma mi ha ispirato fiducia e io voglio credere che sia il primo passo, magari doloroso, verso un cambiamento vero di questo Paese che non può rimanere così uguale a se stesso, così immobile, così impantanato.

Quando il governo Monti si profilava all’orizzonte, sono stato critico e ne ho parlato con timore. Avrei preferito le elezioni, e una coalizione di centrosinistra, legittimata dal voto, che decidesse con un margine di autonomia.

Quando il governo Monti si è formato, sono rimasto perplesso di fronte alla schiera di bocconiani, universitari, burocrati e banchieri. Mi sono chiesto come potevano proprio quelli che hanno creato l’Italia del demerito, riuscire a disincagliarla.

Oggi, di fronte alla prima manovra finanziaria di questo Governo, io ritrovo un po’ di ottimismo.

C’è coraggio, c’è distribuzione degli sforzi, c’è rigore, c’è umanità, c’è competenza.

So che il mio giudizio è assai controcorrente.

Un sussulto di lamentosa protesta si è alzato in tutta Italia, da destra e, soprattutto, da sinistra, con toni a volte grotteschi.

Io trovo molte critiche assolutamente fuori della realtà.

La situazione è questa: l’Italia rischia il default, l’Euro può saltare, tutto il continente può fare crack.

Se succede, è la catastrofe. Per i più deboli, soprattutto.

Non credo a chi parla di default controllato, di problema dei debitori, di caso Islanda, di nazionalizzazione delle banche. Il mondo delle cose reali è un’altra cosa. Il fallimento significa dimezzamento dei depositi e dei risparmi bancari, chiusura delle aziende, perdita dei posti di lavoro, scenario da dopoguerra, catastrofe.

Chi dice il contrario non sa di cosa parla.

Siamo davvero sull’orlo di un default? Non sono in grado di rispondere. Osservatori ed esperti dicono di sì. Non posso non crederci.

Per evitare la bancarotta bisognava fare una manovra di aggiustamento della finanza pubblica e riconquistare la fiducia dei mercati. Ci piaccia o no, è così.

E’ un mondo sporco, brutto e cattivo, ma è così.

Monti, oggi, ha fatto il primo passo. Ha costruito una manovra seria, credibile, e ha convinto i mercati. Ci ha allontanati dalla bancarotta. Almeno per ora.

E’ una manovra convincente? Io dico che è difettosa, limitata, ma sufficiente.

Ovviamente anche io vorrei vivere nel Paese dei balocchi, dove non si taglia niente e tutto va bene, e ci sono soldi per tutti e ci vogliamo tutti bene. Ma, purtroppo, non è così.

Non viviamo nemmeno nel magnifico mondo immaginario dove si possono colpire duramente capitali, finanza, banche, perché è irreale. La manovra si fa, inevitabilmente, nel solco del capitalismo finanziario, perchè questo è il contesto nel quale ci muoviamo e viviamo.

Il resto sono sogni. Belli, ma sogni.

La manovra di Monti riforma le pensioni di anzianità, e fa benissimo. Io le avrei addirittura cancellate.

Mette una tassa sui capitali scudati, sulle barche di lusso, sugli aerei privati, e fa bene. Io avrei fatto di più.

Rimette l’Ici, e fa una cosa necessaria, perchè è stato demagogico toglierla.

Lavora sullo sviluppo, abbassando l’Irap alle aziende.

Lavora sull’evasione, con la tracciabilità per le transazioni oltre i mille euro.

Taglia i costi della politica, cancellando le giunte provinciali e molti componenti delle authority.

Poi fa anche cose che lasciano perplessi: la mancata indicizzazione delle pensioni superiori a mille euro e la prospettiva di un aumento dell’Iva, da luglio. Due cose che si potrebbero evitare, aumentando un po’ le tasse ai più ricchi o aumentando l’aliquota sui capitali scudati.

Così come si potevano, forse, evitare i tagli agli enti locali, gli ennesimi, che si riverseranno sui servizi.

Ma nell’insieme, mi sembrano misure che, data la crisi e la durezza del momento, non sono certo scandalose.

Ovviamente dure, com’è duro il momento, ma nulla rispetto allo scenario di un default.

Certo, Monti deve ancora lavorare. Ci vuole la riforma del mercato del lavoro, ammortizzatori sociali per i precari, ci vuole la riforma del merito, alcune liberalizzazioni, ci vuole maggiore equità nella distribuzione dei carichi fiscali e più lotta all’evasione, con una modernizzazione complessiva del Paese.

Intanto, però, come primo passo per tamponare la crisi e allontanare il default io non lo trovo affatto malvagio.

Ma allora perchè tutta questa protesta?

Io credo che la gente abbia capito ben poco. Non ha capito, innanzitutto, la durezza della prospettiva nella quale ci muoviamo, e la catastrofe del default.

Non ha capito nemmeno la riforma delle pensioni. Molti credono che andranno in pensione solo con 42 anni di contributi, magari a 80 anni, mentre questa soglia riguarda solo i pensionati precoci, quelli che ci vorrebbero andare prima dei 60 anni.

Di cosa si lamentano, allora, tutti?

Dell’Ici? Della perdita del valore d’acquisto delle pensioni oltre i mille euro (più o meno il 2 %, da venti euro l’anno)?

In verità, ho sentito cose turche, che non ripeto perchè, secondo me, siamo davvero nel campo del delirio.

Ci si lamenta di tutto e di più, come se ogni cosa derivasse da questa manovra, e questo decreto potesse intervenire, oggi, subito, su qualunque ingiustizia.

Io dico che questo mondo non mi piace, questa Europa non mi piace, questa Italia non mi piace.

Non mi piacciono per tanti motivi. Auspico un cambiamento profondo.

Io dico che vorrei una società diversa. Ma dico anche che bisogna vivere il proprio tempo, stare coi piedi per terra, accettare la gradualità dei percorsi e coltivare il sogno del cambiamento senza smarrire il senso delle cose reali.

“Io sono un idealista senza illusioni”, diceva John Fitzgerald Kennedy.

A me sembra che Monti, in questo momento, con quello stile, con quel rigore, con un certo equilibrio complessivo, abbia confezionato una manovra sostenibile, in tempi rapidi, e con misure importanti.

Spero che salvi l’Italia, per poi cambiarla, e che salvi anche chi non se lo merita, chi l’ha ridotta così.

 

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