A volte succede

image001A volte succede.

Scrivi due righe. Le pubblichi sul tuo blog. Le condividi con gli amici. E ti ritrovi, improvvisamente, dove non avresti mai pensato di essere.

Per esempio, sulla seconda pagina di Le Monde.

A volte succede. A me è successo.

Poi trasformi quelle due righe, che sono piaciute tanto, in un racconto lungo, con personaggi, dialoghi, storia, struttura, trama, e, di base, la stessa morale.

Lo fai sportivamente, senza obiettivi perchè scrivere è un tuo spazio abituale. Ma ti ritrovi con un grosso editore che decide di pubblicarti.

A volte succede. A me è successo.

Esce domani, in tutte le librerie, Se Steve Jobs fosse nato a Napoli. Lo pubblica Sperling & Kupfer. Costa dieci euro e cinquanta e lo trovate anche in versione e.book.

Il libro è la storia lunga di Stefano Lavori e Stefano Vozzini, due ragazzi dei Quartieri Spagnoli, e della loro avventura. Il tentativo di costruire a Napoli un computer innovativo, moderno, veloce. L’idea del secolo, secondo loro, che però si scontra con i mille ostacoli di chi decide, in Italia, di mettersi in proprio, di avviare un’attività. O anche solo di ostinarsi nella realizzazione di un proprio talento, scommettendo esclusivamente su quello.

Sono felice di questo libro e lo considero una esperienza straordinaria, esaltante proprio perchè nata dal nulla, dalla mia periferia personale.

Un blog, un post, una inattesa attenzione popolare, un romanzo, un grosso editore, un libro.

Sono, a tratti, ancora incredulo.

Non debutto. E’ il mio quarto libro. Ho scritto un piccolo volumetto di racconti (CentoAutori edizioni), e due romanzi (Cicorivolta edizioni). Li ho pubblicati con piccoli editori, che hanno investito generosamente su di me, senza chiedermi né soldi né acquisto copie né altro.

Hanno investito i pochi mezzi che avevano.

Ho lottato perchè quei libri girassero, e mi sono emozionato quando li ho visti spuntare eroicamente in qualche libreria. Li ho promossi personalmente, con presentazioni e richieste di recensioni. E mi sono tolto molte soddisfazioni, anche se penso che avrebbero meritato più ascolto.

Oggi l’emozione è la grande editoria. Che significa, sostanzialmente, essere visti. In libreria, sui giornali. Significa che il lettore può sceglierti con facilità. Se vuole. E’ una bella prova. Un’opportunità. Una gioia.

Sono molto soddisfatto del libro che domani troverete in giro. Non era facile scriverlo. Il post aveva una sua compattezza. C’era già, in qualche modo, un percorso narrativo. Ma sviluppare una storia di circa 200 pagine da un post di due era arduo.

Io dico di esserci riuscito bene. Poi, ovviamente, il giudizio vero spetterà a chi vorrà leggere il libro.

Vi sorprenderà trovarlo tra i “saggi”. E’ un romanzo, una storia di fantasia. Una narrazione ma talmente legata all’attualità da finire nella saggistica.

Siamo su un terreno di mescola. Ci sto bene. Mi piace. Credo nella contaminazione dei generi. E mi sto affezionando all’idea di utilizzare le suggestioni della narrativa per indagare la realtà. Non solo il senso della vita, com’è nella migliore tradizione della letteratura. Ma anche le modalità, la struttura sociale.

Una via letteraria all’inchiesta giornalistica.

Il post sullo Steve Jobs napoletano, e il libro che esce domani, si muovono lungo questo percorso. A modo loro. C’è una connotazione umoristica, leggera, perchè la storia è una satira. Ma c’è uno sfondo amaro, teso. E’ un libro problematico. Si elencano questioni spinose e irrisolte, e questo non piacerà a chi ama proporre una immagine dell’Italia, e di Napoli, e magari di se stesso, edulcorata e consolatoria.

E’ un libro problematico ma non disperato. C’è un filo di fiducia. Le persone, innanzitutto. E il bisogno di parlare dei problemi, per conoscerli, e risolverli.

Su questo si è concentrata la riflessione di Pino Aprile, il giornalista (meridionalista), autore di Terroni e Giù al sud, che ha voluto gratificarmi con una sua prefazione.

Se vorrete, da domani, potete cercarmi in libreria. E leggermi.

Facendolo, com’è successo col post, sorriderete, vi riconoscerete, rifletterete, passerete qualche ora in buona compagnia. Almeno, spero.

Per me sarà come essere, continuamente, sotto gli occhi di ciascuno di voi. Bellissimo e insopportabile.

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