La dura legge della realtà

La cosa davvero curiosa della non-emergenza rifiuti a Napoli è che il sindaco Luigi de Magistris e il suo vice Tommaso Sodano devono sperare nella ripresa delle attività del termovalorizzatore di Acerra e nell’apertura di tre sostanziali discariche provvisorie per affrontare una situazione che non è più crisi ma regola.

In sostanza, se avesse vinto Lettieri, o Morcone, e loro fossero oppositori, sarebbero sulle barricate a dire no a quegli impianti che oggi, con Cesaro e Caldoro, loro stessi auspicano.

Sodano, candidamente, ha ammesso che lui, oggi, “deve servirsi di strutture a cui si è opposto, per la necessità di alzare i rifiuti da terra”.

Ancora più paradossalmente, se Sodano, con sit in e blocchi stradali, non avesse negli anni scorsi ritardato e spesso bloccato l’allestimento dell’impiantistica del ciclo campano, forse anche a ragione, oggi non si avrebbe l’emergenza che lui solo in parte risolve utilizzando l’impianto che avversava.

I due già ex rivoluzionari, alle prese con le maledette spine della vita reale, provano a tenersi comunque in equilibrio.

Sodano dice che “Napoli va a scaricare dove dicono Provincia e Regione, e non è colpa sua se il ciclo è fallito, se le scelte del passato sono state sbagliate e se oggi, almeno per ora, non c’è altra via di uscita”.

Ha ragione.

Intanto, però, manda i suoi rifiuti nell’inceneritore di Acerra, che lui ha contestato e che voveva chiudere e che se oggi non ci fosse, moltiplicherebbe l’emergenza. Manda altri rifiuti nella discarica di Chiaiano, che de Magistris ha definito “scempio da sequestrare” e che oggi utilizza; invoca l’apertura di siti provvisori che quando erano aperti da Bassolino o De Gennaro o Bertolaso, lui contestava con l’elmetto in testa.

La coerenza, questa sconosciuta.

I due hanno detto di aver varato in due ore una delibera che a Napoli si aspettava da dieci anni. Che dice questa delibera? Che si studia l’allargamento della differenziata a 325mila persone nei prossimi 90 giorni. Un terzo della città, e si parte a settembre. Se tutto va bene, per dicembre, quindi, avremo il 25 per cento di differenziata. Un obiettivo già importante ma niente di epocale. Oltretutto non c’è ancora copertura finanziaria.

In effetti, data la situazione di Napoli, se tutto andasse per il verso giusto, con impianti nuovi, siti di compostaggio, riduzione dei rifiuti, nuovo ciclo, e nuova cultura (tutto ciò con quali soldi?) per la fine della consiliatura si potrebbe giusto smussare qualche angolo di questa vicenda drammatica e si sarebbe comunque compiuta un’opera meritoria.

Ma de Magistris, in campagna elettorale, non aveva promesso il 70 in sei mesi e detto mai più discariche-mai più inceneritori?

Conosceva la complessità della situazione o parlava a vanvera?

Oppure, semplicemente, era ancora il tempo di barricate e bandane e di fumo negli occhi al popolo delle dolci utopie che ama sognare l’impossibile anche in mezzo agli impossibili incubi?

Nessuno di noi crede nei miracoli. E meno che mai ne chiede a chi ha la sventura, e l’immenso di coraggio, di provare ad amministrare questi territori. Il problema è che i miracoli erano stati prospettati. E allora lo sfizio di rendere conto ti viene. Non perchè non ci sia simpatia per gli amministratori. Anzi. Da quando sono diventati pragmatici uomini di governo, de Magistris, Sodano, e compagni, meritano sostegno e incoraggiamento. A loro è affidata la speranza di questa città e aiutarli è addirittura un dovere civico, oggi.

Il problema è che li abbiamo visti abilissimi a costruire facile consensi sul no, e oggi fanno un po’ tenerezza quando arrancano di fronte a scelte “necessarie, indispensabili, complesse”, che sono tali solo perchè riguardano loro. Se avessero dovuto prenderle altri, non ci sarebbe stata alcuna indulgenza.

La dura legge del governo e la comoda culla di dire sempre no.

 

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