Steve Jobs è cresciuto a Mountain View, nella contea di Santa Clara, in California. Qui, con il suo amico Steve Wozniak, fonda la Apple Computer, il primo aprile del 1976. Per finanziarsi, Jobs vende il suo pulmino Volkswagen, e Wozniak la propria calcolatrice. La prima sede della nuova società fu il garage dei genitori: qui lavorarono al loro primo computer, l’Apple I. Ne vendono qualcuno, sulla carta, solo sulla base dell’idea, ai membri dell’Homebrew Computer Club. Con l’impegno d’acquisto, ottengono credito dai fornitori e assemblano i computer, che consegnano in tempo. Successivamente portano l’idea ad un industriale, Mike Markkula, che versa, senza garanzie, nelle casse della società la somma di 250.000 dollari, ottenendo in cambio un terzo di Apple. Con quei soldi Jobs e Wozniak lanciano il prodotto. Le vendite toccano il milione di dollari. Quattro anni dopo, la Apple si quota in Borsa.
Mettiamo che Steve Jobs sia nato in provincia di Napoli. Si chiama Stefano Lavori. Non va all’università, è uno smanettone. Ha un amico che si chiama Stefano Vozzini. Sono due appassionati di tecnologia, qualcuno li chiama ricchioni perchè stanno sempre insieme. I due hanno una idea. Un computer innovativo. Ma non hanno i soldi per comprare i pezzi e assemblarlo. Si mettono nel garage e pensano a come fare. Stefano Lavori dice: proviamo a venderli senza averli ancora prodotti. Con quegli ordini compriamo i pezzi.
Mettono un annuncio, attaccano i volantini, cercano acquirenti. Nessuno si fa vivo. Bussano alle imprese: “volete sperimentare un nuovo computer?”. Qualcuno è interessato: “portamelo, ti pago a novanta giorni”. “Veramente non ce l’abbiamo ancora, avremmo bisogno di un vostro ordine scritto”. Gli fanno un ordine su carta non intestata. Non si può mai sapere. Con quell’ordine, i due vanno a comprare i pezzi, voglio darli come garanzia per avere credito. I negozianti li buttano fuori. “Senza soldi non si cantano messe”. Che fare? Vendiamoci il motorino. Con quei soldi riescono ad assemblare il primo computer, fanno una sola consegna, guadagnano qualcosa. Ne fanno un altro. La cosa sembra andare.
Ma per decollare ci vuole un capitale maggiore. “Chiediamo un prestito”. Vanno in banca. “Mandatemi i vostri genitori, non facciamo credito a chi non ha niente”, gli dice il direttore della filiale. I due tornano nel garage. Come fare? Mentre ci pensano bussano alla porta. Sono i vigili urbani. “Ci hanno detto che qui state facendo un’attività commerciale. Possiamo vedere i documenti?”. “Che documenti? Stiamo solo sperimentando”. “Ci risulta che avete venduto dei computer”.
I vigili sono stati chiamati da un negozio che sta di fronte. I ragazzi non hanno documenti, il garage non è a norma, non c’è impianto elettrico salvavita, non ci sono bagni, l’attività non ha partita Iva. Il verbale è salato. Ma se tirano fuori qualche soldo di mazzetta, si appara tutto. Gli danno il primo guadagno e apparano.
Ma il giorno dopo arriva la Finanza. Devono apparare pure la Finanza. E poi l’ispettorato del Lavoro. E l’ufficio Igiene. Il gruzzolo iniziale è volato via. Se ne sono andati i primi guadagni. Intanto l’idea sta lì. I primi acquirenti chiamano entusiasti, il computer va alla grande. Bisogna farne altri, a qualunque costo. Ma dove prendere i soldi?
Ci sono i fondi europei, gli incentivi all’autoimpresa. C’è un commercialista a Napoli che sa fare benissimo queste pratiche. “State a posto, avete una idea bellissima. Sicuro possiamo avere un finanziamento a fondo perduto almeno di 100mila euro”. I due ragazzi pensano che è fatta. “Ma i soldi vi arrivano a rendicontazione, dovete prima sostenere le spese. Attrezzate il laboratorio, partire con le attività, e poi avrete i rimborsi. E comunque solo per fare la domanda dobbiamo aprire la partita Iva, registrare lo statuto dal notaio, aprire le posizioni previdenziali, aprire una pratica dal fiscalista, i libri contabili da vidimare, un conto corrente bancario, che a voi non aprono, lo dovete intestare a un vostro genitore. Mettetelo in società con voi. Poi qualcosa per la pratica, il mio onorario. E poi ci vuole qualcosa di soldi per oliare il meccanismo alla regione. C’è un amico a cui dobbiamo fare un regalo sennò il finanziamento ve lo scordate”. “Ma noi questi soldi non ce li abbiamo”. “Nemmeno qualcosa per la pratica? E dove vi avviate?”.
I due ragazzi decidono di chiedere aiuto ai genitori. Vendono l’altro motorino, una collezione di fumetti. Mettono insieme qualcosa. Fanno i documenti, hanno partita iva, posizione Inps, libri contabili, conto corrente bancario. Sono una società. Hanno costi fissi. Il commercialista da pagare. La sede sociale è nel garage, non è a norma, se arrivano di nuovo i vigili, o la finanza, o l’Inps, o l’ispettorato del lavoro, o l’ufficio tecnico del Comune, o i vigili sanitari, sono altri soldi. Evitano di mettere l’insegna fuori della porta per non dare nell’occhio. All’interno del garage lavorano duro: assemblano i computer con pezzi di fortuna, un po’ comprati usati un po’ a credito. Fanno dieci computer nuovi, riescono a venderli. La cosa sembra poter andare.
Ma un giorno bussano al garage. E’ la camorra. Sappiamo che state guadagnando, dovete fare un regalo ai ragazzi che stanno in galera. “Come sarebbe?”. “Pagate, è meglio per voi”.
Se pagano, finiscono i soldi e chiudono. Se non pagano, gli fanno saltare in aria il garage. Se vanno alla polizia e li denunciano, se ne devono solo andare perchè hanno finito di campare. Se non li denunciano e scoprono la cosa, vanno in galera pure loro.
Pagano. Ma non hanno più i soldi per continuare le attività. Il finanziamento dalla Regione non arriva, i libri contabili costano, bisogna versare l’Iva, pagare le tasse su quello che hanno venduto, il commercialista preme, i pezzi sono finiti, assemblare computer in questo modo diventa impossibile, il padre di Stefano Lavori lo prende da parte e gli dice “guagliò, libera questo garage, ci fittiamo i posti auto, che è meglio”.
I due ragazzi si guardano e decidono di chiudere il loro sogno nel cassetto. Diventano garagisti.
La Apple in provincia di Napoli non sarebbe nata, perchè saremo pure affamati e folli, ma se nasci nel posto sbagliato rimani con la fame e la pazzia, e niente più.
profondamente vero!!!!
IO CREDO SIA COSI’ IN TUTTA ITALIA PIU’ O MENO, NON SOLO A NAPOLI…
a pescara no…..
Non è vero, a milano nel mio garage posso fare quello che voglio..e poi i compratori li si porta in casa, uno a uno, e lì si vende..non mi sembra poi così difficile..a milano, senonaltro
ESATTO: L’ITALIA E’ TUTTA UGUALE. DAL BRENNERO a LAMPEDUSA! TRISTE STORIA PURTROPPO PIU’ VERA CHE SIMPATICA!
E’ così in tutta Italia, se vuoi fare qualcosa in regola la tortura è assicurata, le leggi e i regolamenti permettono a chi li attua di essere vessatori e usare la legge per loro tornaconto, quando, e se, e con chi, vogliono. Al sud la situazione è sicuramente più difficile, ma gli stessi loro problemi si stanno diffondendo in tutta Italia che tutta intera sta diventando il Mezzogiorno d’Europa.
Riguardo i sogni americani, ci andrei con i piedi di piombo, bisognerebbe parlare con qualche americano nullatenente, l’eventuale eccezione di un nullatenente-genio non conferma la regola e molti americano sono accampati in strada… quindi…(?)
s sono d’accordo, credo che sia l’intera Italia a marcire nello stessa sistema !!
giacomo,non è che a milano lo puoi fare,semplicemente non ti hanno beccato,e se ti beccano sono dolori.
quello che è raccontato in questa trasposizione è tutto vero sul territorio italiano.
esistono delle leggi,leggi che prevedono che il locale in cui lavori sia accatastato con la giusta indicazione d’uso,con le norme di sicurezza e igieniche in regola,che tu abbia partita iva e contributi pagati.
se non hai tutto questo sei semplicemente abusivo ed evasore,almeno secondo la legge.
fine dei giochi.
Ma succede così pure a Roma,Venezia,Torino,Milano……..
beppegrillo.it
La storia stride….Steve Jobs non ha intrapreso la sua carriera in questi anni….sicuramente sarebbe andata diversamente anche a Stefano Lavori se fosse cresciuto negli anni 60….
Però “Siate Affamati, Siate folli” non lo disse negli anni 60 70 o 80 ma 5-6 anni fa quando già dire impossibile era un eufemismo
… pienamente d’accordo. In tutta Italia. In tutti i settori…
C’è molto di vero in quanto scritto, ma anche in Italia abbiamo una storia imprenditoriale importante che comprende storie di sognatori più o meno affamati e più o meno folli come gli Enzo Ferrari, i Pirelli, i Ducati, gli Olivetti, i Barilla, gli Illy i Ferrero ed in tempi più recenti storie come quelle dei Castiglioni (Cagiva), dei Benetton e dei Versace, di Giorgio Armani e Emilio Bombassei (freni Brembo), di Renato Soru con Tiscali, Renzo Rosso con la Diesel, Mario Moretti Polegato con Geox, Nerio Alessandri con Technogym, Domenico Dolce e Stefano Gabbana. Dalla Campania nascono le storie di imprenditori attuali come Gianluigi Aponte (MSC) e Ciro Paone (Kiton).
E se fosse che gli affamati ed i folli sono di più solo che qualcuno pensa che si fa più audience e si vendono più copie solo se si racconta di calciatori e veline?
Bravo Stefano è la verità…chi vede solo il marcio in questo paese deve solo andarsene… Gli americani senza di noi neanche esisterebbero e ci dedicano una festa nazionale ogni anno per dimostrare la loro gratitudine ( sarebbe oggi..).
Se non fosse esistita l’america nemmeno steve jobs lo sarebbe quindi…il merito ritorna sempre a noi.
W l’Italia e a chi non sta bene o faccia qualcosa per “migliorarla” o arrivederci e grazie..
p.s. se Steve fosse venuto in Italia a curarsi l’avrebbero salvato…è stato dimostrato dal nostro più grande medico del settore andate a scoprirlo se vi interessa.
Un abbraccio e tutti e grande Ste 😉
Ps nessuno di loro era nullatenente 😉 Sveglia !
Infatti sono tutte storie antiche… inoltre sai… bisognerebbe sempre approfondire i retroscena dei vari successi
Notiamo anche che il 70% delle aziende menzionate non son più italiane 🙂 .
Come molti han fatto sottolineato storia vecchia per la maggior parte neanche esisteva l’Euro, un tempo in cui era facile inventarsi in Italia, oggi anche loro difficilmente sarebbero emersi.
La storia non è vera solo a Napoli , ma un pò in tutta Italia certo al sud c’è l’aggravante mafia/camorra ecc…
hai dimenticato berlusconi:)
tutti i nomi fatti sopra sono reali e i fatti realmente accaduti. Solo che, quando loro hanno iniziato, vedi un po’, erano altri anni!!
A Napoli , perche’ se fosse stato uno di Torino , Milano , Firenze o Roma gli avrebbero dato il prestito o l’avrebbero agevolato ?
Basti pensare che i geni Italiani per affermarsi devono andare all’estero vedete un po’ voi come siamo messi !
purtroppo e’ vero, in Italia e’ cosi’,
forse un po’ “pompato” ma mica tanto.
Ecco perche’ tante aziende vanno all’estero o chiudono.
Bel pezzo, complimenti. Rispecchia la nostra burocrazia e frena chiunque abbia idee innovative senza capitali. E’ questo l’aspetto squallido e triste di tutta la vicenda.
…….
Non è profondamente vero, in ogni uomo c’è uno “STEVE”, basta usare il cervello e non portarlo a spasso, questo darebbe le capacità per un progetto realizzabile anche dove crediamo non possa essere.
Antonio, la disgrazia più grande è che pure se hai il ‘coraggio’ di andartene, perchè il cassetto non lo vuoi chiudere e il sogno lo vuoi realizzare, poi passi i tuoi giorni a roderti il fegato a pensare cos’hai fatto di male per essere costretto all’autoespulsione. Perchè in fondo scopri che il cassetto con il sogno sta dentro a un altro cassetto che contiente il sogno di poter realizzare il sogno a casa tua.
straordinario, hai detto delle cose giustissime.
bravo
straquoto
amedeopugliese ti straquoto. Il tuo è anche il mio pensiero, ma sai cosa penso che ce be dobbiamo fottere. Dobbiamo prendere armi e bagagli e lasciare questo paese di merda.
Chi ti ama non ti merita. L’italia non ci merita, che continui ad andare dove sta andando… a puttane o per dirla alla monicelli in malora.
ma se tutti gli italiani che hanno voglia di cambiamento in questo paese andrà sempre peggio; forse ognuno di noi dovrebbe solo tirare fuori le palle e darsi da fare a casa sua.
Antonio, perche’ “roderti il fegato”? Io nella Silicon di Steve ci sto da Dio!
Democrazia, meritocrazia, opportunita’, stipendi ricchi.
L’Italia la ho lasciata per il livello di frustrazione che serpeggiava, e onestamente non me ne pento minimamente.
Il concetto di Stato e’ sempre piu’ ampio, e non c’e’ vera ragione che richieda lo spreco della tua carriera per investirla nello sbando Italico.
Bravissimo Nicola. Basta piangersi addosso..”e in Italia non si può far nulla”…”e qui non c’è meritocrazia”…”e i cervelli fuggono”…”e io non voglio abbandonare la mia terra”….sono solo scuse di chi non ha il coraggio di mollare tutto e sottolineo TUTTO per vivere la propria esperienza staccandosi dal capezzale di Mamma Italia. Siamo nel 2011, era della mobilità e di un Europa senza frontiere che ormai stafinendo di abbattere le frontiere economico/lavorative anche verso USA e medio oriente/ sud est asiatico…e francamente i falliti che pretendono il posto di lavoro qui quando ad appena 2-3 ore di volo da qui ci sono mille occasioni in più da cogliere, mi fanno ridere…
Ps: se Steve & Steve fossero nati qui, probabilmente avrebbero abbandonato l’Italia, punto e basta.
Fatto…Sydney..stiamo facendo sacrifici perche la mia ragazza non e’ ancora qua…ma a gennaio quando arriveranno morosa cane e gatto… alzero il mio dito medio verso quella penisola piena di raccomandati e puttane…ragazzi andate via…io ho 34 anni e quindi niente scuse del sono “vecchio”
Idem.
Lasciata l’itaGLIa e trasferito in Slovenia, la prima Europa a 3 chilometri dal confine italiano, “puccio” il biscottino in Italia e me ne sto comodo sul mio divano Sloveno. Alla faccia della classe politica ladrona che c’è in Italia.
Credetemi, fatelo per voi e per cambiare le cose, i ladroni che stanno al governo l’unica forma di protesta che sentono sono i soldi che mancano, , NON PAGARE LE TASSE, una persona che non sta più in Italia non paga tasse all’Italia.
idem,
Italia lasciata e felice all’estero! grazie governo maledetto… ma c’é ancora chi ci crede??
Idem..34 anni…da 2 mesi sono in Peru…
Burocrazia ridotta ai minimi termini ed economia in crescita…ma la cosa piu’ importante e’ che si respira aria di ottimismo…In Italia non ti e’ neanche permesso di solo pensare di avviare un’attivita…
e le tasse…?
Ci vuole coraggio a lasciare tutto,famiglia,amici il posto dove sei cresciuto..ma ci vuole ancora piu’ coraggio a rimanere.
chi ha detto.. che4 l’autoespulsione sia una cosa negativa? , chi dice che stare a casa sia una cosa buona? io sono emigrato anni fa, non per neciessita’ ma per scelta, perche’ stare a “casa” mi sembrava un limite… e’ la cosa piu’ giusta che abbia potuto fare.
Non c’è niente di più vero!
Simpatica trasposizione di una storia più che visionaria.C.V.D.”Napul’è nata cosa”
Ottimo articolo, riproduce perfettamente la cronistoria che avrebbe avuto “MELA” nel nostro sud, i miei complimenti.
BlogMaister
http://economyblogger.wordpress.com/
…non che nel nostro nord sarebbe poi stato molto differente…
Olivetti (da cui Jobs & C. hanno tratto l’importanza del design e di avere degli store a unico marchio) al sud avete avuto di meglio?
Esattamente, La stessa cosa sarebe successa in qualunque altra città d’italia
tra queste righe leggo un po’ la mia storia…
bella analisi non potevi fare di meglio.
Modesto…ti sei paragonato a Stefano Lavori…ah però!!!
Cmq se vali non c’è burocrazia che tenga!!!
Grandioso! Nella sua tristezza.
Quoto. Scritto molto bene, ma immensamente triste nella sua verità.
Ti faccio i complimenti per l’idea geniale …. La soluzione? Che stefano lavori se fosse stato davvero un genio avrebbe capito che la Apple a napoli non si può nemmeno pensare di creare, quindi siccome era furbo e affamato… Faceva la valigia e andava VIA! Come tutti quelli con un pó di testa !
il coraggio è restare non scappare via!!!!
Non basta solo il coraggio per campare
E con quali prospettive restare? O con quale lavoro? Quei pochi che conosco che non sono ammanigliati sono costretti a subire, se lavorano, stipendi da terzo mondo… Restare è comodo.. è più facile lamentarsi e dare la colpa alla città della propria condizione sociale, che mettersi in gioco e ricominciare da zero altrove.
Il coraggio e’ andare via…lasciare i propri cari, i propri amici, e iniziare dal nulla, in un posto lontano, qualcosa di grande.
Queste storie sul coraggio di restare sono assurde.
Il pesce puzza dalla testa: chi vota sta gentaglia, chi favorisce la mafia, la camorra?
Un emigrato Palermitano.
non è coraggio è masochismo… è incoscienza.
restare non risolve niente….io vorrei tornare ma non ho il coraggio di farlo perchè so che le cose non sono cambiate e non cambieranno per un bel po’!!!
Il coraggio e’ fare la cosa giusta, non “Restare”. Vuoi forse dirmi che “restare” e vegetare come tutti gli Italiani fanno, senza muovere un muscolo e cantando la canzone della vittima martirizzata tutti i santi giorni e’ secondo te piu’ coraggioso di partire e costruirti tutta una vita altrove ? Direi che e’ una bella scusante, troppo spesso utilizzata da chi non ha il fegato di prender la propria vita tra le mani e ricostruirsela altrove. Io la chiamo paura fottuta, altro che coraggio 😉
E come pretendete che le cose cambino se tutti quelli che hanno la testa per cambiare le cose se ne vanno? Voi chiamate coraggio il vostro egoismo. Voi dite di amare questo paese voltandogli le spalle e sputandogli addosso. Voi dite questo posto fa schifo, ma non fate nulla per cambiarlo andandovene. Voi dite che chi resta vota la camorra e la mafia, ma senza il vostro voto, i pochi che restano che speranze hanno? Voi dite che c’è una sola vita da vivere e non è qui. Io dico che c’è una sola vita da vivere, ma è qui e se anche farà schifo non m’importa finché spero di poter lasciare a mio figlio un posto migliore in cui vivere. Finché spero che se io resto mio figlio non dovrà andarsene e forse lui potrà fondare una nuova Apple nel garage di casa anche se io avrò fatto il parcheggiatore per una vita. Ve lo dice uno che non ha timore di emigrare, ma sta facendo di tutto per restare. Caro Aldo, io sono con lei, la risposta è per coloro che hanno le hanno risposto prima di me.
non centra niente scappare, e’ solo scegliere i posti giusti per fare le cose giuste… a Napoli ci torno a mangiare una buona pizza
col coraggio in questo paese nn c fai un cazzo, e nemmeno con l’istruzione e la bravuta… l’unica soluzione è un bel biglietto aereo
qual e il tuo coraggio Aldo?? forse noi non stiamo scappando ma abbiamo scelto consapevolmente la strada migliore per il nostro futuro. C’ e’ una bella differenza tra fuggire e scegliere. Ma è troppo difficile scegliere per la maggior parte delle persone e non prendersi la responsabilità delle proprie azioni. E ‘ piu faile stare li e piangersi addosso. Prova solo a pensare di fare la valigia e partire da solo semplicemente per andare in vacanza e stare con te stesso 24 ore su 24. ne avresti il coraggio? Facile rimanere e non prendersi le responsabilita dei propri fallimenti, dare l colpa allo stato alle tasse l capo ai colleghi….
Elisabetta
Sono il primo che lotterebe fino alla morte per qualcosa a cui tiene. ma qui non c’è nente che valga la pena di salvare.
Amo l’italia, ma se lei si comporta da sgualdrina allora la abbandono senza pensarci due volte.
Se voglio garantire a mio figlio la possibilità di fare ciò che desidera, non rimango a lottare per un “forse”.Un giorno gli dirò che l’ho salvato. Se questo “paese” non ha mai fatto altro che intralciarmi e rendermi la vita sempre piu difficile, perche dovrei fare qualcosa per salvarlo? Ammiro Giovanni Falcone e Paolo Borsellino e ciò che hanno fatto, ma i risultati tardano ad arrivare ed il conto diventa sempre piu salato: è ora di cambiare strategia, di abbandonare il letamaio e lasciare che i porci si scannino tra loro.un giorno ci sarà di nuovo spazio per gente onesta. E’ questo che faccio PER l’italia, me ne vado per non permettere allo schifo di nascondersi dietro alle poche cose sane che sono rimaste. Diventate pezzi grossi fuori da qua e poi, se vorrete, tornate a riconquistarvi la vostra casa.
scusa alberto, la domanda è la stessa: cosa stai facendo di cosi coraggioso per cambiare le sorti dell Italia??? nessuno di noi ha detto che l italia e un posto schifoso, se fosse cosi non sarebbe difficile prendere bagagli e burattini ed andarsene. forse se tutti aveste il coraggio di vedere cosa c e fuori dall italia, forse avreste tante idee migliori da portare a casa e sviluppare in italia. nel mondo le persone non sono abituae a piangersi addosso e a vivere con mamma e papa!!!
Elisabetta non dico che l’italia in sè sia un posto schifoso,tutt’altro; ma solo che la maggioranza della gente che ci vive e specialmente lo governa (niente discorsi destra sinistra su e e giu) sia fatta in quel modo.come hai detto tu dovremmo andare tutti fuori ad imparare per poi sviluppare le nostre conoscenze nel Bel Paese.
Peccato solo che l’italia non lo permetta, quindi se non mi trovo bene in un posto semplicemente mi sposto da un altra parte.
E lasciamo stare tutti i discorsi coraggio-codardia. Ognuno fa la scelte che si sente di fare, basta che poi ne accetti le conseguenze.
Non faccio niente di “coraggioso per cambiare le sorti dell’italia” perche non lo voglio fare, non ho la minima intenzione di sprecare energie per qualcosa che sembra ai miei occhi irrecuperabile (almeno per ora). Non riesco davvero ad avere un minimo di spirito patriottico per questo paese, mi dispiace.
L’avrebbero smantellata e portata al nord
Strapienamente d’accordo con chi dice che restare non serve a NIENTE! Restare per salvare cosa?!? Un paese che per VENT’ANNI vota berlusconi?!?!
Io sto per avviare un’attività mia, una piccola azienda proprio nel settore di Stefano Lavoro, e mi sto sposando. Ho le antenne molto lunghe e attente: se becco il minimo intoppo dovuto alla burocrazia tracotante, all’ignoranza e miopia delle pubbliche amministrazioni, alle leggi e leggiucole medievali e anacronistiche, ME NE VADO! In silicon valley. Ma perchè devo regalare il mio talento (poco o tanto che sia), le mie capacità e le mie idee ad una classe politica puttaniera e al POPOLO CHE LI HA VOTATI?!?
SCEGLIERE DI ANDARE dove si hanno le migliori proposte / condizioni lavorative (siamo cittadini del Mondo, o no?) e’ un po’ diverso da SCAPPARE, secondo me… non dico che sia il tuo caso, ma temo che alcuni di quelli che SCELGONO DI RESTARE, lo facciano per paura diaffrontare qualcosa di nuovo…
Quando vai all’estero ti devi aspettare la solita frase: “Ma dove vuoi andare?!?! Cosa credi che in quel posto le cose siano diverse da qui?!?!” – non ascoltateli (in meglio o in peggio) le cose sono diverse, in altri paesi.
e nel frattempo cosa ci do’ da mangiare alla mia famiglia? …..a proposito io me ne sono andato dall’iTAGLIA!! in cique anni mi sono fatto un appartamento in pieno centro, una casa in campagna con piscina e un piccolo veliero posteggiato nel rio piu bello del mondo (rio Parana’)…….mio fratello da semplice impiegato e emigrato a bruxelles e in 10 anni si e comprato tre appartementi in pieno centro di bruxelles, mio fratello per seguire la tradizione di mio padre, di un lavoro ormai morto, si e dovuto vendere la casa per pagare i debiti…….meditate gente, meditate…..
giusto il coraggio è restare ..ma se combatti x cambiare le cose …ma se resti per vivere o meglio sopravvivere nel girone degli ignavi …meglio scappare !!!!
se mi posso permettere…..scappare non è la soluzione. se uno tiene a cuore le sorti della propria terra,non scappa,ma resta e fa qualcosa per cambiare e migliorare le cose. capisco tutte le difficoltà,capisco che non c’è lavoro e spesso siamo costretti ad andarcene (per alcuni anni l’ho fatto anche io) ma se tutti scappiamo,soprattutto i migliori,che speranze potrà mai avere la nostra terra?
è soprattutto questo che la rovina ,tutti dicono che non c’è speranza,fuitivenne,ecc. la speranza c’è sempre,siamo noi
Sono d’accordo con te, Marco. Il fatto è che qui ci sono almeno tre fattori irrisolti che frenano tutto: la corruzione, la camorra, l’accesso al credito. Poi ce ne sono altri. Ma bastano questi per tenerti a terra.
Sono pienamente d’accordo con te, Marco. Pur apprezzando molto l’articolo di Antonio e, più che altro, riconoscendone la triste aderenza con la realtà dei fatti.
Io sono un Avvocato: la professione qui a Napoli, come tante altre cose, presenta delle difficoltà anche solo logistiche, che i colleghi delle altre regioni si sognano.
Me ne andrei da Napoli? No.
Proprio perché penso di avere quasi una sorta di dovere nei suoi confronti.
La città dove nasci è una tua famiglia più grande. Se i tuoi genitori stanno male o, peggio ancora stanno quasi morendo, che fai? Te ne vai via e non te ne curi?
E, poi, la verità è che io questa città la amo troppo, che c’aggia fà?
Complimenti al nostro ospite, comunque, per l’analisi precisa anche se amara, amarissima.
Deve ammettere però che il suo lavoro è poco esportabile all’estero. E lavorare al nord italia di questi tempi non conviene più. O sbaglio?
Non sono d’accordo: si va fuori per diventare forti e poi, se si ha ancora intenzione di cambiare il proprio paese, si ritorna avendo contatti e leve da muovere.
Altrimenti, per quanto determinata, una formica non cambierà mai nulla. Resterà sempre e solo una formica
Ecco, Alberto, hai detto tutto.
Il resto è o egoismo (scappo e penso a me) o pigrizia (sto qui e mi adatto al sistema, lo sfrutto).
Complimenti.
io non parlerei di “scappare”, semplicemente, se uno ha un po’ di idee e un po’ di capacità va a realizzarle dove è possibile realizzarle.
Non si tratta né di “coraggio”, né di “fuga”. Semplicemente di buon senso.
E’ facile fare filosofia, se si hanno le spalle coperte. Ma se cominci a perdere tutto, e non hai nessuna prospettiva se non una vita di stenti e di mortificazioni, se questa città non ti vuole più, se sei di troppo, perché insistere?
daccordissimo… il problema e che se era nata in italia l apple era gia fradicia…nn slo xke anapoli….. E L ITALIA MALATA..IL SUO POTERE TRATTENUTO al nord…. chi rimane e x giustizia,x cercared liberarsi daloro,x riprendersi la propria DIGNITA…. xke il sud com era un tempo….. puo permettersi di andare avanti e costruire…ma se nn si danno possibilita e lo si sfrutte behh….. allora siamo noi ke rimanendo c e lo difendiamo!
Risparmiati questo genere di commenti, se l’Italia è malata, è malata dal nord al sud, solo gli idioti penserebbero il contrario, che è esattamente ciò che vuole la parte malata.
“se uno tiene a cuore le sorti della propria terra,non scappa,ma resta e fa qualcosa per cambiare e migliorare le cose”
E se uno invece tiene a cuore le sue sorti?
Mi piacerebbe fare qualcosa per migliorare lo stato penoso in cui sta affogando l’Italia. Allora, mi sapresti dire cosa potrei fare nel ruolo di disoccupata – perché non ho trovato lavoro in 8 anni di ricerca folle – e ritorno anche domani! Ho una laurea in filosofia, conosco cinque lingue e ho ottime conoscenze informatiche.
Ognuno ha la sua storia alle spalle, perciò non giudico mai chi resta. Ogni scelta è personale, non egoistica. Il sacrificio che si fa partendo non è solo per se stessi ma anche per le persone che si amano.
scusa alberto volevo parlare ad aldo. anche io sono andata via dall italia, per diventare piu forte e poi tornare per provare a cambiare qualcosa. e so bene quello che tu dici.
😉
Siamo cittadini del Mondo, non funghi piantati per terra!
“La propria terra” e’ il PIANETA Terra! (e presto andremo anche su altri pianeti…;-)
Se non abbiamo voglia di muoverci per metterci nelle condizioni di rendere al meglio, come possiamo chiedere che invece tutto il resto del mondo si muova attorno a noi per metterci nelle condizioni di rendere al meglio?
posso usare quest’articolo per il mio blog, http://www.gunpania.it ho scritto alcune cose su jobs, ovviamente scrivo che che è di tua proprietà, ok?
Certo, grazie.
In realtá questa sarebbe la storia della Apple in tutta Italia. Leggendo il bellissimo articolo, l’unico inconveniente made in sud è la camorra che bussa alle porte…Ma se mettete sulla bilancia le problematiche “universali” e quelle “locali” vi renderete conto che lo stato è la più grande mafia che non ci permette di crescere…Bell’articolo, non c’è che dire…ma avrebbe avuto lo stesso effetto con il titolo “Se Steve fosse nato in Italia” e magari mettere un accento sulle problematiche ancor più sofisticate che esistono da Roma in giù. Da Napoletano…sono un po’ stanco dell’autoironia che da sempre ci caratterizza (premetto che ci rido su come tutti voi!)…sembra che l’unico problema del bel paese siamo noi! Scusate lo sfogo personale…ma Steve, come tanti altri predecessori, non sarebbe andato via da Napoli in quelle condizioni, ma dall’Italia…forse la nostra è l’unica città dove chi non tiene un euro…”sap comm adda fa’p campà (e non necessariamente illegalmente)”.
Hai perfettamente ragione.
Parlo da Lecchese.. e quindi abitante della pianuta Padana e ti posso dire che hai una ragione tremenda..
Scusate ma se non era stato ancora inventato il computer, allora il negozio di fronte come faceva ad essere di INFORMATICA?
xD
Hai ragione! 🙂
Ho corretto.
all’epoca c’erano gli ibm 😉
i computer erano già stati inventati nel 1945, così come già esistevano i pc come l’Altair
Altair erano PC con schede perforate, infatti Bill Gaet provava a programmarli con valigie piena di schede perforate. i PC IBM sono nati dopo Apple.
Complimenti veramente un grande pezzo, se mi dai l’ok lo vorrei pubblicare sul sito napolinews24.net
Sono pienamente d’accordo con te anche se non mettevi la camorra era lo stesso la burocrazie, le tasse, le lungaggini sono incredibili nel nostro Paese. Aspetto il tuo ok francescomolaro@gmail.com
OK, Francesco. Grazie.
Grande articolo rispecchia in pieno i veri motivi di un arretratezza economica del nostro paese…
Sei un genio mi sto sbellicando anche se e tragicamente comico
ironia..e tanta amarezza!questo storia riguarda tutti noi Italiani…oltre a noi partenopei.Le stupide lungaggini burocratiche, i regolamenti e le leggi che cambiano da un momento all’altro…e fanno sì che in alcuni casi, dopo aver investito un capitale nell’apertura, per fare un esempio, di un solarium, ti cambiano la legge 3 volte da Marzo 2010…e tu, sempre lì, ad aggiungere altro capitale che non hai!!!
potresti chiedere il prestito allo stato,ma se a te, progetto in mano, servono 25 mila €, serranda aperta…ti rispondono sono troppi, te ne diamo 15…e gli altri 10?
IL PROBLEMA,QUINDI, E’ CHE LA APPLE IN ITALIA NON SAREBBE MAI NATA.Dopo tutto sto tempo sarebbe nata la “PEACH” fondata da altre persone che sono arrivate alla tua stessa idea dopo di te, ma avendo contante disponibile, t’hanno FREGATO sul Tempo.
Fiducia ai giovani, questo dovrebbero dare le banche e le istituzioni…investendo in loro.
Ma noi, purtroppo, siamo un popolo di conseratori, e come tali, le novità ci spaventano…o meglio, non riusciamo a guardare oltre la punta del nostro naso.
questo è il pensiero di un Napoletano che per sua fortuna fa il poliziotto, anche se lontano da casa (Milano) e che di gente ne ha conosciuta…
terribilmente vero,… per poter riuscire devi solo andare via lo sto vedendo sulla pelle dei miei amici e presto anke sulla mia… ke rabbia!
mi ha toccato dal profondo questa storia, spero non sia vera, se no mi metto a piangere, anche io studio informatica e posso immaginare cosa significhi avere una passione… e non poterla sfruttare…
…il tuo ragionamento è corretto, più che corretto ma…hai comparato 2 periodi storici diversi…1976 e 2011…ci sono 35 anni di differenza e non mi sembrano pochi…e quindi ti giro 2 domande:
– oggi, nel 2011, la cosa sarebbe ancora così facile negli Stati Uniti?
– a Napoli,nel 1976, la cosa sarebbe stata così difficile come l’hai ipotizzata?
Ciao. La prima forse no. La seconda sicuramente sì.
Anche la seconda non sarebbe stata vera. All’epoca i fondi europei non esistevano, quindi….te ne andavi prima di fare tutto quel casino!
Si tratta di un gioco paradossale per dire dell’Italia di oggi, non di ieri.
scusate, vi aggiorno poichè ho vissuto una storia simile recentemente ( e conosco tante persone che l’hanno vissuta a New York e Silicon Valley ) rispondo anche io :
– sarebbe ancora più facile, perchè i finanziatori cercano te e non più tu loro
– a Napoli oggi è ancora difficile esattamente come descritto 😉
ciao
dman
Della Napoli del ’76 io non so rispondere. Alla prima domanda ti rispondo così:
Conosci Facebook? Conosci Google? Conosci Youtube?
Certo non sono nati in un Garage, ma presumo che faccia lo stesso se si considera un alloggio universitario o la propria camera il “ground zero”. 😉
Caro Antonio…mi ricorda tanto un discorso che facemmo su un divano a proposito di risorse sprecate. Ogni giorno guardo i miei studenti…so cosa potrebbero essere e non saranno, so cosa finiranno per essere e non voglio che saranno. Caro poliziotto, non ci spaventano le novità, ci spaventano le cose vecchie,ci fa paura questa nostra città così ferma e così immobile che nè ieri,nè oggi,nè domani potrà vantare nella sua terra una storia come quella di Steve Jobs. E non c’è manco bisogno di aver conosciuto tanta gente per saperlo…
Io penso che un’idea come quella di Jobs 40 anni fa avrebbe avuto successo anche in Birmania. Con la sua tenacia e caparbietà però, non è facile restare tanti anni chiusi in un garage, al verde inseguendo un sogno. In pochi ci riuscirebbero dovunque. Periodi diversi, menti diverse, ambienti diversi paragone difficilmente effettuabile, non banaliziamo
Triste, reale, vero.
Della serie: il presepe è meraviglioso, sono i pastori che vanno cambiati! 😦
Da ricordare: il Microprocessore l’ha inventato un Italiano: Adriano Olivetti potenzialmente poteva fare molto di più!
il microprocessore è stato inventato da Federico Faggin per la Intel, ma perchè non usate wikipedia?
Esatto.
E anche se ha lavorato alla Olivetti, il microprocessore l’ha inventato alla Intel…
beh … su Wikipedia sta scritto:
“…. Venne quindi assunto, nel 1967, dalla SGS-Fairchild (oggi STMicroelectronics) ad Agrate Brianza …”
Ha iniziato in Italia, poi è andato negli States; un genio italiano altro che S.Jobs.
insomma andate a ‘sto link: http://it.wikipedia.org/wiki/Federico_Faggin
Saluti
Alf
Sì questa è la cosa davvero più paradossale: l’Italia produce geni e talenti come pochi paesi al mondo. Ma il nostro tessuto sociale è tale che non riescono a realizzarsi, qui. E’ un dato di fatto, gli esempi sono innumerevoli.
Federico Faggin è uno di questi esempi. E la Olivetti un altro, diametralmente opposto. Guardate il racconto in questa pagina (se avete voglia di piangere): http://www.linkiesta.it/olivetti-steve-jobs
In poche parole, il primo “computer da tavolo” l’abbiamo inventato noi! E c’è stato un periodo storico in cui la Olivetti rivaleggiava sul mercato (con lo storico Olivetti M24) con la stessa IBM!!! (apoteosi del ridicolo: progettavamo le macchine a Ivrea ma dicevamo che erano progettate alla filiale di Cupertino perchè aumentava le vendite)
Poi, cos’è successo? La Olivetti cercava finanziamenti, appoggi, consensi, a livello nazionale per espandersi ulteriormente, creare nuove fabbriche, competere testa a testa con i big del mercato… e la politica italiana rispondeva che “l’informatica richiede investimenti troppo grossi, non possiamo sostenerli nel nostro paese”.
(mi spiace non ritrovo il link alla pagina in cui ho letto queste informazioni)
Sei grande!
L’intero discorso si applica a tutta l’Italia, per quanto mi riguarda. E il tocco della camorra è assolutamente fuori contesto. Da noi è impossibile pure arrivarla ad avviare un’azienda come Apple. Inoltre, eventuali iniziative di grande imprenditoria di successo nel sud dell’Italia non vengono bloccate con metodi da pizzo del negozio fuori la strada, ma viene usata la mafia in doppio petto (nelle sue varie forme da istituzione dello stato), come ad esempio – caso storico – venne fatto con le OMC di Vincenzo Bruzzese.
A tal proposito manca un motivo assolutamente chiave del perché a Napoli sarebbe stato 100 volte più difficile del già milione di volte più difficile dell’Italia rispetto agli USA, ovvero che lo sviluppo economico e sociale è bloccato alla radice dallo stato italiano grazie all’amministrazione neocoloniale applicata a Napoli e tutte le provincie storicamente ad essa legate, regime d’amministrazione dove la camorra non è altro che il rimpiazzo della mano militare nello schema coloniale classico.
Nel 1976 forse a Napoli oltre alla Camorra (e la Prima repubblica) c’era ancora il COLLERA e l’ immondizia da combattere…quindi non so se Steve sarebbe sopravissuto…altro che paese del Darfù la napoli degli anni 70′!!!
Aggiungo un pezzetto (ipotetico) a quello che hai scritto tu (che mi piace moltissimo):
“Stefano Lavori si stufa di fare il garagista, e decide che può puntare più in alto. Decide di tornare all’ Università. Lì si laurea con un voto medio-alto, diciamo 105, perché a qualche esame non ha ricordato la nota in fondo a pagina 49 e non è andato a ricevimento da un altro professore. Nel frattempo continua a lavorare e a costruire le sue idee quando può. Si presenta finalmente l’occasione di un posto di lavoro, fa il colloquio, ma non viene assunto perché gli dicono che una psicologa ha detto che non sa lavorare in squadra. Ne fa un altro, ma non viene assunto perché uno psicologo dice che è prepotente e pretende di avere sempre ragione lui. Ne fa un altro ancora, e gli dicono che mica può pensare che appena entra uno si mette subito e progetta e inventa. Accetta le condizioni, e passa i successivi otto mesi alla scrivania a fare lavori di routine. Nel frattempo l’azienda va in crisi perché non sa stare al passo col mercato, e non gli rinnovano il contratto. A quel punto dice “ma vaffanculo” e torna dai suoi a fare il garagista”.
beh almeno qui facciamola finire bene…..
Stefano Lavori, dopo aver accettato le condizioni proposte dall azienda fà il suo lavoro di routine, nel frattempo continua a mitigare sul suo sogno. L azienda và in crisi,si riunisce il consiglio di amministrazione che decide di convocare tutto il personale per comunicare da li a poco la chiusura dell azienda. Stefano chiese come mai si era arrivati a questa decisione e il presidente rispose che purtroppo fino a quel momento aveva avuto dipendenti che si erano adagiati alla struttura e che non avevano apportato nessun valore aggiunto, nessun idea, nessun progetto interessante, visto che stava diventando vecchio voleva salvaguardare i suoi guadagni e prima che il lavoro di anni andasse in fumo aveva deciso di chiudere, Soltanto un progetto ambizioso lo avrebbe smosso dalla sua decisione. Stefano a quel punto illustrò il progetto che aveva sempre sognato se un giorno avrebbe avuto una sua azienda.Il presidente dopo aver storto un pò il naso decise di dargli un opportunità, ad una condizione, che il suo progetto sarebbe durato 24 mesi non uno in più.
A tutt oggi l’azienda ha circa 2000 dipendenti in sede e altri 1500 come indotti. Stefano è il vice presidente del consiglio di amministrazione 🙂
Bell’articolo, bravo tragicominco in pieno. Io mi ritengo l’esempio di questa crisi mondiale. Mi sono laureato a napoli nel 2004, master in italia, internship in cina, subito dopo trovato lavoro a dubai, trasferito a NY e rimastoci finche non ci crollasse il mondo (delle banche) addosso e la mia azienda chiudesse i battenti, e me ne sono dovuto ritornare nella mia vecchia napoli dopo anni di permanenza fuori, ma qui ho trovato un buon lavoro. Purtroppo e’ il momento economico che ci blocca tutti, anche volendo e potendo la situazione e’ vermanete nera, non solo qui ma un po da x tutto. Io ora apprezzo molto la mia citta e la mia gente…finche la crisi dura sto qui…ma appena le acque si calmeranno forse me ne riandro’. Non ci demoralizziamo l’america di oggi non e’ piu l’american dream anzi… They call it The American Dream because you have to be asleep to believe it..seriously.
Non ci crederete, ma una volta Napoli era la California d’Europa.
Il Petrarca diceva: “Fortunata e invidiabile Napoli, augusta reggia della cultura”.
Napoli, nella seconda metà del ‘700, era la più popolosa, importante ed economicamente attiva città d’Italia, grande 4 volte Roma e 2 volte Milano.
Era la seconda città d’Europa (dopo Parigi) e la quinta nel modo, più grande di New York e di Tokio. Era soprattutto la splendida capitale barocca, amica delle arti, dei commerci, delle scienze, straripante di turisti e viaggiatori ed immigrati. Aveva il sistema fognario, ed è stata la prima città al mondo ad avere l’acqua corrente nelle case. L’economia era basata sull’intensa attività portuale. L’Arsenale per la costruzione di navi, e relativo indotto, meccanica, setifici, cotonifici, imprese tessili e pastifici davano lavoro a diecine di migliaia di persone.
La tanto vituperata dinastia borbonica era all’avanguardia nel mondo nel promuovere laboratori culturali, sperimentali e sociali, (vedi, ad esempio, lo Statuto di San Leucio).
Nella prima metà dell’800 la città ed il suo hinterland era il più industrializzata d’Italia.
Tutto accadeva a Napoli.
Mozart a Napoli viene ad imparare, e forte fu il suo rammarico di non essere riuscito a restarci (data la giovane età) e in una lettera al padre ebbe a scrivere: ““con un’ opera a Napoli ci si fa più onore e credito che non dando cento concerti in Germania.”.
Poi arrivò Garibaldi e con lui i piemontesi e da allora Napoli è quella che oggi conosciamo.
raffucc, i meridionali dotati di memoria storica sono rari. abbiamo la pessima abitudine di guardare soltanto al presente e dimenticarci come ci siamo arrivati, a questo presente. conosco napoletani e calabresi talmente imbevuti di indottrinamento dello ‘Stato italiano’ da non rendersi conto che quello Stato al Sud nessuno l’ha mai voluto.
‘azz, e tu a me vieni a dire “non ci crederete…”: ma se sono 40 anni e passa che quando lo vado raccontando in giro mi guardano come fossi fuori di testa! Fai notare che la vera storia di Napoli e del suo regno sta iniziando a venir fuori solo 150 anni dopo che l’hanno distrutta. Diciamolo in giro che se oggi la camorra (e la mafia in genere) è quella che è lo è perchè ai guappi furono date funzioni di polizia da quella gentaglia che ci ha invaso e derubato. E gli sta pure bene che da parecchio le mafie stiano sottomettendo anche le loro economie: sono stati loro che per sostituire una classe dirigente colta, preparata, capace ed efficiente hanno “elevato socialmente” i più buzzurri ed incivili che – privi del senso di patria – subito hanno intravisto solo i propri personali guadagni.
“Non ci crederete…” mi rivolgevo ai più, poichè siamo ancora In pochi a sapere che ci è stata raccontata tutta un’altra storia.
Sacrosanta verità
Ma dai che sotto i borboni, nelle campagne si moriva di fame (come sempre, del resto, avviene per la povera gente).
Almento Garibaldi ha realizzato unidea che era nei sogni di poeti e patrioti da sempre.
Un calabrese (senza pezze sugli occhi)
sono pienamente d’accordo purtroppo siamo facili a dimenticare!!!!!
Invece di dare notizie approssimative leggiti “Autoritratto dell’immondizia” e scoprirai come fu la vera storia del sistema fognario di napoli che tu riassumi troppo sbrigativamente. Non facciamo dei Borboni un ritratto troppo oleografico. Per ritornare comunque all’era moderna se i napoletani si ribellassero allo stato delle cose dovrebbero davvero fare una rivolta civile come fu quella dei neri nel sud degli Stati Uniti. ..ma troppi preferscono bearsi di un presunto passato glorioso e accontentarsi dell’essere antileghisti. Troppi ignavi e lamentosi per riuscire davvero a fare la rivoluzione contro la camorra. Alla fine questo sistema forse se lo meritano e gli piace pure. Imparate da Saviano.
ogni mondo è paese…mio padre mi diceva sempre di pensare ad un’idea innovativa e di svoltare nella vita..lui ce l’avuta poi ci vuole coraggio e tanta determinazione per portare avanti le proprie idee..mi sembra un pò sempliciotto il tuo come resoconto…ed anche abbastanza banale..ogni attività economica deve avere alle sue origini un’analisi accurata del territorio dove si vuole avviare l’impresa..ci sono tante persone che hanno fatto tanti soldi con attività anche molto più comuni…
Antonio questo posto è tristemente vero, perchè da anni siamo vittima della camorra ? perchè lo stato, le forze dell’ordine non fanno niente ? ne arrestano uno e ne spuntano dieci….cosa cazzo possiamo fare ??
Paolo purtroppo il problema principale qui da noi e’ lo stato, i politici, la burocrazia, le forze dell’ordine in primis…sono loro i primi camorristi…poi come ciliegina sulla torta ci ritroviamo i boss di quartiere e via dicendo…ma in alto alla piramide c’e’ sempre il governo corrotto e assetato di sangue…il nostro.
perché lo stato è il nord. e il nord non ha mai avuto né ha né mai avrà interesse a usare il sud in qualunque modo che non sia coloniale.
Generalizzare così equivale a pensare come un bambino.
Il nord sembra diventato il territorio dei cattivi, me le vedo già le mamme a dire : “se non fai il bravo chiamo uno del nord”.
Ma per favore, pensateci prima di dire cavolate del genere.
Divertente, ma forzato e un po’ qualunquista. Il problema non sono i vigili, la finanza, l’ufficio igiene e l’ispettorato del lavoro: sarebbe il colmo in un paese dove di lavoro nero si muore, vedi Barletta, checché ne dica il sindaco di ‘centrosinistra’. Senza vigili e finanza Stefano Lavori avrebbe fondato la Mela e fatto qualche soldo, ma invece che a 56 anni di tumore, sarebbe morto a 20 nel crollo di un solaio abusivo. Tasse e legalità sono quindi sacrosante, e non soffocano le idee innovative, e te lo dice uno che da giovane, 10 anni fa, sviluppava software in un garage del vesuviano con un socio/amico, ma pagando IVA, IRPEF, INPS, INAIL, notaio, commercialista e guadagnandoci pure. Ok, mi si dirà, produrre software non costa nulla, ma come la mettiamo con l’hardware se papà non ti anticipa qualcosa? È un’obiezione un po’ semplicistica, ma ci sta, l’accesso al credito può essere un aspetto da considerare. Il fatto, però, è che quando diciamo credito, noi napoletani pensiamo alle banche, anzi prima di tutto pensiamo al finanziamento pubblico, con l’ovvio corredo di intrallazzi e bustarelle. Jobs e Wozniak, invece, all’inizio sono stati finanziati essenzialmente da privati, per lo più ingegneri e tecnici con qualche soldo da parte, che hanno prestato loro ascolto, fiducia e quindi soldi. Ma in Campania? quelli che hanno i soldi sono abbastanza intelligenti e istruiti da riconoscere una buona idea e investirci? Il vero problema, dunque, è la completa mancanza di cultura dell’innovazione (e spesso di cultura tuot court) della nostra classe imprenditoriale, ammesso che ne esista una, a parte i prestanome e i lavandai della camorra. Quindi ben vengano vigili e finanza, per contrastare l’illegalità, e ben venga anche la leva fiscale, per dirottare i soldi dalle rendite di posizione alla ricerca e all’istruzione. Anche perché va bene andarsi a fumare gli spinelli in India affamati e folli, ma se dietro non tieni gli ingegneri con gli attributi l’iphone non lo inventi. E a chi obiettasse che la teoria è ok, ma in pratica i soldi delle tasse non vanno all’innovazione e vengono fagocitati dai politici, non potrei rispondere altro che: è la democrazia, bellezza, quei politici ce li siamo scelti noi!
Il problema non sono le regole ma la corruzione. Sul resto, concordo.
Il problema non sono le regole ma la corruzione. Sul resto, concordo. Ma non è così facile come dici.
E chi ha detto che è facile? Del resto di John von Neumann o Alan Turing non ne nascono tutti i giorni.
Beh, oddio, scelti noi… con la legge porcellum sono stati tutti scelti dal partito (te lo dice uno che doveva esser candidato alle comunali… Ma quando mi è stato detto “per i voti non ti preoccupare, tu fanne 100, gli altri li mettiamo noi” mi sono subito tirato indietro!)
Complimenti x come sei riuscito a rappresentare una realà che non è solo Napoli, ma rispecchia ttt lo stivale!!!
e pensare che le banche non credevano al fatto che un giorno tutti avrebbero avuto un computer a casa….e chissa’ che Jobs non pagava anche la camorra.
Ciao ti ho citato sul nostro blog.
Complimenti!
le migliori premesse qui se ne vanno a puttane!!
Sono d’accordo, anch’io sono un programmatore di Napoli, ormai mi sono scocciato di proporre soluzioni alle aziende della zona, anche chi nonostante tutto può permettersi due Ferrari, non gli interessa spendere cifre davvero minime per informatizzarsi.
Non esiste una cultura tout court, generale.
A ROSARIO, La Napoli degli anni 70 sicuramente aveva problemi ma come tutte le grandi metropoli ma la monnezza problema che è scoppiato oggi per gli accordi tra stato- camorra e il colera è stato superato a Napoli in 2 mesi, a causa di cozze importate dalla Tunisia, nel 1973 Napoli vive un’epidemia di colera che colpisce anche Palermo, Bari, Cagliari e Barcellona. Ma le responsabilità vengono addossate ai Napoletani e alle condizioni igieniche della città e del suo mare.
Ne segue un feroce accanimento mediatico che non tiene conto invece delle positività espresse in un momento critico dalla città che consentono di superare la crisi velocemente mentre altrove perdura per anni. L’immagine di Napoli ne esce ancora una volta con le ossa rotte, con conseguente crisi del turismo…..Barcellona ha impeigato 2 anni x superare la crisi!!!
Scusate l’ot ma quando ci sono capre che offendono la mia gloriosa città vado in bestia!!!!
P.s.; Quello che ha fatto Jobs negli usa non era possibile in Italia e a Napoli ma se c’erano i Borbone e i piementosi non ci invadevano e colonizzavano, Stefano ci riusciva sicuramente con la grande dinastia avanzata che erano i Grandissimi Borbone di Napoli!!!!
Non è che in un’altra provincia italiana sarebbe stato poi così diverso…
sono andato via da Napoli da anni, e ogni giorno stramaledico lo Stato nordista per averci ridotto in questo stato pietoso rubandoci tutto. Le banche, le industrie, la dignità. finché colonizzati e colonizzatori vivranno in una stesso Stato, il Sud continuerà a essere soltanto il serbatoio di manodopera del nord. una volta erano bracciati, ora sono avvocati ad andare via, ma la cosa è la stessa. bisognerebbe separarci come hanno fatto repubblica ceca e slovacchia, ma prima il nord ci deve pagare gli interessi di 150 anni di sfruttamento.
Brava, non dare la colpa allo stato, ma dalla al nord.
Non dare la colpa ai corrotti che non permettono uno sviluppo economico per farsi gli affari propri, la colpa dalla ad un territorio di famiglie messe più o meno come al sud. Così si che ha senso
Neanche a Milano avrebbe fatto quello che e’ riuscito a fare in California. Ma non parliamo di Steve Jobs, come lui tanti altri! Se hai un cervello, piccolo medio o grande, e per sbaglio sei nato in Italia te ne devi andare! Te ne devi andare! Lascialo agli anziani e ai deficienti, lascialo crollare, a questo punto si costruisce meglio dalle ceneri. L’unica soluzione e’ la distruzione. Guarda cosa e’ successo alla Olivetti tra intrighi politici e incapacita’ di guardare al futuro… classico atteggiamento di quegli idioti dei dirigenti italiani (classe dirigente politica poi merita un capitolo a parte ovviamente).
Federico Faggin è nato a Vicenza, si è laureato a Padova e formato professionalmente a Milano… tutte città del nord. Ma senza Fairchild e Intel, in Italia, non sarebbe mai riuscito a fondare la Zilog…. non avrebbe mai prodotto i primi procesori a 8 bit, incluso il 6502 che equipaggiava i primi Apple….e la storia di Steve Jobs probabilmente sarebbe stata diversa.
Infatti se uno è davvero affamato e folle, capisce anche l’ambiente che lo circonda e se è vantaggioso. Se non lo è, alza i tacchi, molto semplice…sad but true.
Si potrebbe fare come a Barletta dove a quano pare i Vigili Urbani, l’Ispettorato del lavoro, la Guardia di finanza eccetera lascino tutti in pace, poi però crollano le palazzine sopra chi lavora in nero.
Un po’ meno retorica e vittimismo, per favore. Stefano Lavori avrebbe dovuto spendere i primi soldi per scappare via dai suoi conterranei che da sempre accettano supinamente tutto quello che descrivi in cambio di qualche favore quotidiano.
piü che il blog posto io concordo con polytropos
piü che il blog post, io concordo con polytropos
ma che puttanata di storia ….ho letto tutto!! posso farvi un elenco infinito di aziende che primeggiano nel mondo…nate in quel di Napoli o provincia…ne volete sentire una ???
MSC Crociere…la numero 1 al mondo!!!
ne volete sentire un’altra ? Parlato pelletteria!!!!
un’altra?? Yamamay…Intimissimi!!!
Ancora ??? potrei non smettere….
ridicolo colui che ha scritto questa cosa!!!
Parlato, Yamamay e Intimissimi sono CAMORRISTI!!! Ma che dici???
Il problema degli italiani è la loro totale ignoranza nel presente.
MSC è svizzera (così come costa crociere è americana).
Smettetela di credere di vivere nell’eldorado di berlusconi.
Per le altre due ha risposto l’utente prima di me. Prima di continuare coi multisala di provincia ti consiglio di pensare prima di parlare.
è una cosa piuttosto irrilevante..l’america è stata scoperta e colonizzata da europei…l’Italia ha dato alla luce i piu grandi geni dell’umanità,Leonardo da vinci,Enrico fermi,alessandro volta,Olivetti.la differenza la fanno le persone,non il loro luogo di nascita,la loro cultura o religione.Tutti i piu grandi geni dell’umanità sono stati sempre incompresi e bersagliati.Sai cosa è sbagliato e cosa fa morire questo posto??arrendersi e credere di nn poter far nulla,come scrivi in questo pezzo..
Credo che se l’Italia è ferma è colpa di commenti come questo.
Commenti che per dimostrare una cosa devono risalire al 1492.
Ti immagini parlare in un forum sull’imprenditoria giovanile in USA, e qualcuno che per spiegare l’eccellenza, chessò dei californiani torna a parlare della guerra tra nord e sud giubbe grigie e giubbe blu?
Il nostro problema è tutto qui… credere di essere qualcuno perchè 500 anni fa si facevano grandi cose. Nel 20esimo secolo 500 anni pesano come 5000 anni.
Dal tuo punto di vista il popolo che ha più storia e quindi potenziale economico è l’egitto, dall’alto delle sue invenzioni…
Purtroppo nella globalizzazione, la storia non serve a un cazzo.
Ah si, serve al turismo…
…e se fosse napoli a bombey
…o se fosse nato nel mezzo dell’africa
…o se fosse nato semplicemente in albania
…peccato che non fosse stato napoletano…anche se un po di napoletano io lo vedo!
Credo che “la tristezza più tristezza”, me l’abbiano messa i commenti di napoletani che affermano “la camorra potevi omettarla”.. oppure.. “la camorra è l’ultimo dei problemi.. il vero problema è il governo..” ecc ecc ecc… e tristemente credo che finchè il nostro sud non partorirà centinaia di Falcone&Borsellino e perchè no, di Saviano, tutti quei problemi vi rimarranno.
Straquoto, sentire definire la camorra come “l’ultimo dei problemi” sinceramente fa “paura”- dove siamo arrivati…
Non entrando nel merito delle difficoltà imprenditoriali in sè, credo ci sia un errore di fondo nel fare il paragone con l’hinterland di Napoli, già ricoperto spesso gratuitamente di …. retorica; perchè poi a parte chi fa l’università e arriva magari a alti livelli, tutto questo essere affamati e folli di tecnica e innovazione a livello di base non se ne vede proprio, quindi il problema non si pone nemmeno, ovviamente c’è chi si mobilita ma è chiaro che rappresenta l’eccezione. Poi oggi che cosa assembleresti in un garage, con un mercato dominato dai grandi marchi e la concorrenza cinese con i tablet da 70 euro? Puoi ragionare a livello software, e se il programma lo devi vendere allora lo vendi, a prescindere da dove stai di casa.
Come si può pensare di risolvere problemi come il credito alle giovani imprese, la lentezza della burocrazia, la corruzione, le mafie, gli interessi privati in atti d’ufficio, il marcio della classe politica , se questa nazione non riesce manco a risolvere il problema dell’immondizia !
I nostri migliori “Cervelli” fuggono all’estero dove hanno molte più possibiltà di sviluppo e di ricerca ; non è possibile stipendiare un ricercatore universitario a 800 euro al mese !
Le magagne di questa nostra terra sono tante …..ma in fondo ce le meritiamo tutte !!!
Meno male che Steve non è nato quà !
Bravo Antò , i miei complimenti bella analisi !
ma tanto Napoli e’ la citta# piu’ bella del mondo, poi il Napoli calcio sta andando alla grande, tutto il resto non conta. Le nostre Apple sono avvelenate dallo schifo che buttano nella nostra terra.
E’ vero la Apple qui da noi non sarebbe mai nata,io da piccolo imprenditore solo con le mie idee e pochi soldi ho vissuto e vivo una situazione simile ed ogni giorno penso che il gioco non valga la candela,piu’ ti dai da fare e piu’ arrivano “carocchie” e la cosa dei vigili e della finanza è verissima sono peggio dei camorristi almeno con loro un’accordo si trova la legge no non vuole sapere niente….cmq 30/40 anni fa quando è nata la Apple forse anche a Napoli poteva nascere allora le cose erano piu’ semplici almeno dal punto di vista legale e i governi di allora collaboravano o quantomeno non rompevano infatti all’epoca anche a Napoli nascevano diverse attività e si investiva di piu’…il problema è oggi con il governo attuale che se ne sbatte e va alle feste di compleanno in Russia a fare le marchette.
se proprio dobbiamo essere precisi, manco l’euro c’era 🙂 diciamo che è una trasposizione della storia di Jobs ai tempi nostri, magari coi tempi di allora qualcosina si riusciva anche a fare con le proprie gambe, ora ci hanno solo troncato le gambe. Che schifo di Stato.
Bellissimo. Complimenti.
Verissimo. Sta succedendo la stessa cosa a me non a Napoli ma a Roma. Se nasci in Italia sei fregato rimani uno con un sogno nel cassetto. L’unico posto al mondo dove le tassi le paghi prima di guadagnare! Che Schifo! Questo paese è da vomito! Certo, se sei un extracomuntario, allra è tutto più facile
……pofondanda analisi della realtà imprenditoriale a Napoli….Complimenti per l’articolo
errata corrige volevo scrivere profonda…credo s’intenda
è semplicemente bellissimo….leggero’ qualche cosa di tuo e spero di trovarci la stessa intelligenza e eleganza con cui hai trattato questo pezzo di satira nostrana…
Il post definitivo sullo slogan di Jobs.
Tutto possible certo, è un’amara e anche un po ironica possibilità.
Ma quello che dice SJ nel suo discorso a Stanford e soprattutto con l’esempio della sua vita è proprio l’opposto. Cosa ha fatto quando si è trovato senza soldi senza cibo e senza supporto dei genitori? Si è messo a scrivere un blog sui problemi della california o è rimasto focalizzato e determinato sul suo obiettivo? se ci credi davvero fino in fondo non devi mollare e soprattutto non devi ascoltare i qualunquisti che ti ripetono che non è possibile farcela in Italia, al sud, in provincia, se sei giovane ecc… Basta con le scuse, la situazione è questa, la conosciamo bene ormai, anzi passiamo il tempo a parlare dei soliti problemi, ma se vogliamo farcela con i nostri sogni qui in Italia, tiriamo fuori il coraggio, supportiamoci a vicenda e prendiamoci il nostro spazio! A qualunque costo.
Incoraggio tutti quelli che pensano che siamo un paese ” di merda” compreso l’aspirante fondatore delpartito della gnocca a prendere il primo one way lowcost per gli stati uniti ed a fondare nuove promettenti imprese (nel 2011, non nel 1976!). Rimarremo in pochi ITALIANI e probabilmente risolveremo qualcuno dei problemi elencati. UN conto è la critica costruttiva altro è il dileggio inutile.
mi dispiace ma non è vera la storia, non farmi il paragone ai giorni di oggi ma nel lontano 1976 che in italia si poteva di più
….è la dura verità di chi nasce e vive al Sud, nonostante io ami follemente la mia bellissima Napoli, non posso non dire che le cose stanno così, andare al Nord si può, ma ci vuole disponibilità economica ed i giovani d’ oggi sono costretti a fare “i garagisti”, un futuro al Sud è una utopia, e, attenzione, che il cancro della mafia, sta toccando anche il Nord Italia, perciò, in questo senso, sono pessimista.
In Italia ci sono i “Steve Jobs”, ma, se vogliono raggiungere un successo importante, devono scappare via dall’ Italia, perchè quì, non si investe, ma si viene legalmente derubati economicamente e derubati, principalmente, dalle IDEE.
Diceva E. De Filippo: “simme carn’ é maciello” (siamo carne da macellare).
È tutto vero quello che hai scritto. Complimenti per il post 😀
ma perchè, pensate che in una qualsiasi altra città italiana le cose sarebbero state differenti? l’unica cosa a cambiare sarebbe stato il dialetto del padre nel parlare al figlio! Sempre a puntare il dito su Napoli,,, sono il primo a voler andare via, ma dall’Italia! Mi irrita che Napoli venga descritta come città per antonomasia per ogni cosa negativa possa esserci.. Per chiunque preferisca limitarsi a denigrarla senza aprire gli occhi ed estendere il proprio disdegno all’italia tutta: Ipocriti!
Bravo! Questa è un bella idea per un soggetto cimematografico magari sottointitolato : “Cronaca di una Mela da mangiare ma anche di una Torta da spartire.”
Te la rubo un pochetto!
Bravo davvero.
Semplicemente, stupendo ! .
Sono dieci anni che io penso la stessa cosa e ci provo nello stesso modo ! e’ ora di andare via, e’ ora di lasciare cenere alle ceneri e cominciare a coltivare il proprio “orto” fuori da questa realta’ che “campa” solo di “pizza e mandolino” .
Questa terra assorbe le energie e le idee dei “folli” senza produrre “ne’ fiori, ne’ frutti” .
un post così reale… io ci sono passato con la mia azienda (ad arezzo.. non a Napoli, ma fa lo stesso)… credo che sia veramente un quadro completo di quello che succede in italia con l’imprenditoria “nuova”… se hai i soldi puoi avere i soldi.. se hai le idee… ti ci pulisci il c..o!
Tristemente vero.Ma contestualizzarla a Napoli o in qualche altra città è la stessa cosa.E’ il sistema, la burocrazia che ti ammazza .E quella non è made in Naples bensì un cancro tutto italiota che spezza le gambe ai sogni e invita a fuggire.Non a caso tantissimi conoscenti con voglia di lavorare e idee vincenti sono sbarcati in USA e hanno fatto fortuna,chi a las vegas, chi a new York.Qui siamo “morti che camminano”cit . .
Ricordiamo a coloro che parlano di Camorra mafia e facone e borsellino……questi due grandi li ha uccisi lo stato, mica la mafia….
Essendo napoletano (emigrato volontariamente a Milano perché a Napoli non c’è più l’ecosistema che può reggere lo sviluppo) potrei darti ragione su molte cose, ma devo puntualizzare su alcuni deficit importanti segnalati nel tuo post che non sono solo campani, napoletani o meridionali, sono italici, e non possono essere cambiati se non con una profonda rivoluzione culturale che aiuterebbe gli innovatori ma avrebbe un impatto terribile sulla maggioranza della popolazione italica che in questo sistema si trova bene e anche benissimo.
Prima di tutto Mike Markkula, colui che credette nel progetto di Steve&Steve, non era uno qualsiasi, ma il capo del marketing di due colossi dei semiconduttori quali la Fairchild e la Intel, uno così bravo che si era potuto ritirare dal lavoro grazie a stock option che lo avevano reso miliardario.
Per cui, quando avuta la notizia da un certo Terrel – che già comprava i pc da Jobs e Woz – di quello che facevano, andò nel loro garage e aggiunse 91.000 dollari al capitale dei due, che era di soli 5.000, ottenendo 1/3 della proprietà della Apple.
Inoltre, siccome lui era Mike Markkula cioè un miliardario, ottenne una linea di credito dalla Bank of America e, cosa importantissima, ritenendo che Steve &Steve fossero incapaci di condurre un’azienda (dove ci aveva messo i suoi denari), assunse Mike Scott – ex dirigente anziano di Fairchild – a dirigerla.
Questa è la storia precisa (cfr. “Fire on the valley” di Freiberger e Swine) e questi sono gli elementi salienti: un’azienda nasce se ha un’idea e un capitale di rischio, cioè denaro che si può perdere, e perdere denaro non è un’attività bancaria, o almeno non lo è di una banca ordinaria. Il capitale di rischio è quello che mettono all’inizio i Venture Capitalist che da noi in pratica non esistono, e quelli che dicono di esserlo entrano solo quando l’azienda è avviata, inoltre hanno pochi soldi, solo 500 milioni per tutte le iniziative italiche, cioè miserie.
Altro elemento importante è che chi vuole essere finanziato deve cedere parte della proprietà e accettare che qualcuno la diriga se lui non lo sa fare, e questo in Italia è una cosa che non accetta nessuno, e i pochi VC spessissimo non finanziano perché pretendono che chi ha l’idea abbia pure capacità manageriali (e magari pure di marketing e comunicazione) mentre il management dovrebbero metterlo loro.
Altro elemento (che in Campania è diffusissimo anche a livello di aziende avviate) è l’idea che uno solo perché abbia un buon prodotto questo si debba vendere da solo, senza comunicazione, e quindi nei business plan non si mettono mai i soldi per PR, comunicazione e marketing, oltre a pensare ad assumere le persone che se ne occupino.
Tanto per dare un’idea, all’inizio la forza di Apple è stata la comunicazione gestita da Regis MCKenna che fu l’unico – fra tutti quelli che producevano pc – a fare pagine pubblicitarie su Playboy il che provocò articoli su tutte le riviste nazionali.
quoto e sottoscrivo.
Quanto riportato da Roberto Marsicano in particolare “Altro elemento importante è che chi vuole essere finanziato deve cedere parte della proprietà e accettare che qualcuno la diriga se lui non lo sa fare, e questo in Italia è una cosa che non accetta nessuno, e i pochi VC spessissimo non finanziano perché pretendono che chi ha l’idea abbia pure capacità manageriali (e magari pure di marketing e comunicazione) mentre il management dovrebbero metterlo loro.” è assolutamente vero.Sono andato via da Napoli nel 1983 subito dopo il diploma e dopo 24 anni a Roma mi sono rimesso in gioco a 48 anni trasferendomi a Milano per espandere “un sogno nel cassetto”. Rimarra sempre il rammarico di aver lasciato la città della mia infanzia!
come saggio di italiano o articolo di critica all’attuale sistema può anche passare… ma il commento del Sig. Marsicano è degno di essere la risposta più quotata per mettere le cose sul piano pratico. Con un buon investitore e la giusta campagna marketing le cose si fanno lo stesso … oggi come allora!
bellissimo commento
L’ America è sempre stata la terra delle grandi opportunità, una diversa e lungimirante concezione delle possibilità e delle potenzialità, una fiducia maggiore nei giovani e un sistema burocratico probabilmente meno assillante per non dire meno “vampirizzante” ha dato la possibilità ai geni di emergere, di diventare qualcuno e soprattutto di creare cose, tecnologie che hanno cambiato il mondo. Nei garage americani sono nati i più grandi geni di vari campi, da Walt Disney a Steve Jobs…nei garage napoletani al massimo si tagliano le dosi di droga o si stipano le auto rubate, ma la colpa non è solo dei napoletani, fra i quali magari tanti Disney o Jobs ci saranno pure,la colpa maggiore è del “sistema Italia”che anzichè incoraggiare, motivare, aiutare e indirizzare i nuovi talenti, con la sua tremenda e illeggittima oppressione, li spinge a cercare “nuovi mondi”.
Che tristezza….
io ho visto 20 anni fa, a Pozzuoli, dei prototipi di mac mini e Imac realizzati dal centro ricerche della Olivetti. Ho in soffitta un mediacenter Olivetti mai entrato in produzione, risalente al 1990. Altro che Steve Jobs! Ovviamente é stato fatto di tutto perché fallisse…
Purtroppo tutto questo è tristemente vero, io vivo alcune di queste cose sulla mia pelle e tocca solo andare via, ma non da Napoli, dall’Italia. Il sistema qui è tutto marcio e non si possono cambiare gli italiani(mi riferisco alla parte corrotta) non basta una sola vita. Quindi se avete un sogno il primo passo e andare via da questa terra… Io dico sempre che sono nato nella terra sbagliata… Comunque articolo stupendo fa molto riflettere
Tutto tremendamente vero !!
i pc IBM sono del 1981
Bill Gates, ad una conferenza a Milano, raccontò: “Iniziai ad assemblare computer nel garage di mio zio. Fossi stato in Italia, mi avrebbero chiuso dopo tre giorni”.
Dei tanti articoli che parlano di come sia difficile fare una startup in Italia questo è il più vero e deprimente.
Ogni giorno vado a sbattere in nuovi motivi per espatriare, ma ancora non mi sono convinto a farlo, e probabilmente resterò qui a fare la scimmia da codice sottopagata
i fondi per il sud esistono dalla fondazione della Casmez nel 1950 e con questi sono state finanziate tutte le aziende intorno a Pomezia, l’Alenia, la Fiat, l’Italsider e decine di migliaia di aziende da Ascoli Piceno fino a Reggio Calabria. Se non ci fossero stati i fondi nazionali e comunitari (di cui parte a fondo perduto) da Ascoli a Lecce non ci sarebbe nemmeno un capannone. wikipedia funziona.
Il dramma è che si debba andare via dalla propria terra per fare qualcosa di serio, dramma nostro E di quelli che che vengono da noi per il loro fare. Non dimentichiamocene mai.
Quella camorra che pure ti trova lavoro e la senti quindi non ostile, la politica di qua e di là che ci prende i voti e quindi per forza media con essa lo status quo, la Chiesa che benedice il tutto perchè i poteri forti sono e saranno sempre le restanti due gambe dell’associazione.. Andare via è un atto di coraggio, l’apice dei sentimenti di chi lo fa è e sarà sempre la propria terra. Responsabili sono i “signori” di cui sopra, colpevoli noi se non li conclamiamo tali a noi stessi e a tutte le persone della nostra vita.
Quindi? Facciamo i bagagli e ce ne andiamo?
l’omertà della gente
A meno che con i soldi del primo motorino non si fosse imbarcato su una nave cargo e se ne fosse andato a Mountan View…..
Se nasci nel posto sbagliato E CI RESTI rimani con la fame e la pazzia… e niente più.
Steve Jobs, credo di conoscerlo quanto basta, pur di continuare il suo sogno, avrebbe semplicemente cambiato posto e, credo, sarebbe tornato, forte di 350 miliardi di dollari di capitalizzazione, a dettare la sua legge. Non quella del più forte.
Sono nato in meridione, vivo in meridione, lotto per il meridione ed ho capito una cosa banale: lamentarsi non serve a nessuno, neppure a se stessi.
Pasquale di Bari (ex informatico)
Che tristezza!!!! Comunque, fosse nato in provincia di Genova, Roma, Pescara, Torino, Milano, Firenze, Palermo….in ITALIA isomma. Sarebbe andata nello stesso modo. Forse avrebbe potuto solo salvarsi dal passaggio della camorra, ma non ne sono nemmeno tanto certo, perchè ormai è radicata in tutta ITALIA, in modi e forme differenti, ma c’è….esite. Invece per quanto rigurda le istituzioni “di merda” non cambia nulla….
L’ITALIA è un sistema vecchio, malato, ferrugginoso, che ha maledettamente bisogno di essere oleato in ogni meccanismo. e la cosa che fà più male è che si debba pagare anche per ricevere servizi che, normalmente, sono dovuti…..chissà quando ci sveglieremo??!!
..è drammaticamente vero. di contro, penso che nemmeno la fininvest sarebbe mai nata se er berlusca fosse nato in somalia…. sono anomalie tutte italiane..
Verissima….puoi sostituire il nome di Napoli con quello di qualsiasi città del centro-sud…anzi con quello di una qualsiasi città italiana!
Condiviso su facebook. I tempi in cui “uno” poteva cambiare il mondo sono passati. Adesso per cambiare il mondo bisogna essere in “tanti”. Il problema italiano è proprio questo: la mentalità della gente non ti da sempre la possibilità di essere in tanti, specialmente al sud.
Sempre vittime…. Facile fare le vittime per scusarsi di quello che non si è in grado di compiere.
ciao Antonio, mi daresti il permesso di tradurre il tuo articolo in Inglese e pubblicarlo su Facebook? Ovviamente metterei il link al tuo blog. Vivo a Londra e mi farebbe piacere divulgarlo. Grazie. Federica.
Certamente, grazie!
Ciao Antonio.
Mi chiamo Giada e con tre amici curo Extravesuviana: un blog collettivo che raccoglie pensieri e racconti sulla provincia vesuviana http://extravesuviana.wordpress.com/
Non sono qui per spammare ma per dirti che ci piacerebbe molto riportare il tuo post sul nostro blog. Speriamo che la cosa non ti disturbi.
Saluti,
Giada
È un piacere, grazie!
Eccolo qui, grazie mille 🙂
http://extravesuviana.wordpress.com/2011/10/09/stevejobs/
Qualora in futuro volessi inviarci qualcosa, ne saremmo felicissimi.
A presto
Giada
Caro Antonio, il tuo racconto ci è piaciuto tanto ma abbiamo voluto immaginare per Stefano Lavori un altro futuro possibile.
Eccolo: http://extravesuviana.wordpress.com/2011/10/13/laltra-storia-di-stefano-lavori/
Attendiamo un tuo commento 🙂
Mi chiamo Augusto Coppola. Sono il presidente di InnovAction Lab. Ho il mandato di un fondo di investimento di trovare idee nel sud Italia nel quale investire. Cerchiamo persone con un sogno e la capacità di realizzarlo. Niente burocrazia, nessuna consulenza di nessun tipo, nessuna garanzia bancaria. Sto cercando di mettere su un incontro a Napoli. Non è per nulla facile. Qualcuno una volta ha detto che nel sud Italia le persone non riconoscono un’opportunità neanche se questa si alza e gli molla un ceffone in pieno viso. Questa è un’opportunità. Vera. Se volete, maggior info su http://www.facebook.com/innovactionlab.
Tutto vero. E queste difficoltà non riguardano ormai solo Napoli e il sud Italia, ma tutta Italia!
Sarà pure vero, ma io voglio credere in me… sono della provincia di Napoli anche se sono nato a Torino. Chissà, magari davvero riuscirò a fare qualcosa in Italia, perchè non è la provincia che conta, è la situazione nazionale.
Il mio cognome testimonia la mia provenienza ma sono 10 anni che vivo a Roma e non ho trovato tante differenze (qualcuno sarà sicuramente andato al BIC Lazio).
Ovviamente Napoli è una parte per il tutto, questo post è tristemente vero.
Se è vero che non serve lamentarsi è anche vero che nascere in certe condizioni è una bastonata psicologica non indifferente, quindi già la nascita di un’idea geniale potrebbe essere uno sforzo non indifferente. Metterci poi a corredo la ricerca dei finanziatori, nonostante la caparbietà, potrebbe uccidere chiunque secondo me.
Un post talmente interessante che al Fatto Quotidiano hanno deciso di copiarlo.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/10/09/e-se-cupertino-fosse-stata-in-italia/
per Antonio Menna:
Ma hanno chiesto la tua autorizzazione? Non hanno neppure citato la fonte, nè l’autore!!!
Mi sembra molto scorretto!
triste realtà…ma verissimo!!! 😥
Il racconto è totalmente fuori dalla realtà. La camorra sarebbe arrivata molto prima.
Articolo geniale!! Però credo sia valido per tutta l’Italia purtroppo!!
Non è che ci si lamenta, si guarda la realtà dei fatti…siamo tutti innamorati del nostro Paese, il problema secondo me è la mafia che sta alla base di tutti i meccanismi sociali, politici e della nostra burocrazia e che ci frena nelle nostre azioni!
saggezza!
Questo articolo mi rende realmente triste e impotente, faccio parte del settore IT da ormai da più di 10 anni e leggendo queste righe mi sono rivisto in ogni momento e situazione. Tra mille peripezie sono riuscito a tirare fuori tanto ma con le lacrime agli occhi. Oggi bussano alla porta del mio ufficio ingegneri laureati che mi chiedono di lavorare anche gratis…. questo non è giusto… il nostro sistema reprime qualsiasi mente.. qualsiasi progetto. Penso che finirò per odiare questo paese.
Ho conosciuto un sacco di ragazzi, a Napoli e provincia (sarà stato così in tutta Italia), che assemblavano pc nei loro garage senza che la finanza, la camorra o altri andassero a disturbarli. Con i soldi guadagnati compravano moto e vestiti. Nessuno di loro ha inventato nulla…ma senz’altro sarà colpa di Napoli…
Premettendo che non sono nè un professionista nè un imprenditore, ma solo uno studente della facoltà di economia con tanti progetti e sogni, credo che considerando le anticipazioni precedenti,Il problema principale è fornire una buona base di investimento privato e sopratutto di cultura a quanto pare. Le banche oramai sono finite, da questo punto di vista, il loro unico interesse è affacciarsi solo su finestre dei mercati dove speculare. Le iniziative del privato devono essere la soluzione, la creazione di un apparato imprenditoriale (anche piccolo all’inizio) credibile e che abbia forza sociale oltre che economica.
Ad esempio il piccolo “softwerista” da garage potrebbe consorziarsi con altre persone e iniziare ad aprire finestre “pubblicitarie” d’innovazione insieme magari all’economista “da garage” che con prospetti e ipotesi d’investimento mostra il miglioramento competitivo dell’azienda, anche in pubblica piazza.
Un esempio tipico: Resina, in provincia di napoli, se ogni domenica invece di vendere ferri vecchi si vendessero idee ci sarebbe molta più gente a finanziare questi progetti. Una sorta di esposizione autonoma con costi ridotti neanche eccessivamente pubblicizzato ma in zona strategica per la visione pubblica. Una cosa del genere suscita attenzione oltre a forza sociale e quindi successivamente economica.
tutto vero…ma se al posto di lamentarci, facessimo qualcosa per dare un segno di cambiamento, le cose potrebbero andare nel verso giusto..vivo all’estero da 12 anni, la vera vita si trova fuori dall’italia..ci danno per falliti, e non hanno torto!
Io sono d’accordo su tutto questo ed aggiungerei che in Italia la Apple non sarebbe mai nata, perche tutta l’italia è cosi….
BISOGNA CAMBIARE MENTALITA’,PER POTER CAMBIARE LE COSE,OGNUNO DEVE CAMBIARE SE STESSO PER POTER CAMBIARE LE CIRCOSTANZE …L’AMBIENTE SOCIALE IN CUI VIVIAMO NAPOLI CAMBIA SOLO ATTRAVERSO I NAPOLETANI<3
assolutamente e realisticamente vero…qua (ma direi nella maggior parte d’italia) se, Stay hungry, stay foolish…stay accis!…con tutto il rispetto per il grandissimo steve jobs.
Ti sei dimenticato una parte:
* Prendono un biglietto del treno Napoli – Milano. Costo: 60 euro.
Fine dei problemi
questo è parlare…e te lo dice un siciliano
Salve,
mi chiamo Bruno Quartarano, ho 23 anni e vivo a Napoli.
È proprio in questa città che ho avviato la mia attività libero professionale nel mese di Aprile 2010, attività che è cresciuta per poi diventare una società fondata a Gennaio 2011.
Non sono laureato, mio padre è artigiano e mia madre casalinga.
Mio padre non ci ha mai fatto mancare nulla ma il tutto sempre e solo con sacrifici di tutta la famiglia.
Mi sono prima presentato per poi commentare e far comprendere il mio commento.
Molti commenti sono a dir poco banali, altri completamente assurdi e alcuni da suicidio.
Molti hanno parlato di difficoltà che nemmeno hanno mai affrontato, altri di camorra e altri ancora hanno definito questo post saggio.
Nulla di tutto ciò è reale ed io ve lo dico per esperienza personale.
Vorrei tanto capire cosa nella vita hanno fatto questi giovani che hanno commentato e quante cose realmente hanno provato.
Io ci ho provato e per ora ci sto riuscendo.
Lo scrittore di questo post ha scritto una “cosuccia” simpatica, fa molto sorridere però non deve essere assolutamente preso in considerazione dai giovani che voglio davvero provarci.
Non vi dovete fermare mai, soprattutto se non ci avete nemmeno provato a causa della lettura di post simili.
Invito chiunque a considerare bene ciò che intende scrivere, per ogni commento o post ci sono centinaia di giovani che non fanno altro che scoraggiarsi.
Se volete realmente qualcosa dovete per lo meno provarci.
Hai ragione, Bisogna provarci per poi fare commenti. Sei una persona coraggiosa e questo sicuramente ti aiuterá a continuare con il tuo sogno. Enrico
che tristezza infinita…
Bella analisi e aggiungerei che questi scenari possono essere estesi a tutta l’Italia non solo alla provincia di Napoli!
Analisi spietata e drammaticamente realistica. Nulla da eccepire se non condividere parola per parola e virgola per virgola.
Fra chi santifica Steve Jobs e chi lo sta pure maledicendo (sono molti di meno, ma ci sono), servivano parole e ragionamenti per mettere in pratica anche i consigli di SJ, vale a dire almeno quello di osservare con attenzione la realtà in cui ci si muove.
Ottima analisi, Antonio: l’uso più bello dei sogni è di renderli concreti—e questo di certo sarebbe piaciuto a SJ…
Se Steve Jobs fosse nato in provincia di Napoli, se ne sarebbe andato a cercare un garage in America.. questa storia è l’ennesima scusa per poter dire “non possiamo farci niente..” quando proprio ai napoletani stessi gli fa comodo avere li i delinquenti che fanno i loro comodi (e questo è ciò che mi ha detto un napoletano amico mio!) ..Jobs non sarebbe rimasto un minuto li 🙂
Bell’articolo!
tristemente vero… qui in sardegna sarebbe stata la stessa cosa, togliendo il pizzo e simili; forse anche al tanto “famoso” nord non sarebbe cambiato molto.
Assolutamente vero!
hai ragione, e Roma è la stessa cosa…
Io sono della provincia di salerno e ora vivo e lavoro a roma e ho una scuola privata, attività che in campania non mi avrebbero fatto svolgere, beh l’idea c’era, il coraggio di mandare a cagare tutte queste difficoltà di cui hai parlato e di andare via di casa c’era ed ecco qui che svolgo la mia attività.
Se nasci a napoli e hai un’idea vai lontano da napoli, sicuro la realizzerai
Bel pezzo.
Anche se ora sto pensando a come sarebbe avere un iPhone made in Napoli. Ficata.
avevo gia programmato un cambio nel lavoro, pensavo di salire gradualmente la china, da una piccola agenzia ad una media agenzia per poi fare il salto di qualità tra due o tre anni. Questa proposta è arrivata in modo inaspettato, è un salto increidbile, e me la vivrò fino in fondo, dando il massimo. Andando via da Napoli ho scoperto la meritocrazia e se mi hanno scelto e puntano su di me come key account italia, vuol dire che ho le palle giuste per svolgere questa mansione, io la palla la stoppo di petto e la metto nel sette. Il fatto che non ho moglie ne figli, mi agevola anche nelle scelte piu estreme. Sono innamorato ed appassionato del mio lavoro, sono ambizioso e affamato di successo e abbastanza folle da raccogliere questa nuova sfida. Chi mi conosce punta su di me, cavallo di razza vincente!
Sinceramente questo articolo e’ pieno di luoghi comuni, non capisco perchè tirare in ballo Napoli e la camorra per raccontare un sistema che e’ italiano e non solo napoletano….ma si sa, Napoli fa folklore e fa più effetto, se lo ambienti a Roma o Milano non hai lo stesso risultato.
siccome a Napoli nessuno paga le tasse e la finanza è mafia avresti dovuto scrivere che passavano a chiedere il pizzo!
Bruno….sei una mosca BIANCAAAAAA!!!!
http://www.wumingfoundation.com/giap/?p=5241
finalmente qualcuno che ragiona dalla radice.
I miei complimenti per l’articolo.
Racconta quasi alla perfezione una storia tutta italiana, una realtà che nel nostro paese va delineandosi sempre più in ogni regione.
Tristemente vero.
Francesco: a parte il fatto che jobs non ha creato nessun componente per il p.c., quindi l’articolo è tutto sbagliato dal punto di vista tecnologico, ma jobs è grande perchè ha inventato un software con cui ha personalizzato il suo hardware. innovativo si ma con tanta buona cazzimma come tutti gli imprenditori visionari. cmq se stava nella provincia di napoli avrebbe fatto una mega fabbrica di camicie apple che avrebbe venduto a tutto il mondo.
Quest’articolo non ha senso. Se vuoi mettere in rilievo quello che succede a Napoli, fallo a prescindere da Steve Jobs. La Silicon Valley è stata l’inizio di tutto perchè c’erano gli informatici. A Napoli no.
sottoscrivo in pieno.
in Italia è il sistema che è “fool” e non gli imprenditori che non sono abbastanza foolish.
Non ho il minimo dubbio che il primo gesto di Stefano Lavori sarebbe stato andarsene in California, here we come!
Un giorno spero di tornare a napoli
mi piace perchè all’inizio temevo fose una lagna, ma leggendo vedi che è tutto ben circostanziato..ed è ben vero che perfino il passaggio più pulito e moderno, e lineare, della faccenda – l’accesso ai finanziamenti comunitari – è in realtà bacato da una non-logica che non aiuta affatto l’impresa, lo sviluppo industriale e commerciale di idee innovative da parte di chi non dispone di capitali di famiglia. figurarsi tutta la sequela di “apparamenti” e magari “i ragazzi in galera” da foraggiare. Desolante, ma molto vero.
Qualunquismo spicciolo.
Semplicemente geniale.
Ci manca il pezzo che loro vanno a chiedere i soldi a qualche industriale, che in realtà poi è un usuraio, che prima gli fa fare la cosa, poi gli si mangia i primi gudagni, poi però i soldi prestati hanno un interesse superiore ai guadagni. Loro non possono pagare e lui gli fa mandare un messaggio: al suo amico Vozzini gli spezzano le gambe. Il messaggio è stato mandato. I due per rimediare i soldi sono costretti ad inventarsi qualcosa. I soldi da restituire sono tanti e il tempo è poco. Chiedendo un po’ in giro, capiscono che l’unica soluzione è fare una rapina. I due si devono appoggiare a qualcuno, perchè criminali non sono e, questi, gli propone di andare con loro a rapinare un magazzino di elettrodomestici. I tre partono e compiono l’impresa però, durante il furto, vengono scoperti da una guardia giurata, che fa la ronda notturna per alzare qualche soldo in più con gli straordinari e far sbarcare il lunario alla sua famiglia numerosa. Egli intima loro di fermarsi, ma il criminale inizia una sparatoria. La guardia, in pieda adrenalina, risponde al fuoco e colpisce a morte Vozzini, che si accascia a terra. Questa volta però è il turno di del criminale che lo fredda con un paio di colpi al petto. Stefano Lavori e la sua malaugurata compagnia fuggono. Stefano è irrimediabilmente fregato. E’ un criminale adesso, complice di un omicidio, con un amico morto sulla coscienza e legato per sempre ad un mondo che gli chiederà sempre di più, per ripagare il debito della sua genialità. Finirà un giorno, o in galera, o morto ammazzato.
CERTAMENTE è MOLTO PIù DIFFICILE APRIRE UN’ATTIVITà DI QUESTO TIPO A nAPOLI E IN ITALIA … MA NON CADIAMO NEL VITTIMISMO, GIOVANI NAPOLETANI DI SUCCESSO CE NE SONO, SE NON RIESCONO NELLA PROPRIA CITTà, SI SPOSTANO ALTROVE… TENETE PRESENTE CHE DI GENI COME JOBS NON CE NE SONO MOLTI, UN IDEA COME LA LORO AVREBBE FATTO SUCCESSO ANCHE NEL NOSTRO PAESE PERCHè UNICA…
Io e dei miei colleghi universitari nel lontano 2005 avevamo in mente di metterci in società, sempre nel settore IT. Per un po’ di mesi abbiamo in un laboratorio della nostra università, Io con borsa di studio di dottorato, loro come collaboratori. Abbiamo presentato il nostro lavoro non solo in ambienti accademici ma abbiamo avuto la possibilità di mostrare il nostro operato anche ad altre aziende e al pubblico avendo a disposizione uno stand gratuito allo smau. Molte persone rimasero soprese dalla nostro lavoro, era molto innovativo… ricevemmo persiono i complimenti da dirigenti della ibm e una proposta di partnership con Intel!. Decidemmo quindi di metterci in società. Parlando con un commercialista salto’ fuori che anche la piu’ semplice delle societa’ aveva costi proibitivi per noi (si parlava di un esborso di 3000 euro a testa solo per avviare una posizione inps, per non parlare del resto). C’era all’epoca la possibilita’ di aprire una impresa startup usando attrezzature e locali dell’universita’ per i primi 2 anni ma ben presto ci fecero capire che ottenere questa agevolazione avrebbe richiesto diversi anni e diverse “conoscenze”. Magari avremmo potuto tenere duro e andare avanti, ma decidemmo di chiudere lì la faccenda… e qualcosa mi fa pensare che fu la giusta decisione. Ora lavoro in uk presso una societa’ it ed ho uno stipendio che in italia sarebbe considerato da sogno ma che qui e’ piuttosto normale… e semmai un giorno volessi provare ad avviare una mia attivita’, lo farei certamente qui.
Storia tristemente vera e da manuale; della serie c.v.d. (come volevasi dimostrare)
Ma almeno, a differenza di quanto accaduto al povero Stefano Lavori, nel tuo racconto c’è il lieto fine 😀
Auguri!
complimenti per il racconto…
Invece che Napoli fareste meglio a scrivere ITALIA, questo tentativo di circoscrivere il marcio solo a Napoli è da ingenui con scarso senso della realtà che ragiona per stereotipi di comodo senza rendersi conto che il resto del paese fa altrettanto schifo se non peggio. A volte pare che lo fate apposta a scordarvi che Napoli è (purtroppo) Italia e che ve ne ricordate solo quando c’è da fare esempi negativi come se fosse lo specchio del malessere italiano oppure quando c’è da mandare giù la monnezza delle industrie del nord avvelenando i cittadini napoletani e disprezzarli poi perchè hanno il problema della monnezza. Poi però non ne parla nessuno dei gruppi di cittadini napoletani giovani e anziani, come ad esempio Friarielli Ribelli o CleaNap, che si puliscono la città DA SOLI senza chiedere una lira allo Stato Italiano. Quindi, da quanto c’è scritto nell’articoletto, è lo STATO Italiano a impedire a “Stefano Lavori” di sviluppare la sua impresa, non Napoli, non mi piace affatto che l’esempio venga fatto sulla mia città. E’ lo stato italiano il titolare di carabinieri, finanza, vigili urbani, regione, notai ecc ecc ecc presenti nella storiella ed è titolare anche della CAMORRA: credete davvero che la camorra e le altre mafie possano esistere senza il benestare dello STATO? questo paese l’hanno fatto con le mafie e continuano a farlo con le mafie, basta dare un’occhiata a chi è il nostro premier: un milanese mafioso con decine di processi a carico e amici già condannati per mafia, corruzione e altri reati assurdi per delle cariche istituzionali. E poi mi parlate di Napoli come fosse l’unico far west del paese… Ma fatelo su Milano 2 il raccontino di “Stefano Lavori”, non lo fate a Napoli, magari riuscite anche a essere originali una volta tanto. Infine è anche abbastanza squallido cavalcare l’onda di attrazione mediatica della morte di Steve Jobs e servirsene solo per mettere in cattiva luce Napoli per l’ennesima mortificazione. A me, personalmente, non me ne frega niente che il povero Steve Jobs se fosse nato a Napoli non ce l’avrebbe fatta a fare la Apple, non bisogna essere Steve Jobs per fare di questo fatto una cosa eclatante, basta essere un laureato come tanti che in ITALIA e non solo a Napoli non troverà mai un lavoro decente per colpa della politica mafiosa e nordista (un esempio: la Lega, uno dei maggiori partiti italioti, è separatista, razzista, nordista, ignorante e anticostituzionale) e che ben presto raggiungerà gli altri suoi 70000 colleghi che ogni anno vanno a cercare fortuna e lavoro all’estero. Fatelo su questo l’articolo e vedete che ne esce fuori, non sulle solite comode illazioni sulla corruzione di Napoli che ormai avete fatto diventare proverbiale. Scusate, ma ne ho le palle piene.
Non mi sembra che l’articolo parli di Napoli in modo da darle una connotazione negativa, anzi da molti commenti si può leggere che al posto di Napoli ci potrebbe essere stata qualsiasi altra città italiana e non sarebbe cambiato granchè. Ma dare la colpa alla lega mi sembra una cavolata enorme, come se la lega e politiche simili comandassero l’Italia.
ed occorre aggiungere che a Napoli , avrebbero svaligiato il deposito almeno 2 o 3 volte l’anno…….comunque complimenti per l’articolo……
preferisco crepare piuttosto che dare i soldi alla mafia o per gonfiare la corruzione, dovete capire che questo sistema l’abbiamo permesso noi cittadini! svegliamoci cazzo!
Sono rimasta assolutamente indignata nel leggere tra i commenti “il vero coraggio è di chi resta”.
Forse si, in effetti ci vuole coraggio per restare a Napoli: non appena si scende a Garibaldi ti ritrovi davanti il biglietto da visita di una città che è stata ritenuta una delle più belle al mondo, le cui stradine del centro storico sono patrimonio dell’UNESCO, ma lo spettacolo a cui siamo costretti ad assistere è inimmaginabile e indescrivibile. Ma non sono qui per descrivervi le recenti evoluzioni della mia città, credo siano più che note.
Nella mia vita ho sempre avuto le idee chiare, soprattutto quando cinque anni fa mi sono iscritta alla facoltà di giurisprudenza della Federico II. Ma all’epoca ancora non mi ero resa conto del panorama che mi si prospettava; ne sto prendendo atto da poco, mancano tre esami alla laurea e tutti i miei sogni, tutti i miei entusiasmi si sono a poco a poco affievoliti. Adesso sono prossimi allo zero.
Sono fidanzata felicemente da qualche anno con un ragazzo diplomato, lavoratore e volenteroso, che tuttavia stenta a trovare un lavoro decente, nonostante sia molto attivo nell’inviare telematicamente e portare personalmente curriculum presso aziende d’ogni sorta. Allo stato attuale fa il cameriere presso un bar e guadagna 35€/giorno, gli orari sono dalle 16 fino alla chiusura (che nel week end è all’incirca verso le 3, le 4 di notte).
Ora, dato che io con questa persona ho deciso di costruire un futuro e una famiglia, mi dite voi come possiamo pensare, restando qui, anche solo di sposarci, fare dei figli, avere una casa, una certezza economica?!?!?!? Inoltre, sono la classica figlia di “nessuno” (così come i “figli di…” normalmente chiamano quelli come me) e senza fare demagogia, siamo chiari e sinceri: la corruzione è ovunque, all’università come nel mondo del lavoro e più che mai nella politica.
E allora vi domando: una cittadina onesta, insoddisfatta delle prospettive che si apriranno una volta conseguita la laurea (ma anche un diploma) cosa resta a fare qui al sud, o meglio in Italia? Dove la nostra classe politica è ormai ridotta ad essere lo specchio di quello che siamo diventati noi tutti: viviamo e siamo un sistema basato sulle bustarelle, sulle conoscenze, burocrazia infinita e tassazione alle imprese che è qualcosa di allucinante (rispetto alla media europea il dato è del 50% in più di oneri fiscali e burocratici per aprire un’attività). Niente incentivi, niente sicurezza economica, famiglie che non arrivano a fine mese.
Quel che è certo è che la colpa è in primis nostra, dopotutto persino per una multa per divieto di sosta sfogliamo la rubrica.
La mia valigia è già pronta. Niente più mi lega in questo posto e se i miei genitori hanno fatto il sacrificio di farmi studiare e mantenermi fino a 23 anni è semplicemente perchè si augurano che io possa fare e riuscire meglio di loro (che non hanno avuto i mezzi e le opportunità), anche se questo comporta andare via dal contesto familiare e dal mio paese.
Sarebbe uno schiaffo ai loro sacrifici rimanere qui e (tanto per dirne una) essere una delle tante precarie disoccupate che (magari pure laureate) sono costrette a lavorare per 3,50€/h (quando va bene) in uno dei tanti call center.
Svegliatevi! Stanno calpestando, riducendo all’osso (se non annullando completamente) i nostri sacrosanti diritti!
Restare? E a pro di che? Lottare?? E appoggiati da chi? Soli… siamo abbandonati ognuno a se stesso… E la storia lo dimostra: siamo l’unico popolo che non ha conosciuto rivoluzioni… E meno che mai le avremo adesso, che sono tutti occupati a stare stravaccati sul divano di Poltrone&sofà davanti a uno schermo ultrapiatto di ultima generazione sintonizzato sul telegiornale ad assorbire false informazioni e farsi convincere che va tutto bene.
…forse è vero che bisognerebbe radere al suolo il nostro paese per far ricominciare tutto e tutti col piede e la mentalità giusta!
Cara giurista, è triste che una ragazza di 23 anni sia cosi pessimista,ma è anche vero che quello che dici rispecchia la realtà di Napoli e dell’Italia in senso lato.Ho qualche anno più di te e sono un professionista in quello che faccio, ma trovo molto difficile, se non impossibile realizzarmi qui (Napoli), dove gli ostacoli per i figli di ‘nessuno’ sono giganteschi. Ti auguro tanta fortuna, come la auguro a me e a tutti quelli che ci stanno provando…
é sicuramente vero tutto cio…
Ma io credo che steve jobs nn sarebbe potuto nascere nemmeno a milano
hai dimenticato un fattore.. se stefano fosse riuscito nell’impresa, il logo non sarebbe stata una mela, ma una pummarola..
tutto vero ma…..se Steve fosse nato in provincia di Napoli, sarebbe stato ancora + geniale,avrebbe l’ energia che solo il sole di Napoli ti da, e gli anticorpi per difendersi da tt quello che hai raccontato!!!! oppure sarebbe stato un delinquente…. delle 2 l’ una …. ma la seconda …numericamente è infinitamente meno probabile!!!!!
my best compliments , dear Antonio ! some people aren’t used to an environment where excellence is expected ; goodbye !
ciro iuorno , m.d.
Oppure tenere gli occhi aperti e piantare i pomodori dove crescono bene i pomodori e le aziende hi-tech dove crescono bene le aziende hi-tech, mettendo da parte Napoli, Roma, Milan e Juve per un po’, staccandoci dalla gonna di mammà o dai pantaloni di babbo, viaggiando per imparare e provare a colmare le differenze.
Ah, un’altra cosa che noi italiani facciamo bene è parlare, parlare, parlare: siamo i maggiori esperti di praticamente tutto lo scibile…
BRAVI RAGAZZI, DENUNCIATE, e dite basta a questi bastardi! I talenti siete voi e dicono che se ne vanno i cervelli! Ma che faccia di c….certo che se ne vanno se non li aiutano! Costringono la gente a chiedere l’elemosina per tenerli sottomessi pezzi di m… vigliacchi, ladri. Leggete quello che diciamo e andatevene al diavolo voi vi fa paura o pensate che la fate franca anche con questa?
verissimo, ma camorra a parte, succederebbe la stessa cosa in tutte le zone di d’italia, non solo a napoli
ahahahahahahah non riesco a non ridere ma sono abbastanza d’accordo. Credo comunque che l’approccio mentale sia fondamentale, almeno per chi vuole rimanere dalle nostre parti. Sono sicuro che la Apple non sarebbe potuta mai nascere nel “napoletano” ma forse con un entusiasmo differente si potrebbe realizzare comunque qualcosa invece di fare sempre gli impiegati, magari comunali così stai sicuro. Non ci si richiede di metter su un impero di miliardi di dollari più potente dell’Eni, ma solo di metter su un po’ di attività economiche innovative quanto basta. Siamo troppo indietro per pensare alla Apple ed in realtà è difficile trovare in giro dei geni come Jobs. Da noi l’innovazione sta nella testa oltre che nella tecnica e fare innovazione a volte può essere una necessità proprio in contesti sottosviluppati come quelli della cosiddetta “zona convergenza” europea. E’ la forza della disperazione, l’ambizione, la voglia di rivalsa, la sfida. Chi vuole può anche morire per la propria causa senza volere necessariamente che il suo genio sia riconosciuto da rai1 e canale5. Quelli che vogliono i riconoscimenti ,si, forse devono proprio andar via.
… bel racconto, TRISTEMENTE VERO nella nostra realtà, ma se un giorno dovessi scoprire di essere nata madre di uno “STEVE JOBS”, farò di tutto per fare in modo che nessuno gli tappi le ali…
Bell’articolo.
clapt clapt calpt chapeaux! 😀
Che amara verità… Io sono nata a Napoli… forse meglio dire in Italia.. perché purtroppo -camorra a parte- (che poi è intrecciata comunque con tutta la penisola) credo che questa realtà sia comune per tutti i giovani italiani… Come ha suggerito qualcuno Stefano Lavori avrebbe fatto meglio ad andar via… però ci vuol coraggio anche a restare…
In Italia della mela sarebbe rimasta solo il torsolo se con tutto il magna magna non si mangiavano pure quello
hai pienamente ragione , ma non capisco dove vuoi arrivare …si sa che a napoli come nel resto di italia la apple non sarebbe mai nata cosi come la microsoft ecc ecc ….ma questo non toglie che steve jobs è un genio , e buon per lui e per noi che è nato in california , altrimenti oggi stavamo ancora con le macchine da scrivere ….
esagerato! se non c’era lui c’era un altro… anche se ti consiglierei di leggere questo http://www.kataweb.it/tvzap/2011/06/23/quando-olivetti-invento-il-pc-storia-di-unoccasione-mancata-226563/
Vorrei che ti sbagliassi, ma come darti torto?
E sarebbero finiti a produrre schede pirata per vedere Sky…
mah, devo dire che questa volta non sono d’accordo. non che non sia un’analisi giusta, però la genialità di jobs credo che in altri contesti -certo- abbia dovuto scalzarsi da situazioni ingartbugliate anche più di queste, penso a quando è uscito e rientrto nella sua società, alla gente che licenziava via sms, insomma non credo che sia solo stato un genio creativo, ma anche un uomo dotato di straordinaria tenacia. perciò mi piace pensare che se fosse nato a napoli avrebbe trovato un modo inusuale di non mollare e riuscire dove tutti hanno fallito.
Tutto vero, ma non solo a Napoli. Ormai tutta l’Italia è così.
Vai, vai ovunque tu possa vivere con dignità. Io a suo tempo, pur avendone l’occasione non l’ho fatto e ora vivo bene (finchè dura). Capisco quindi chi parte e anche chi resta.
Buona fortuna
amarissimo ma impossibile da contraddire, complimenti per il post!
Stefano Lavori, se fosse stato il vero Steve Jobs. Ci sarebbe riuscito uguale. Perché con quello che hai scritto qui, hai fatto capire che non ci credevi davvero. Non pensare che Steve Jobs non abbia trovato nessuna difficoltà.. Perché sono sicuro che non è così.. Per ogni cosa c’è un momento nel quale pensi di non poter più andare avanti.. Ma la vera genialità che distingue noi, persone semplici e normali, da persone come Steve Jobs è il riuscire a superare quei momenti e andare avanti.. “Solo coloro che sono talmente folli da pensare di poter cambiare il mondo lo cambiano davvero.” http://bit.ly/rr2w2Y
E, ultima cosa, chi pensa di non poter riuscire in un impresa come quella di Steve Jobs. Non ci riuscirà mai, ma solo per colpa sua. Ha già perso in partenza.. Non so se mi spiego..
Sarà vero, ma neanche negli USA di oggi ci sarebbero riusciti…
Ho appena letto questa storia alla mia ragazza (lei ha un progetto importante e geniale che vorrebbe realizzare); appena finita la guardo, è commossa, non sono riuscito a dirle una parola….che tristezza…..
Atrocemente vero.
Nascerai pure nel posto sbagliato, ma credo che se uno ha abbastanza forza e pazzia riesce a fare qualcosa. Andare via, per esempio? Tirare un po’ come garagisti e ricominciare?
Non mi sembrano troppo folli, ‘sti due. Altrimenti non si sarebbero arresi.
Chiamami illusa, se vuoi.
1) PARLIAMO DI 30/40 ANNI Fà, DOVE TUTTO IL MONDO CRESCEVA.
2) OGGI GLI U.S.A. STANNO PEGGIO DI NOI CON I CARICHI FISCALI.
3) SICCOME POTEVA ACCADERE A NAPOLI, L’UNICA COSA CHE CAMBIAVA ERA CHE LA MELA ERA “ANNURCA” QUINDI PURE PIù BUONA!!
Bravo hai descritto perfettamente una verità amara; purtroppo non solo a Napoli i sogni rimangono nel cassetto ma in tutto il meridione e forse, ai nostri giorni in tutto il Paese.Solo la riscossa di chi, proprio malgrado, si sente espulso potrà dare speranza al futuro.
verissimo … ma molte pratiche sono dure proprio in italia … si a napoli c’è un problema economico da risolvere con la camorra … ma dall’altra parte c’è la possibilità di scendere a patti con i vigili, la finanza, l’Inps, l’ispettorato del lavoro, l’ufficio tecnico del Comune, i vigili sanitari che essendo umani anche loro e ti appoggerebbero nei limiti delle loro possibilità, cosa che credo nel resto dell’italia … nn succede perchè nessuno vuole aiutare dei ragazzi che cercano di fare fortuna … questa è l’italia che ci stanno lasciando
Avete dimenticato la parte dove date tutta la colpa ai Savoia.
Concordo con quanto enunciato nel post, e comunque non se ne può più di questo fare santi tutti quelli coi milioni e l’esposizione mediatica che passano a miglior vita. Io ho scritto questo post http://www.brillantelaureatooffresi.com/2011/10/isad-pensiero-su-jobs-e-i-guru-20.html date un occhio se vi va.
Mattia
Brillante laureato offresi
Triste, ma vero….povera Napoli mia……..
Ciao,
ho letto un pò questo che hai scritto… sembra (con le dovute proporzioni, ovviamente, non sono nemmeno l’unghia di Steve Jobs) la mia storia finora, con la differenza che non ho nemmeno il garage quindi devo pagare anche l’affitto!
Complimenti!!
Fa rabbia riconoscere che è tutto vero!!
se fosse successo oggi… ma se fosse successo 40 anni fa nn sono del tutto sicura che sarebbe andata così… dai su!!
dai su… adesso nn esageriamo… fosse successo oggi forse sarebbe anche andata così, ma 40 anni fa le cose non erano proprio così incasinate dai!! non siamo sempre disfattiste!!
Bello, divertente e amaro al contempo. Complimentissimi.
Caro Antonio, magari c’hai azzeccato, il suo vero nome era Stefano Lavori, ed e’ dovuto scappare da Napolòi prprio per le ragioni che hai menzionato, ha dovuto cambiare nome perche’ ricercato dalla camorra….e finisce che tutte le cose buone ed i cervelli buoni si trasferiscono in america. Ma sai che c’e’ una storia quasi verosimile?…non so se ricordi il LEMON, un computer inventato da 2 italiani, identico all’ APPLE?….poi finito nel dimenticatoio…..
certo marco. risolvi prima il problema camorra, evasione fiscale e corruzione e poi ne riparliamo! nel frattempo io me ne vado altrove a sentirmi realizzata veramente!
l’unica cosa vera e dannosa è la comorra,tutto il resto che hai scritto non ha senso;per te le banche ti dovrebbero regalare i soldi,non dovresti pagare le tasse e neanche il commercialista,che lavori in un posto non a norma è colpa di chi controlla e non tuo….bah
Sacrosanta verità, ma nn solo nel napoletano, cosí anche a foggia… Posto giusto é la cosa principale.
Questo concetto è da manuale della tristezza Italiana. Riassume tutto quello che la nostra generazione sta perdendo, L’Italia non è più nostra, noi non siamo più l’Italia.
Alfonso, l’Italia e’ solo una zona di 300 mila km quadri, in cui la gente parla la tua lingua, in cui si trovano citta’ di cui senti spesso parlare. L’Italia non e’ degli italiani, ne lo deve essere. E’ una superficie territoriale che offre opportunita’, e dal momento che ti riesci ad immaginarti realta’ differenti, vuol dire che queste realta’ ESISTONO! Il paese dei balocchi di ognuno e’ dfferente e bene o male, c’e’ un modo per arrivarci. Per chi e’ legato alla mafia, l’Italia e’ perfetta. Anche per il cibo, per la salute, per chi ama i paesaggi mediterranei. E non trovo nulla di male nell’autoespulsione, perche’ di nuovo, e’ solo una questione dei confini che sono piu’ mentali e burocratici che fisici!
Si, come darti torto.
Analiticamente è come dici… ma resta il fatto che in termini emotivi il costo da pagare c’è… oltre alle città, alla lingua e alle altre cose di cui hai parlato, c’è la cultura Italiana, “quella buona”.
Senza contare che purtroppo, troppe volte, l’autoespulsione nasce come una necessità e non come la volontà naturale di reinterpretare il concetto di confine rendendosi conto che è una costruzione sociale.
Dunque, forse, la riflessione è: se a me piace il mio orticello, se a me piacciono i frutti che potenzialmente posso cogliere perchè devo essere costretto ad apprezzare l’orticello più lontano con i frutti diversi dai miei?
Mi raccomando, che si continui a dare la colpa agli altri e a piangersi addosso. Ma come fate a pensare che sia sempre e solo colpa degli altri ?
Avete finito di compatirvi? Bah…
non so se ridere o piangere, comunque è tragicamente comico.
Hai ragionissima! Anch’io sono laureata e ora frequento la specialistica. Non appena avrò finito la prima cosa che farò è andare via da questo paese. Anche a me è capitato di sentire persone che affermano che la vera sconfitta è scappare, ma alla fine sai che c’è? Si tratta di persone che più in là del proprio naso non sono andate nè sanno/vogliono vedere, persone che, un po’ per comodità un po’ per paura, non vogliono abbandonare il tetto sicuro e confortevole di mammà che gli fa trovare il piatto pronto a mezzogiorno e i vestiti puliti! per non parlare di quelle ragazze incatenate ai propri fidanzati che non hanno nemmeno il “permesso” di uscire una sera con le amiche e che sono costrette ad adattare il loro futuro in base alla loro mentalità arretrata e da mammoni. quindi per “appararsi” dicono che fuggire è da cordardi! quante ne ho sentite di ragazze così e non sai quanta pena mi fanno! non sanno che i veri vigliacchi sono loro che non si smuovono manco morti da dove sono e non vogliono mettersi in gioco. Forse non capiscono che finché ci sarà la camorra, l’evasione fiscale, la corruzione e le cosiddette “conoscenze” non c’è speranza per nessuno qui! non ascoltate i tg? non avete sentito che in italia non c’è futuro per i giovani? e non c’è niente di meravigliarsi perché il problema è a monte. come possiamo sperare di andare avanti se abbiamo un criminale a capo del governo?? e qui mi fermo per non divagare, ma penso che le schifezze che fa e dice le conoscete tutti! state a sentire a me, levatevi le fette di prosciutto davanti agli occhi e puntate più in alto ché qua stiamo ancora “inguaiati”!
Bellino, ma io parto sempre dal presupposto che quando la storia si fa bella chi ne e’ artefice o protagonista la racconta sempre un po’ romanzata. Mi spiego: io non credo alla storia del garage e a questi due nerds che lavorano da soli come due topini in un garage, credo che siano stati aiutati finanziariamente dai genitori e coperti abbondantemente…da qui il seguto. Se poi vogliamo credere alla favoletta del garage, crediamoci.
Saluti
ps con questo non ci sono dubbi che in Italia sia tutto piu’ difficile e non comparabile alle opportunita’ che vengono date ai giovani all’estero.
Io sono sempre dell’idea che c’e’ un posto per tutto, e spesso, una maniera per arrivarci. Volete possibilita’ imprenditoriali? USA e’ una buona meta. Arte? Berlino. Moda? Milano. E’ brutto da dire ma lasciare il luogo dove si e’ nati e’ difficile, ma sia chiaro, e’ imporbabilissimo che la citta’ in cui nasci debba anche essere quella in cui muori. Se non avessi avuto quei pochi soldi guadagnati lavorando, e risparmiati rimanendo senza cibo per piu’ di una settimana, sarei andato via dall’Italia a piedi. Seriamente. Scappare ha un prezzo, ma poi ripaga. E vi ripeto, a meno che non abbiate problemi deambulatori, a meno che non riusciate ad avere un visto per certi paesi, se avete le gambe avviatevi a piedi che ne vale la pena! In bocca al lupo a tutti quelli hanno palle, e gambe.
Leggendo sto link capisco che, come stanno le cose in italia adesso, non usciremo mai dalla nostra situazione di: niente sviluppo, niente crescita e conseguente povertà. Il problema è che noi siamo poveri anche dentro e se facciamo un pò di conti vediamo che:
1) burocrazia italiana + delinquenze verie (Camorra, mafia etc..)=fallimento del sud Italia;
2) Burocrazia italiana + niente incentivi al…le aziende italiane (anzi…meglio che le chiudete le aziende visto che non sono competitive rispetto a concorrenza sleale dei paesi orientali con costo del lavoro=0,01%)= fallimento delle aziende italiane, quindi anche fallimento dell’ex ricco nord Italia e quindi pure centro e isole. Io che lavoro in africa mi rendo conto che fra poco chiederemo noi la carità agli africani, è solo questione di tempo……..in effetti per come Berlusconi l’estate del 2010 leccava il culo a Gheddafi per un pò di petrolio ci fa capire che già stiamo comin…
È talmente verosimile come storia, che mi viene un’immensa tristezza! così non c’è speranza…
Troppo vero per non condividerlo su fcb, Grazie Antonio
Qualcuno dice “Potevi titolare Italia, al posto di Napoli”. Ma ricordo che in questa città sono ancora in corso, per dirne una, i lavori di “Italia ’90”, e le difficoltà, per chi vuol fare impresa, sono gigantesche. Come i costi.
Voleva fare impresa a Napoli? Steve… frisco!
nient’altro da aggiungere complimenti
l’articolo è chiaramente di genere satirico. Ovviamente non è la verità, dunque non è da approcciare secondo le categorie del “vero o falso”. Mette comunque in luce delle evidenti contraddizioni nel nostro sistema sociale ed economico, particolarmente degradato nel Sud oltre che in tutta Italia (a Napoli credo si sia toccato l’apice) e lo fa in modo irriverente ed amaro. Complimenti all’autore.
Azz, ma allora è vero che i partenopei hanno imparato a criticare la propria città, a vederne anche i difetti, premessa necessaria per il suo miglioramento; invece di dire sempre Napule è a città chiu bell d’o munn!
Quest’ “articolo”, “storiella”, non so esattamente come chiamarla, è PIENA zeppa di stereotipi, e fa sembrare l’America, al contrario di Napoli, come il posto dove realizzare i propri sogni…
APRITE GLI OCCHI, il mondo è la stessa “chiavica” OVUNQUE, la mafia c’è dappertutto, dagli Stati Uniti al Giappone, Le istituzioni politiche sono compromesse OVUNQUE, a cominciare proprio dagli Stati Uniti, dove il presidente non è che un fantoccio nelle mani delle famiglie ricche che gestiscono le banche.
E poi parliamone: Quanta gente avrà mandato in bancarotta Steve Jobs per arrivare dov’è arrivato? Indubbiamente è stato un genio e una mente brillante, ma quando si parla di imprese che valgono milioni o addirittura miliardi di dollari, le menti brillanti contano relativamente, entrano in gioco meccanismi che noi manco immaginiamo. Non possiamo immaginare questi meccanismi, ma non possiamo ignorare l’idea che esistano solo perché non li capiamo, e abbandonarci alle favolette in stile “Napoli = pizza e Mandolino”, perché è questo che mi sembra quest’articolo. Se in Italia stessimo così “inguaiati” rispetto alle altre parti del mondo, sentiremmo parlare di “CRISI ITALIANA” e non di crisi DELL’ECONOMIA MONDIALE.
Sarà pur vero quello che dici tu,
ma partire da zero con un progetto del genere a Napoli
non è come provarci in un posto come, per citarne giusto un paio,
Vancouver o, Copenaghen.. “Napoli”, non so se rende l’idea..
Poi l’autore vive a Napoli, e con il suo articolo gli andava
in maniera molto realistica, descrivere una realtà,
anche come forma nobile di protesta..
E poi, Steve Jobs ha saputo inquadrare il suo progetto in una realtà
ben diversa da quella di adesso..
Il mercato si è poi trasformato in quello che è non per colpa sua..
Il concetto non è “produrre pc” in questa Napoli 2011,
ma è quello di “realizzare un sogno qualsiasi, metterlo in pratica,
inquadrarlo nel giusto mercato e partire”..
Francesco, scommetto che non sei mai uscito dall’Italia, mossa utilissima per incrementare le capacita’ di visione a lungo termine, e “sguardo globale”. Nel caso tu sia veramente uscito dall’Italia, penso sia il commento peggiore letto sul blog. Principalmente, perche’ hai usato dei concetti veri, in maniera totalmente immatura. Il mondo non e’ tutto uguale dal punto di vista di questa conversazione. Le citta’ hanno cose in comune ma qui Francesco si parla di ben altro, l’errore che fai e’ interpretare malissimo le informazioni che hai, e tagliarti le gambe da solo! Senza rabbia, ma opinioni del genere le ho sentite da persone che parlano con parole di altri, e nel caso tu sappia di cosa tu stia parlando, evitando esempi del tipo “totalitarismi” contro “democrazie” (e ti prego di non paragonare il “regime” del nostro pessimo premier ai totalitarismi asiatici) e molti altri che farebbero crollare la tua tesi, ti consiglio di abbandonare questo punto di vista, ben lontano dalla realta’, e tipico della persona che sa di perdere in partenza.
Non e’ questione di Pizza e Mandolino, ma di burocrazia, di un Paese (nonostante tutto voglio ancora scriverlo con la maiuscola) che non riesce a fare sistema, che non crede nei giovani, nell’iniziativa privata, che non incentiva, che non promuove, che non premia.
Un Paese che schiaccia qualunque cosa sotto il peso delle sue necessita’ immediate, senza un piano a lungo termine.
Ti spiego la storiella, visto che forse ce n’e’ bisogno: se Steve Jobs e Steve Wozniak avessero dovuto aprire qui, la Apple non sarebbe mai esistita e lo Stato italiano non avrebbe mai incassato le tasse miliardarie che avrebbe prodotto, troppo preso a prendere i quattro euro che avrebbe potuto pagare agli esordi e a partecipare al banchetto insieme a banche, strozzini e malavitosi.
purtroppo è verissimo, e lo dico da napoletana fiera di esserlo..
è un discorso applicabile a tutta l’Italia però
Vero.
Com’è vero che la vita vola via..
Se il sogno di Stefano Lavori era di realizzare e vendere i Pc,
non vedo perchè per una questione di “coraggio” e “orgoglio”
sarebbe dovuto rimanere in un posto dove il suo sogno non
si sarebbe mai realizzato, solo perchè il posto si chiama “casa”..
Il suo sogno era di produrre Pc, non di cambiare il mondo urlando..
Casomai solo dopo aver realizzato il suo sogno, ALTROVE,
magari sarebbe potuto ritornare a casa, essendo diventato qualcuno,
e per quella sorta di legame affettivo provare a cambiare il mondo..
E’ facile dire “avere il coraggio di rimanere a casa”,
poi quando meno te lo aspetti sei pieno di rughe,
non c’hai una lira, pardòn, un euro (forse),
sei pieno di acciacchi e di debiti e pensi,
“ma chi diavolo me lo ha fatto fare di rimanere
in questo posto di…”
Sei un genio…
chiedo scusa ma io credo che il tuo racconto sia accettabile se inserito in un contesto tipo Zelig.
La verità, lo dice la storia e non io, è che le capacità, il genio, la volontà riescono quasi sempre ad avere la meglio.
La verità dei nostri tempi è che abbiamo contribuito a creare il vuoto, che puntualmente viene occupato da uomini con mire egoistiche.
La verità è che poi siamo tutti bravi a puntare il dito verso questi uomini ed a imputare loro i mali che affliggono la nostra società.
Siamo un gregge e nei greggi non nascono i campioni … in questa Napoli e in questo Sud Steve Jobs non sarebbe mai nato !
Bellissima e vera storia anche se Stefano Lavoro fosse stato a Milano! Ma c’è una cosa che voi giovani di tutta Italia dovreste fare, ovvero alzarvi in piedi e dire “BASTA” non con la violenza ma con le vostre capacità, la vostra intelligenza e la vostra preparazione. A voi il potere di cambiare e permettere che un Stefano Lavoro possa portare avanti il suo sogno nel cassetto a Napoli piuttosto che a Bari o Milano!
Buon lavoro ragazzi.
Ombretta
“Amico mio” che quadro triste che hai dipinto … ma come darti torto!!!
Bravo Antonio! Applausi!
Vedi? Ti scopiazzano e si camuffano anche sul ‘fattoquotidiano” ormai testata cult
http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/10/09/e-se-cupertino-fosse-stata-in-italia/163066/
Fagli causa per i copyright, ”monetizza, cazzo, monetizza !”
Preciserei che il lettore non napoletano crede che ci sia del sarcasmo e del surrealismo nel tuo racconto, solo un’ amara coscienza delle cose, che il tuo racconto sia solo una fattispecie astratta di una possibile realtà napulegna. Perchè non vivono qui e non sanno davvero di che pasta è fatta la gente qui. Tu hai spiegato invece la pura, semplice realtà quotidiana. Anche io ho pensato esattamente le stesse cose che hai benissimo trasmesse tu con quest’apologo, mentre si cunsumava la beatificazione di Steve Jobs sul web;
trovavo gaglioffe tutte quelle sentenze, idee, certezze riportate dai suoi discorsi pubblici sul coraggio di esser pionieri nelle propria vita, anticonformisti, credere in qualcosa e bla bla. Senza il contesto socioculturale giusto ti devi limitare a vivere. Quelle di Jobs sono le certezze, esperienza ed l’etica di un americano, che è nato e vissuto in una società post industriale e post portestantesimo e sono inapplicabili qui come in gran parte del globo, noi non possiamo trarre ispirazione dalle sue parole nè credervi nella realizzabilità perchè siamo dei mer(i)dionali -con l’aggravante di esser napoletani- nati vissuti e fottuti in una tribù premoderna criminocratica. Leggevo del successo mondiale di Jobs venuto dal nulla ma pensavo anche all’eroismo di una Rosa Parks e ciò che da lei è scaturito, cose qui impensabili. Mi si spremeva il fegato di bile a pensar di esser nato qui, in mezzo alla..
sf.. imma della gente
Signori, non è solo una questione “napoletana”! E’ ITALIANA!!!! E’ stupido fare finta che non sia così! A Napoli e nel Mezzogiorno questo modo di fare perdente risalta di più perché questi luoghi (soprattutto Napoli) fanno audience sul pianeta.
Bravo Antonio. Un pezzo vero e molto molto triste.
Alternativamente, se Steve fosse nato a Napoli o altrove in Italia e fosse stato cazzuto com’era, non si sarebbe arreso e sarebbe partito da questo paese – come fanno tanti altri italiani in gamba, in tutti i campi – e sarebbe emigrato in un altro paese europeo o negli States, dove avrebbe fatto la fortuna sua e di tanti altri che, grazie a lui avrebbero avuto un lavoro.
Purtroppo, dolorosamente devo ammettere che con molte probabilità a Napoli o anche giù di qui sarebbe andata così, ma vorrei sperare che si possa cambiare … non so se è solo utopia ma io vorrei poprio.. in bocca al lupo e forza e coraggio rimbocchiamoci le maniche!!!
I commenti sono davvero troppi, ho fatto solo una panoramica, ma mi sembra che sia qui, che nel post, non viene considerato un altro fattore determinante: il mercato di sbocco.
Una cosa è offrire un prodotto innovativo nel campo della tecnologia in America, nella silicon Valley, un altro è farlo a Napoli, o anche in Italia.
Purtroppo è il nostro Paese ad aver segnato il passo e ci sono sogni che qui non possono essere realizzati, nonostante le proprie capacità, la fantasia e la tenacia.
Un’idea innovativa, soprattutto nell’high tech, ha sì delle barriere all’entrata enormi in Italia (ma anche in altri Paesi europei, tanto per non sentirci soli), correttamente elencate nel post, ma anche e soprattutto, un mercato servibile iniziale e una capacità di penetrazione del mercato globale veramente esigua, confrontata con gli Stati Uniti.
Sono lontani i tempi di Olivetti…
😦
questione di punti di vista, secondo me è più facile fuggire dal problema anziché affrontarlo; e non si creda che chi resta non si metta in gioco, anzi, lo fa cento volte di più
tristemente reale
purtroppo è verosimile…
A malincuore quoto! E’ proprio vero. Napoli e’ stata capitale secoli fa, ma adesso e’ ridotta ad un cumulo di macerie e munnezza. E’ molto triste e viene da chiedersi se e quando riuscira’ mai a cambiare. Io sono un’altro che se n’e’ andato… In bocca al lupo a chi resta. Spero possiate essere felici lo stesso. In fondo, dove c’e’ gusto non c’e’ perdenza. 😉
E comunque, siamo un Paese morto già da quando si pensava fossimo all’epoca del boom economico:
La improvvisa morte di Adriano Olivetti nel 1960 (seguita dopo un anno appena da quella dello stesso Tchou) coincidenze? (ndr) interrompe il cammino informatico dell’Olivetti. Negli anni successivi l’azienda entra in una profonda crisi finanziaria, causata dalle divisioni interne alla famiglia e dall’impossibilità di sottoscrivere aumenti di capitale. La Olivetti deve ricorrere a finanziatori esterni. Nel 1964 il controllo viene assunto dal cosiddetto Gruppo di intervento, costituito da Fiat, Pirelli, Centrale e da due banche pubbliche, Mediobanca e Imi. Riguardo al loro atteggiamento risulta emblematica la dichiarazione di Vittorio Valletta, allora Presidente della Fiat: “La società di Ivrea è strutturalmente solida e potrà superare senza grosse difficoltà il momento critico. Sul suo futuro pende però una minaccia, un neo da estirpare: l’essersi inserita nel settore elettronico, per il quale occorrono investimenti che nessuna azienda italiana può affrontare”.
Il Gruppo di intervento decide dunque di cedere la Divisione Elettronica alla General Electric, nell’apparente disinteresse del governo e dei media. (La Olivetti mantiene il diritto di proseguire l’attività solo nel campo della piccola elettronica; ciò consentirà a Pier Giorgio Perotto di realizzare nel 1965 la calcolatrice Programma 101, considerato il primo personal computer della storia mondiale.)
Il dibattito sulle responsabilità del fallimento che tali scelte generarono chiama in causa la miopia della classe imprenditoriale che prese tale decisione, l’indifferenza della classe politica di fronte ad un settore che aveva un’importanza strategica per l’intero paese e l’inerzia di un sistema bancario poco coraggioso; quel che è certo è che quella data segna la fine del sogno informatico Olivetti e fa perdere all’Italia un primato d’eccellenza che non recupererà mai più.
Per chi volesse approfondire:
http://www.lastoriasiamonoi.rai.it/puntata.aspx?id=312
Mi unisco anche io al coro dei complimenti. Ci sono arrivato tramite Facebook, ma il link mi ha portato sul sito del giornale Leggo: http://www.leggo.it/articolo.php?id=142452 Ma li hai autorizzate te a pubblicarlo oppure se ne sono appropriati indebitamente?
Ho letto con grande piacere la feconda discussione che ha creato questo interessantissi
mo articolo, che con i suoi pro e contro ha evidenziato alcune problematiche strutturali che riguardano l’Italia in particolar modo, ma anche il resto del mondo.
Nel caso evidenziato sarebbe stato il caso di chiarire l’orizzonte temporale; di per sè va detto che attualmente non esistono solo i canali europei e bancari per ottenere un finanziamento alla propria idea. Ho una esperienza diretta in questo senso:
A) per i fondi europei le regioni del Sud sono nel caos più totale, per ovvi motivi che si possono facilmente intuire. In Italia spendiamo poco e male, e tranne qualche regione del centro-nord virtuosa, il Sud rischia di essere sbattuto fuori dai fondi europei a partire dal 2014 per manifesta incapacità.
B) Il mondo bancario è alle prese con un problema di profitti, pertanto aldilà del credit crunch e sapendo che sono di importanza vitale per il sistema economico globalizzato, troverà molto conveniente investire in trading e derivati; il resto non ha senso, l’unica teoria applicabile è che il capitalismo come conosciamo è fallito e andrebbe applicata la teoria del capitalismo distruttivo di Schumpeter!
C) Il mondo dei privati è ben disposto a finanziare progetti innovativi, l’ho toccato con mano, dalle angels alle venture capital, una buona idea può essere finanziata, valorizzata e portata a compimento.
E’ vero, burocrazia e sistema Italia da paura, ma in realtà il problema non è dire se Napoli va male, l’Italia va male o il mondo va male. Ognuno può scegliere la strada che vuole ed essere affamato e folle, a mio giudizio, andrebbe rivisto come una sorta di incintamento a migliorare e migliorarsi, aldilà del problema geografico.
Perchè in un mondo globalizzato come il nostro dovremmo imparare ad essere cittadini del mondo, ovunque noi vorremo vivere o muoverci
Completamente d’accordo… il sistema locale è fondamentale per sviluppare una qualsiasi attività innovativa… il problema è modificare proprio il sistema locale… tutte le mappe cognitive, le “tradizioni”, preconcetti, burocrazia e soprattutto la criminalità…
Queste cose non sarebbero successe solo a Napoli. Ma ovunque in Italia.
Eppure se c’è una cosa che Steve Jobs ha insegnato che non vale mai la pena arrendersi,
tanto siamo già “nudi “.
Leggo in quest’ articolo molto pessimismo e rassegnazione , e non è quello che ci serve.
Piangersi addosso e dire che qui non funziona nulla non serve.
Serve invece combattere strenuamente per le proprie idee, denunciare, impegnarsi per il cambiamento. Credere che possiamo farcela. Scrivi storie vincenti che ce ne sono anche qui a Napoli, invece di scrivere storie perdenti.
Non fanno bene queste cose, questi articoli, se c’è solo questo. Dovete fsre lo sforzo di cercare il barlume di lucenel buio se volete che le tenebre siano a poco a poco sconfitte.
Parlare solo de buio è troppo fscile
che aspettate a trasformare Napoli …… non dipende anche da voi? …… che fate voi pr prendervi la responsabilità di quello che succede attorno a voi ….. è sempre colpa di qualcun altro, sempre responsabilità degli altri …… un uomo armato davanti a uno disarmato puo’ avere la meglio …… un uomo armato davanti a due uomini disarmati se questi decidono di agire insieme non se la cava più tanto bene …… davanti a tre uomini disarmati che si uniscono perde di certo ……. buona fortuna …….
Articolo godibilissimo, per parte mia, con una provocazione di fondo che – a giudicare dal numero e dalla qualità dei commenti – ha fatto centro.
Forse stereotipato, come ha evidenziato qualcuno, ma utile.
Il dibattito che ne segue comporta però due forti rischi di generalizzazione: uno di contesto, l’altro di significato.
Come altri hanno già sottolineato, Napoli (o l’Italia se vogliamo accettare l’estensione) non è certamente un ambiente facile e le sue regole, codificate o meno, sono spesso effettivamente ostili.
Ma questo non significa necessariamente che in altri Paesi le cose siano più facili.
Contesti diversi, difficoltà diverse; ma grossomodo le condizioni al contorno per “riuscire” sono piuttosto dure per tutti.
“Stay hungry, stay foolish” non è una formula segreta.
Se fosse così, nascerebbe un’Apple ogni sei secondi nel mondo.
È un modo di affrontare le cose, un approccio mentale, un’intenzione.
Lasciamo perdere per un momento che Steve Jobs fosse anche uno spietato manager e che la storia del garage possa anche essere stata romanzata, la sua grandezza (e non a caso il mondo intero ne ha dato risalto: non sono in tanti…) è che ha portato avanti un’idea nella quale ha creduto fino in fondo.
Continuiamo nel paradosso della storiella: Stefano Lavori alla fine – nonostante tutto – ce la fa e fonda la Pummarola, una catena di computer con il simbolo di un pomodoro (morsicato).
Arriva a 30 anni ed è milionario.
Ma viene estromesso dall’azienda.
Quanti di noi (napoletani, milanesi, italiani, polacchi, bretoni, peruviani) si fermano e si godono il meritato ozio?
Quanti ripartono, fondano altre due società, rientrano in quella originaria – ridotta al fallimento – e la fanno diventare un simbolo oltreché la prima società di hardware in un periodo di crisi mondiale?
Ecco, il significato del messaggio sta proprio qui.
Quello che ci serve nela vita è fortuna, metodo e talento.
Quando capitano tutti e tre – e capitano poche volte – arrivano gli Steve Jobs.
Con due si riesce a farcela, pur senza troppi proclami.
Uno solo è un bel problema.
Ai napoletani – e agli italiani – in genere il talento non manca.
In assenza di fortuna, non ci resta che perseverare e applicarci al metodo.
O piangerci addosso.
interessante conclusione 😉
Anto’, mi hai battuto sul tempo!, stavo scrivendo un raccontino-breve di due ragazzi un po’ frikkettoni che nella campagna toscana “inventavano” la Apple!, (con molte cose simili a quelle che hai scritto tu)…, ma vedi un po’ le cose divertenti che accadono attraverso la Rete! Diciamo che condivido quasi tutto il tuo “articolo” e ringrazio la Rete che me lo ha fatto incontrare (e tu che lo hai scritto, ovviamente)… E se passi in lucchesia fammi sapere che al tuo prossimo libro ti regalo la grafica di copertina! ;-)) Buona vita a te!
Il discorso si potrebbe espandere a tutta l’italia, per come e’ impostata la mancanza di fiducia nelle persone. E di conseguenza l’assenza di meritocrazia.
Non solo a Napoli… In ogni angolo del paese.. dalle alpi alla sicilia, dal piemonte al friuli… ho esaurito gli argomenti!!!
Vota Antonio, vota Antonio, vota Antonio…
le cose andrebbero anche peggio
Sei un grande come solo a Napoli sapete 🙂
Sono capitato qui per caso e ho letto il blog e tutti i commenti. Io sono andato in pensione ora e ho un figlio (l’unico) a Londra e vedo in quello che scrivete la stessa sua situazione.
Laureato con 110 e lode in ingegneria tlc (laurea vecchio ordinamento) a 23 anni, in Italia nessuno ha risposto alle sue richieste di lavoro. Solo agenzie interinali con contratti “body rent”. Ha lavorato qualche mese a Milano in questa situazione e poi ha partecipato ad una selezione a Londra e lo hanno preso dopo un colloquio telefonico ed uno di persona a Londra. Questo a giugno del 2007. Dopo un anno ha cambiato lavoro con un grosso aumento di stipendio e con un lavoro di maggiore responsabilità e di maggior interesse. Lo vedo e lo sento contento, bene inserito in questo ambiente internazionale ma irrimediabilmente lontano da una Italia che si avvita sempre più su se stessa.. L’aeroporto è sempre pieno di giovani italiani che partono, “la meglio gioventù” e qui restano solo gli intrallazzati con il potere regionale/provinciale/comunale/sindacale e mafioso. Sono stato fino a giugno un insegnante ed ho sempre creduto che la scuola fatta seriamente assicurasse la strada per emergere e per inserirsi nella società. Per me è stato così, per voi, per lui e per tanti giovani che dovrebbero essere l’orgoglio del nostro paese c’è solo l’emigrazione.
Luigi Colantonio
perdonami, ho scelto di restare e realizzare il mio sogno nella mia città e non sono minimamente intrallazzato con il potere di alcun tipo…scusami ma mi dissocio.
saluti
gianluca
Ciao Gianluca,
io scrivo da Palermo ed il mio è un discorso che può valere per la mia esperienza ed è altrettanto vero che esistono sia qui che a Napoli e in generale in tutto il sud esempi di persone che per capacità, impegno e fortuna ce l’hanno fatta da soli. Ma mi sembra che in generale la situazione sia quella che io ho vissuto tramite l’esperienza di mio figlio. I compagni di università di mio figlio, laureati tutti giovanissimi, sono tutti al nord o all’estero, tranne uno (un ragazzo brillante come gli altri del gruppo) assunto con un concorso “su misura” in un ente di ricerca (il padre insegna all’università).
Io sono ben contento che tu abbia potuto realizzare con le tue capacità e il tuo impegno il tuo progetto di vita a Napoli.
il tuo articolo è geniale, profondamente realistico e al tempo stesso ironico… complimenti antonio
che dire!…avete detto tutto e il contrario di tutto…Io il mio sogno l’ho realizzato nella mia città: Palermo…beh non credo sia molto distante dalla realtà napoletana….non aggiungo altro se non il fatto che bisogno almeno provare a realizzare il sogno e non solo dire: è tutto complicato e difficile, vado via!!..i paradisi non esistono se non in cielo e l’america degli anni ’80 non è quella di adesso così come l’italia di quel periodo non è la stessa di ora.
saluti,
gianluca..
Segnalato su http://www.iPodMania.it complimenti per l’ironia, io toglierei “in provincia di Napoli” e mettterei in Italia… tanto sarebbe stata la stessa cosa 🙂
Davvero, complimenti.
Molto divertente il tuo post, complimenti! Fa riflettere!
Un saluto dai Pirati di Vongole & Merluzzi!
http://vongolemerluzzi.wordpress.com/
Il vero coraggio è restare e cambiare le cose. Volere è potere. L’Italia non è un ferro vecchio che si avvia inesorabilmente verso il declino e il fallimento. L’Italia è un paese di eccellenze, di creatività e di straordinarietà. L’Italia è un paese che vale, e valgono anche gli italiani. Fuggire all’estero è un luogo comune che funziona (non sempre, ma spesso), ma che non risolve nulla. Se ci si tenesse veramente non si fuggirebbe, nè lo si farebbe dicendo che era la cosa migliore da fare (o addirittura l’unica alternativa; non è mai l’unica alternativa; nella vita si può sempre scegliere!). Badate bene, non sto esortando la gente a rimanere in Italia cercando di tirare a campare; facendo il meno possibile, ma sempre nel tentativo di ottenere il massimo rendimento, o di guadagnare di più. Quel che cerco di dire è che chi ha i numeri per cambiare le cose, se lo vorrà, potrà farlo in qualunque parte del mondo sia nato. E mi pare sia evidente, tornando di nuovo a Jobs, come egli si riferisse proprio a questo in quel suo famoso discorso di Stanford. Non ci si sta esortando a far quel che ha fatto lui, ad imitarlo o tanto meno a seguire le sue orme. Anzi, tutt’altro. Ci si esorta a trovare la nostra di strada, ovunque essa sia, al di là di chiunque altro ci stia attorno. E allora è ovvio che un ragazzo del centro-Africa, seppur possa essere il più talentuoso genio della storia, non inventerà mai una nuova Apple, ma se avrà le forze e le capacità di emergere, magari troverà il modo di cambiare le cose nel villaggio in cui è nato, e poi magari nella regione e poi chissà nello Stato intero. Ciò che ci si esorta a fare è “NON” restare fossilizzati in quel che siamo, o crediamo di essere. Cerchiamo davvero di capire chi siamo, e cosa vogliamo e ci piace fare. E allora sì che potremo cambiare le cose, cambiare le carte in tavola, cambiare la nostra vita, e magari anche quella degli altri. Ovunque saremo. Che sia Napoli o la Silicon Valley, il Congo o Manhattan.
P.S.: L’articolo di partenza è comunque veramente ben fatto. In effetti si tratta di un ottimo affresco di quella che potrebbe tranquillamente essere la situazione di due ragazzi nella provincia campana. Ciò nonostante, tornando al mio discorso precedente, forse il vero coraggio di seguire le proprie idee e i propri sogni sarebbe venuto fuori proprio alla fine della tua storia, quando apparentemente i due sono pronti a mollare tutto e “accontentarsi” della vita in cui vivono, quasi fosse una gabbia impossibile da fuggire. Le vere capacità umane si esaltano proprio in quei momenti, non quando tutto è facile e la fortuna ti arride.
Mamma mia che tristezza
La faccio ancora più triste. Al di là se di partita iva, commercialista, finanziamenti vari, chi ce lo assicura che se Steve Jobs fosse nato in provincia di Napoli avrebbe quell’idea? 😉
La prima cosa che succede in Italia a chi ha le idee è dire che non sono valide. Succede in tutta Italia.
La scrivo meglio, che a quest’ora m’è uscita proprio male.
La faccio ancora più triste. Al di là di partita iva, commercialista, finanziamenti vari, chi ce lo assicura che se Steve Jobs fosse nato in provincia di Napoli avrebbe avuto quell’idea?
La prima cosa che succede in Italia a chi ha le idee è che trova qualcuno che commenta che le sue idee non sono valide. Succede in tutta Italia.
Caro Antonio, quanta verita` nel tuo post che spiega la fuga dall’Italia di tante menti fertili. Per realizzarmi, sono andato via anche io, scegliendo come meta questo paese meraviglioso che sono gli USA. Qui` c’e` ”Spazio” per mettere in pratica le proprie idee. Qui` ti lasciano realizzare,senza burocrazia e mazzette varie, qualsiasi ragionevole sogno. Qui`, il motto ”aiutati che ti aiuto”, e` una realta`!! Lo dico con modestia: Anni fa, ho avuto un’idea e l’ho brevettata. Ora produco e vendo l’articolo brevettato. Quanta soddisfazione! Quanta gratitudine verso questo paese.Ti faccio tanti auguri per il tuo futuro. Ciao. Vincenzo Di Paolo
Profondamente vero……purtroppo:-(
La chiave di tutto sapete dove sta? nel fatto che se il PRESIDENTE DEGLI STATI UNITI D’AMERICA, l’uomo piu’ potente del mondo, fa un giochino erotico con la segretaria lo mandano a casa a calci in culo e non può far vedere piu’ la sua faccia per almeno 2 legislature, pena altri calci in culo. QUESTA è la chiave di tutto. I CALCI IN CULO. + calci – calcio.
Vero!!! ma le cause elencate sono sbagliate:
1. le regole di impresa vanno rispettate.
2. la corruzione esiste va denunciata.
3. la camorra va combattuta. Soprattutto con l’impegno civile.
Ci sono poi ostacoli dovuti all’eccessiva burocrazia e alla difficoltà di accesso al credito.( Su questo ti do ragione) .
Conosco bene questa realtà.
Io ne ho vissuta una anche peggio, perchè il mio business era già in decollo, quindi non da testare.
Nel 2003 Banca di Roma mi ha rifiutato l’estensione del fido perchè il resoconto degli utili mostrati dalle vendite della mia invenzione non erano credibili perchè troppo alti e pertanto sono stati ritenuti “gonfiati”.
I napoletani non possono guadagnare bene da un lavoro onesto.
Ci sono imprenditori anche a Napoli e in Italia!
Lavorando con le start up di storie come queste ne ho sentite e vissute moltissime, ma non occorre andare a Napoli… SUCCEDE ANCHE NEL NORD-EST ITALIA!!
si dice ricconordest… tutto attaccato 😉
Bravi ragazzi, un pezzo stratosferico che ho ripreso nel mio blog. Anche al Nord non sono rose e fiori.
Che poi, Antonio, il destino è nel nome. Terence Hill sarebbe diventato Don Matteo se si fosse chiamato Terenzio Collina e avesse seminato botte e cazzotti nei film con un tale Amico Giacca, al secolo Carlo Pedersoli? Bah 🙂
sarebbe coraggioso restare se ci fossero concrete possibilita’ di cambiare le cose. ma al sud non ci sono, per un motivo molto semplice: le persone che hanno voglia di fare, che non hanno una mentalita’ criminale, che non sono ammanigliate, sono aime’ una minoranza. esigua. restere in circostanze simili e’ mera stupidita’, si resta ammazzati. oppure e’ comodita’ come per molti miei conoscenti che pur avendo la possibilita’ di esplorare strade alternative, sono troppo legati ai lussi offerti da mamma e papa’. anche questa strada e’ un tantino rischiosa, ci si sveglia a 40 anni e ci si rende conto di essere dei falliti!
andarsene non e’ facile. io lo ho fatto molto tempo fa e ho realizzato qualcosa che in italia ( e al sud soprattutto) non avrei mai potuto fare. il problema e’ che quando hai vissuto per 27 anni in un posto dove hai famiglia e amici, quel posto e’ casa. nel momento in cui si lascia, si diventa apolidi.
la fuga di “cervelli” e’ il destino comune a molti paesi del terzo mondo, affetti non solo da poverta’, ma da una intricata corruzione che permea diversi tessuti sociali. chi fugge lo fa perche’ non ha altra scelta, se non quella di marcire o di farsi ammazzare.
restare / andare questo è il dilemma,
ma analizziamo la cosa: se tutti, diciamo tutti quelli che proprio non ce la fanno a fottersene del merito e leccano a destra a manca e prima poi …. attorno ai 35-40 …arrivano con le papille gustative esauste, e tutti questi fessacchiotti diciamo lavorano sudano e provano a FARE se ne andassero ….
cosa ne sarebbe di questa nazione disgraziata ?? non sarebbe condannata al berlusconismo eterno ?? allo scivolamento degli indicatori di democrazia al di sotto di quelli kazaky (posto che già non ci sia)??
giuseppe
Scusami ma non condivido il tuo pensiero perchè si fonda su un pregiudizio e toglie le speranze.In questo momento momento sociale non abbiamo bisogno di piangercia addosso ma piuttosto di rimboccarci le maniche.
Gentilissimo Antonio,
posso dare linkare il tuo articolo in altri posti del web?
Devi avere ben più dei 100.000 contatti. Devi arrivare a 60.000.000. Posso aiutarti?
Andy
secondo me deve toglier …La città di Napoli …e mettere in una città d’Italia.
Io ero uno di quei due ragazzi nati non a Napoli, ma in un altra parte d’Italia, e ho dovuto chiudere e lasciare il mio paese per non diventare ciò che non volevo…
Grazie per quello che hai scritto
Non sono d’accordo, le eccellenze ci sono pure a Napoli più che in ogni altra città italiana: Troisi, Totò, Eduardo e Peppino, oserei dire Maradona…!
Steve Jobs era un genio: poteva nascere dovunque, il lavoro è un’altra cosa… e su questo c’hai ragione tu!
Personamente, tolta la parentesi di Napoli, direi che una città qualsiasi italiana calzerebbe a pennello.
“In tempi come questi la fuga è l’unico mezzo per mantenersi vivi e continuare a sognare”
(Henry Laborit)
d.
un articolo simile l’ha scritto Penati su Repubblica di sabato scorso
http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2011/10/08/se-jobs-il-genio-fosse-nato-qui.007.html
Forse non ve ne potrà fregare di meno… ma io pensavo allo smartphone dal 1996 durante il mio Erasmus in Inghilterra quando andavo ancora alle cabine a telefonare perchè i cellulari a quel tempo non erano per tutti. Avrei potuto dare la tesi su un progetto del genere nel 1998, ma mi avrebbero preso per pazzo e non mi sarei laureato a pieni voti.
Ed è andata molto peggio al nostro Antonio Meucci oltre un secolo fa, che pur vivendo a New York, morì in povertà defraudato dei suoi progetti sul primo telefono della storia che fruttarono miliardi di dollari alla Bell Company.
fotografia vera della realtà, ne sono diretto testimone, in 4 anni avevo tirao su un’azienda di design innovativo, primo anno 45mila euro di fatturato, al 4 anno ero già quasi alla soglia dei 5oomila, al quinto ho dovuto chiudere, tra truffe e camorra , nn si riesce proprio a crescere
Non avrei saputo dirlo con parole migliori! condivido in pieno!
Per assemblare pc non serve per forza un garage.
I soldi guadagnati facendo i garaggisti poteva essere un piccolo inizio per realizzare il loro sogno.
Per esempio… tu hai scritto un bell articolo qui e adesso lo troviamo incollato in almeno 3 blog diversi xD ah, l’italia
Bisogna anche evidenziare il fatto che Steve Jobs e socio sono partiti con un bel gruzzolo già in tasca. Non erano certo dei poveracci quando hanno fondato la Apple. La verità è che soldo fa soldo, se non hai nulla di base, devi solo metterti a leccare dei gran culi!
io ci vedo solo autocommiserazione per un sud che è IL PESO dell’italia!!!
non è solo a napoli…….è in tutta l italia e ne ho le prove!!!!!mi spiace parlare cosi del mio paese……ma italia fai schifo !!!!!!!finchè ci saranno tutti quei magna magna…..nessun giovane potrà far avverare i propri sogni se non andando all estero…….che schifo……p.s……x quei due ragazzi……non arrendetevi,,,,,,non nattaccate il vostro sogno al chiodo!!!!!!!!!!!!!!
retorica allo stato puro,
se jobs fosse nato dove è nato ma nero non sarebbe diventato quello che è diventato,
basta con queste stronzate sull’america che da a chiunque l’opportunità e all’Italia che uccide, io sono figlia di un jobs in altro settore non sono diventata miliardaria e neanche mi interessa visto che i miliardi non hanno tenuto in vita jobs, ma con l’azzardo di mio padre adesso abbiamo una piccolissima attività che mantiene 3 famiglie e guarda un pò l’aiuto iniziale senza una lira lo abbiamo ricevuto da un napoletano.
mi dispiace ma questo è un quadro valido per tutta italia.
passi la parte della camorra (per carità, sono fatti, lo so) ma tutta la trafila costosissima e complicata che prevede l’inizio dell’attività, è legge. e c’è a sud e a nord.
in america il primo anno sei escluso dalla tassazione. in italia al massimo dagli studi di settore.
lo schifo è generico.
Napoli o Milano… cambierebbe poco… il problema è l’Italia intera che non crede nè investe in ricerca… tagli alla scuola, tagli all’università, tagli alla ricerca e c’è qualcuno che si stupisce del perchè l’Italia è un paese in crisi….
Che tristezza! Ognuno pensa a se stesso e al proprio tornaconto personale! Non si crede più nei propri sogni e si deride chi ne ha o peggio chiudiamo le loro strade perchè distruggere ci fa sentire potenti molto più che creare qualcosa per qualcun’altro!
Complimenti per l’idea che hai avuto in questo post.
Devo però essere sincero, sono in completo disaccordo con il suo contenuto.
Il motivo per cui Stefano Lavori non sarà mai nessuno è dovuto al fatto che “non è affamato” e “non è folle”.
Tutti le difficoltà (vere) che i giovani riscontrano nell’emergere sono sicuramente un ostacolo ma noto sempre più spesso che c’è un piangersi addosso piuttosto che una reazione carismatica come quella che ebbe Jobs.
Jobs a Napoli, se ne sarebbe fregato della corruzione, della brocrazia, delle liti tra PDL e PD. Era un innamorato, e un innamorato va dritto per la sua strada.
In questo paese ci si laura, si prendono master e specializzazioni e poi si fanno i cortei perchè la società non ha abbastanza spazio per tutti questi profili. Arriviamo “vecchi” all’ingresso del mondo del lavoro, Jobs era ventenne quando penso di creare la Apple. I nostri ventenni a cosa pensano? a creare impresa? al limite ad essere assunti da qualche grande impresa.
Leggo sul corriere che lo stesso bloger si definisce “precario della comunicazione”. Jobs non si sarebbe mai definito “precario”, è una questione di mentalità e determinazione.
Certo… non tutti possiamo essere come Steve Jobs, ma non diciamo nemmeno che non lo siamo per colpa (solo) della società in cui viviamo.
Si, la verità è questa. Ma continuerà ad essere così perché ognuno di voi parla e non fa niente. Nessuno di voi prova a fare qualcosa per il nostro sud. Io la mattina vado all’università e il resto del giorno provo a cambiare la mentalità della gente. Sembra una frase fatta ma NOI ce la possiamo fare. Ne sono sicuro, possiamo abbattere le due più grandi disgrazie che abbiamo: La camorra e lo stato che vuole far campare solo il nord. Apriamo gli occhi, creiamo un movimento, incontriamoci tutti insieme, mettiamo le idee e la faccia e vi faccio vedere che le cose cambieranno! Se continuiamo a stare fermi non è la Campania che collassa, non è il sud, ma è tutta l’Italia.
Se pensi che lo Stato voglia “far campare solo il nord”, che da vent’anni sta andando sempre peggio (non per niente è nata la Lega Nord, è nata dalla frustrazione non certo dalla felicità degli abitanti, e lavoratori del Nord Italia), allora è il caso che il primo ad aprire gli occhi sia proprio tu.
In Italia, c’è troppa gente che studia e va in piazza a protestare, ma protesta contro il bersaglio sbagliato perchè non conosce la vita com’è “fuori”, la vita delle imprese dico.
Gli studenti non sanno nulla di fisco, di diritto tributario, di oneri contributivi, oneri di sicurezza, oneri ambientali, oneri di certificazione, di diritto civile, di diritto pubblico, del sistema bancario, di mercato, di recupero crediti, di passività, di esposizione finanziaria, di rischio di impresa…
pensano che tutti i problemi e la loro soluzione stia dentro la scuola, nella ricerca, e nei contratti di lavoro.
Pensano che basta urlare e protestare affichè magicamente tutto torni apposto, senza che si sia prima individuata la vera causa dei problemi e su di essa si sia agito.
Nel medioevo, quando c’era una epidemia si andava a cercare gli untori, ovvero le minoranze qualunque essere fossero, solitamente gli ebrei, e le si sterminava…
ovviamente l’epidemia continuava a mietere vittime come prima.
Qui è la stessa cosa.
Ce se la prende con la Gelmini, con Berlusconi, con i Leghisti, con i politici, li si vorrebbe eliminare tutti e sostituire con (con chi?) nessuno…
ma il problema rimarrebbe lì, perchè il problema sono innanzitutto le leggi Italiane, la loro iniquità, la loro insostenibilità economica.
I diritti costano… e prima di rivendicarli e pretenderli, bisogna vedere se ce li si può permettere…
cosa che in Italia, la culla del “diritto ai diritti”, non è mai stato fatto
quindi?
quel che scrivi è vero. ma che ne dobbiamo dedurre? perché qualcuno potrebbe addirittura dedurne che gli usa sono un paradiso. e allora napoli l’inferno? (vade retro satana, quel qualcuno non sono certo io che sia chiaro).
vero, verissimo (come quel brano di virginia woolf, lo conosci?, sulla sorella di shakespeare), ma non basta. a mio umile avviso, evidentemente.
Mi viene da piangere…
sempre colpa degli altri
Ma in Italia è successo, non a Napoli bensì in provincia di Torino, con il “Programma 101” di Olivetti, difatti è questo è il 1° modello di personal computer del mondo e non certo l’Apple di Jobs e Wozniak.
Io dico basta con queste stupide accuse e facili commiserazioni sulla città di Napoli e la cultura.
Da Napoletano in giro per l’ Italia dico:
Che non solo a Napoli succede questo, in tutta la Nazione esistono difficoltà del genere e noi napoletani auto-critichiamo continuamente e ci piangiamo addosso nascondendoci dietro questi ridicoli e assurdi teatrini.
Continuamente leggo stupide pubblicazioni che dicono…succede solo a Napoli…non è vero.
Se vogliano crescere e far crescere la mentalità del nostro popolo, dobbiamo prima imparare a valorizzare la nostra cultura e non solo dicendo che noi siamo furbi, simpatici e artisticamente validi.
Noi siamo persone serie, affidabili e corrette.
BASTA ALIMENTARE LE CATTIVE CONDIZIONI CHE PERVADONO IL NOSTRO TERRITORIO
Ora però posteggiano le macchine che steve Jobs se lo sogna
amaramente vero!
Per me ha ragione Anotnio: Steve ha avuto un finanziamento da un imprenditore non dallo stato… com’è avvenuto per tutte le maggiori invenzioni….. Non mi risulta che lo stato abbia mai contribuito ad aiutare un luminare…..
Quando inizio la moda dei finanziamenti a fondo perduto….Un mio amico, senza soldi, voleva aprire una gelateria….così chiese i soldi allo stato….lui fece i progetti, gli indico’ il locale, insomma tutti i buoni propositi per aprire….lo stato ovviamente gli rispose che per ottenere soldi c’era bisogno soprattutto di fatture già evase….Il mio amico è ancora oggi con una personale ambizione di sviluppare la sua idea ma…ancora, senza soldi…
La ridicola vicenda mi tocco’ talmente tanto, che quel giorno decisi di scapapre dall’Italia…. Il 1 Ottobre mi trasferisco a Parigi in una grossa azienda….che mi ha notato lavorare!
la verità è che in italia affamati lo siamo già, e siamo pure folli a voler restare!!!
Ma succede così pure a Roma,Venezia,Torino,Milano……..
beppegrillo.it
in parte vero in parte no… dada è nata così…. Paolo Barberis, Angelo Falchetti, Alessandro Sordi e Jacopo Marello sono partiti da un piccolo scantinato… erano a Firenze in 4 e sono diventati quasi 800 in tutto il mondo…. ora sono ancora a Firenze! Dada, nella sua interezza o nella sua “spaccatura” a seguito di decisioni di un socio di maggironaza della vecchia editoria, resta e rimarrà sempre un’azienda che ha creato qualocsa di nuovo… non in Silicon valley ma in Italia
Dada è un impresa di servizi telematici. Le difficoltà nel realizzare una impresa manifatturiera sono assia maggiori, soprattutto a causa degli investimenti necessari per l’acquisto dei beni strumentali.
Straiperquoto….
Io purtroppo sono nato nel b..o del c..o del mondo Reggio Calabria…
Geniale e amarissimo articolo sullo stato dell’impresa, soprattutto piccola e giovanile, in Italia. Perché, ragazzi miei, detto da un piccolo imprenditore informatico nella grassa Milano, giù al nord non si sta meglio, e senza santi in Paradiso manco in Lombardia sarebbe mai nata una Apple.
il pressappochismo e l’autocommiserazione di questo post è ciò di cui l’italia non ha bisogno. ci prendiamo in giro e ci raccontiamo come ci prendano in giro gli altri: meno blog lagnoni e più gnegnero, ragazzi.
caro mr o dott. pressappochismo, vedo dalla sua fotografia che lei appartiene ad una generazione che ha goduto dei vantaggi dello sviluppo economico e della limitatezza di lacci o lacciuoli presenti nella vita economica della sua generazione.
Adesso non si possono più chiamare lacci e lacciuloli, ma vere e proprie catene che come un batterio stanno lentamente, ma in modo costante indebolendo sempre di più il paese.
Ci troviamo in un “paese” che controlla ogni aspetto della vita economica e nello stesso tempo non controlla niente.
Un fiume di normative strozza qualsiasi iniziativa economica ingigantendo i passaggi burocratici, ma allo stesso tempo non riesce a controllare niente o quasi niente, cosi creando deliberatemente un contesto economico, culturale e sociale in cui i furbetti del paese vincono. Troppe regole uguale niente regole. Non si tratta di autocommiserazione ma di rabbia nel vedere quello che questo paese potrebbe diventare. I suoi commenti hanno il sapore di qualunquismo e lasciano troppo l’amaro in bocca, obbligandomi a replicare.
Condivido!
Un’analisi piena di ironia, ma reale. Da Italiano e Napoletano condivido tutto. Bravo Antonio, l’ho condiviso si FB perchè lo leggano anche i miei amici.
Amaramente e profondamente vero.
Anche in provincia di Varese.
Grazie per aver postato questo articolo.
In ogni caso invito tutti a non arrendersi e soprattutto provare a stabilire ponti con l’estero, prima ancora di scapparci.
Ecco…questo simpatico articolo è la prova di come bisogna farla finita (in Italia) di pensare che avere ottime idee è sufficiente. E’ una cazz….
Avere un’ottima idea è il 50% dell’opera.
Il restante 50% è saperla mettere in pratica.
Per questo Steve Jobs è Steve Jobs
e Stefano Lavori è un cazzone.
Bisognerebbe smetterla un po di piangere sempre.
Tragica semplificazione del sistema delle startup. Hai preso Steve Jobs come esempio che, anche in Mountain View, e’ un caso unico. Il 90% delle startup fallisce in tutto il mondo. Non e’ vero che in america ti danno soldi senza garanzie, sono certamente investimenti ad alto rischio, ma nessuno ti da capitale cosi’ per cosi’, giusto perche’ vivi a Mountain View. Devi essere un abile venditore, convincere l’investitore che quello che fai gli fara’ fare soldi. Non e’ facile, non e’ facile in nessuna parte del mondo.
Da due anni lavoro in una startup in Scozia, sono sempre senza un soldo. Con la mia esperienza lavorativa potrei avere uno stipendio superiore alla media perfino in Italia. Ma quello che voglio fare e’ quello che imprenditori come Steve Jobs hanno fatto, creare qualcosa di nuovo e cambiare il mondo! Non c’e’ stipendio che possa avere lo stesso valore.
Ovviamente in Italia e’ molto piu’ difficile ricevere fondi, c’e’ un grande problema strutturale/culturale. Ma questo blog post non fa altro che ridicolizzare e semplificare il problema. Prendendo da una parte la persona forse che ha avuto piu’ di successo degli ultimi 30 anni e dall’altra due poveri ragazzi napoletani che chiedono soldi alla banca o cercano elemosina dalle imprese.
Non esiste paese dove imprenditori ricevono prestiti dalle banche per imprese ad alto rischio.
Bisogna avere le palle e lavorare sodo per convincere imprese a investire.
Non e’ solo un problema di cultura da parte di chi ha i soldi, ma anche da parte di chi li chiede.
Cercate “startup italia” su google e cominciate a capire come funziona, al posto di lamentarvi ciecamente.
Sei tu che semplifichi il post in questo blog !
Nel post viene preso in esempio l’avventura di Jobs iniziata con pochi dollari e non si parla di convincere gli investitori ad offrire prestiti per milioni di euro su progetti ignoti. Si parla invece di qualche migliaio di euro, fossero anche quattro o cinquemila solo per realizzare il prototipo del prodotto o del servizio che vuoi realizzare. Piccoli finanziamenti dovrebbero essere all’ordine del giorno.
Una analisi ineccepibile !
Veramente spazio per l’innovazione in Italia c’era almeno fino a 10 anni fa. Basta leggere la classifica dei 10 maggiori innovatori del decennio del sole24ore (http://www.ilsole24ore.com/art/tecnologie/2010-12-16/ecco-dieci-innovatori-decennio-174343_PRN.shtml ) per trovare Max Banzi da Monza e il suo Arduino (http://www.arduino.cc/ http://en.wikipedia.org/wiki/Arduino) che stanno rivoluzionando la robotica e l’elettronica grazie al concetto di open hardware. Ma adesso l’Italia e’ veramente un paese morto e senza speranza, e anche Max Banzi e’ emigrato e vive e insegna in Canton Ticino. (Io sono emigrato da 15 anni e mi trovo benissimo dove sono ,,,)
Le tue considerazioni mi sembrano delle scuse. Certo che il posto è importante ma nulla ti vieta di lasciare un luogo che non é adatto a sviluppare il tuo sogno. Dal canto mio ringrazio mio nonno materno che ha lasciato il sud Italia per l’America a 26 anni e mio padre che l’ha fatto a 30 anni e mi hanno consentito di poter rincorre il mio di sogno.
Non credo sia giusto pensare in termini dicotomici se sia giusto o sbagliato andarsene dall’Italia, se chi va via sia coraggioso e chi resta codardo o viceversa. Credo che la realtà sia molto più sfumata e relativa. Personalmente a 19 anni sono andata via dalla mia regione e dopo la laurea ho passato un semestre all’estero per fare anche questo tipo di esperienza. Non credo dunque che mi sia mancato il “coraggio” di staccarmi da affetti e sicurezze.. Tuttavia credo che poi una persona faccia delle scelte in base ad una grande quantità di fattori e alle priorità che ha nella vita.
Si vive una sola volta e dopo questa vita non ci sarà un’altra Italia (per fortuna) ad accoglierci. Quindi inseguiamo i nostri sogni dove ci pare e come ci pare.
Tutto straordinariamente vero. La “nave” Italia non sta affondando, si trova già adagiata sul fondo del mediterraneo e noi poveri “giovani topi” non siamo scappati per primi, ma solo affogati per ultimi.
Mi ricordi per cortesia che fine ha fatto l’Olivetti?
Bellissimo post,
non fare mai come Stefano Lavori, non smettere di scrivere perché a mio parere hai del talento.
Complimenti
Per questo motivo siamo spacciati… un popolo di morti viventi senza futuro altro che marinai, navigatori e santi!
Bellissimo! E’ un riso amaro quello che ti ispira la lettura di questo brano, soprattutto per chi vorrebbe che anche nella nostra terra nascessero tante persone come Steve Jobbs… Complimenti all’autore, le cui potenzialità non sono inferiori a quelle di Steve… Se solo fosse nato altrove!
Vero! Li dobbiamo affamare finche schiattano e falliscono, io in italia non ho lasciato una lira!!!….smettetela di comprare cazzate! Basta sky e merdaset, basta campionato, comprate al super sotto casa e mandate a fare in culo gli iper. I miei comprano 2kg di insalata a settimana dal contadino a 2lire. Tirate via i soldi dalla banca e tenetevi un gruzzoletto a casa
Sono d’accordo, conosco gente che lavora in startup estere, anche con ottime idee, e si fa il mazzo ogni giorno per cercare finanziamenti, e molto spesso si prosegue con il progetto proprio perché ci si investe tanta passione più che per i guadagni che purtroppo restano bassi. Ormai però sembra diffusa l’opinione che un genio in Italia non possa far nulla mentre anche una qualsiasi persona all’estero possa cambiare il mondo, ma non è esattamente così, anche questa è una semplificazione della realtà.
Tuttavia mi trovo d’accordo con Antonio sul fatto che ci siano contesti più o meno favorevoli, e che l’Italia sicuramente non ci sostiene.
Sono capitata qui per caso e sono rimasta colpita dai tanti commenti negativi seppur comprensibili. A.C. Mi interessa il tuo punto di vista. Se credi puoi contattare la mia attività
info@studiocoach.it
Il mio commento era per A.C. # 30
Solita solfa..
Sempre e solo lamenti..
Andatelo a dire a tutte quelle eccellenze italiane che primeggiano nel mondo,
Dalle piu’ note..Ferrari, Ducati, Technogym, a quelle meno note ma leader mondiali nel settore.
Il problema di questo paese e che gli italiani non lavorano..
Impressionanti, per esempio, le statistiche di accesso a facebook durante le ore lavorative..scioperi ogni venerdi, e lamentele lamentele.
Vi piace tanto l’estero?? Quanti di voi son disposti a lasciare la casa di mamma e papa’ e passare anni a condividere appartamenti con estranei per mettere da parte i soldi?? (A Londra tantissime persone anche oltre la quarantina lo fanno e senza lamentarsi).. Quanti son disposti a viaggiare anche per piu’ di tre ore al giorno per trovare lavoro?
Quanti son disposti a non usare internet per farsi i fatti propri..
Solo lamentele… e poi ovviamente dando la colpa ad una persona perche’ un paese di 60 milioni va’ a rotoli…
è vero…infatti tu che ce l’hai con chi si “lamenta” hai scritto questo commento sicuramente per lavoro, rinunciando ad internet per lavorare.
Se il paese va a rotoli sarà sì anche per colpa di noi che ci lamentiamo (anche se, trai tanti, c’è chi si lamenta ma non avendo basi economiche nemmeno per fuggire, sta ignorando pure la sua salute per metter soldi da parte e andarsene a cercar fortuna altrove, a costo di dormire sotto i ponti e prostituirsi se non troverà niente all’inizio), ma anche di chi, invece di essere solidale, dall’alto del podio, della sua sicurezza economica mensile partita magari dai soldini di mamma e papà per mantenerlo fuori paese, ci sputa in faccia e spara sentenze.
A questa gente auguro il meglio dalla vita, sempre.
Perché se un giorno vi doveste ritrovare in certe condizioni, se un giorno fossero i vostri figli ad essere ragazzi che hanno preso il massimo nel minor tempo possibile anche all’università, sono stati sempre i primi della classe, sono svegli ma non hanno né conoscenze né basi economiche da “anticipare” in attesa di finanziamenti o per comprarsi un semplice biglietto del treno per “Il nord” e rinuncerebbero pure alle mutande pur di avere una vita PROPRIA ma non ce la fanno comunque e ne soffrono all’infinito, lì capirete.
Forse, e sottolineo il forse.
Ad maiora.
Sono anch’io dell’avviso di Gianluca. Questo articolo avrà pure dei punti validi, ma già dal titolo mi è chiaro il fine: il lamento e la scusa, vero sport nazionale.
Certo ci saranno dei grossi svantaggi – ma focalizzarci su questi non ci aiuterà a tirarci su le braghe.
Credo che sia tutto vero, succede dalla Campania in giù purtroppo, al nord un po’ meno…
Scusate la brutalità, ma che ve ne frega di rimanere a Napoli e in Italia? Negli anni ’70 era un problema, ma oggi con un low-cost sei a Londra con meno di 100 euro. Avete tutta la comodità di tornare a trovare gli amici tutti i weekend che volete.
Boh? Non capisco….
Stay hungry. Stay foolish… Leave Italy!
Complimenti,
Hai fatto centro, non solo per quello che scrivi, ma anche per come lo scrivi.
Goditi le 90mila visite!
In bocca al lupo per tutto (per la monetizzazione, per i battiscopa e per il tuo lavoro…)
A rileggerti
Ciao
Qui no si tratta, caro Gianluca, di avviare una start up. Parliamo del fatto che qualsiasi start up non riesce neanche ad arrivare allo start. Tutto viene stroncato prima, ma non sempre, però. In alcuni casi l’azienda si avvia ed allora tutti: politici, mafiosi, imprenditori disonesti, banche, amministratori pubblici, etc. ti scagliano contro il mostro della burocrazia, la cecità della legge e le mille ritorsioni possibili al fine di rubarti l’idea o di farti chiudere l’azienda. Non se ne può più di questo stato di cose.
Gianluca sono d’accordo con te sul discorso finanziamenti, ma gli adempimenti che abbiamo qui in Italia, la cosiddetta burocrazia, sono qualcosa che ti stronca sul nascere. Per qualunque cosa devi essere iscritto ad un albo, registro o che altro caspita (cosa che comunque e sempre comporta un esborso di denaro). Anche se non guadagni nulla le tasse le paghi comunque…e che tasse, con che aliquote! E i mille altri adempimenti da fare, per esempio, qui a Bologna ad un certo punto si erano inventati una tassa per chi esponeva fuori dal locale il menu del giorno…non sono del settore e non so di quanto ammontava, ma per dire…
E non è un problema solo di Napoli, ma di tutta Italia direi. Non è un luogo comune e un modo di dire, per diversi anni ho lavorato in proprio collaborando con un collega inglese. Lui con la sua impresa lì, io con la mia qui…insomma…per lui sembrava tutto più semplice, ho toccato con mano, so cosa vuol dire e non si tratta solo di luoghi comuni. Lui faceva da solo i suoi “tax returns”, io dovevo usare i servizi di una commercialista…e così tante altre cose…
straquoto
ecco un esempio, tra i mille, di fisco che uccide (le imprese).
Anche le cose più banali della vita di molti, come vendere un’auto, in Italia è molto più costoso e complicato che all’estero.
In Olanda il passaggio di proprietà si fa all’ufficio postale al costo di 5 Euro.
In Inghilterra si paga il francobollo per l’invio della dichiarazione.
In Italia?
Non si sà, dipende; dipende dalla provincia, dalla capacità individuale o meno di svolgere tutte le pratiche senza doversi rivolgere ad un’agenzia…
comunque sono sempre centinaia di euro
http://www.facebook.com/l.php?u=http%3A%2F%2Fcarta.ilgazzettino.it%2FMostraOggetto.php%3FTokenOggetto%3D2771609%26Data%3D20110507%26CodSigla%3DPG&h=UAQAaNhzgAQDuDicNSZkCDFMpHMOLW8xGaM2gbKDBBqbGbw
Complimenti.
Se Totò fosse nato a Mountain View non avrebbe fatto ridere tutto il mondo con i suoi film…
la prima cosa sensata che leggo…concordo! l’opportunità uno se la crea se ci crede!
Complimenti per l’articolo, bellissimo. Noi abbiamo vissuto all’estero per molti anni, come lavoratori dipendenti e il nostro lavoro era apprezzato e riconosciuto.
Nella sede centrale italiana, nel frattempo, i raccomandati scalavano le posizioni, sorpassandoci in stipendio e carriera.
Ora siamo in pensione, fortunatamente,e ci associamo al coro…andate all’estero, per il bene del paese: ricordate che il muro di berlino non è crollato fino al giorno in cui i tedeschi non sono riusciti ad andare all’ovest con le loro trabant.
Lasciate che a pulire i cessi restino i miliardari, i raccomandati,i politici.
Quadro amaro ma è così, e anche se fosse stata ambientata al centro nord la cosa, forse non sarebbe arrivata la camorra ma le cose non sarebbero andate molto meglio…suggerirei ironicamente che lo stev jobs napoletano oggi si chiama lavitola…rispetto al primo gode di ottima salute è spigliato con le donne e si veste bene…poco importa poi se non è conosciuto all’estero, è ricercato dalla giustizia e sia latitante…
a ciascun paese i suoi eroi…
Bell’articolo, e rappresenta in pieno il problema italiano, applicabile non solo a Napoli ma anche al nord Italia, con l’eccezione della camorra che ti viene a chiedere il pizzo.
Ho letto alcuni commenti e mi pare ci sia una forte discussione che divide chi dice di restare e chi dice di andare, o una lunga disquisizione tra le varie forme di coraggio. Questo da la dimensione di un altro grande problema italiano, ossia che gli italiani ancora non si sono resi conto di quanto il mondo sia diventato piccolo. Onestamente trovo assurdo che ancora nel 2011 si stia a discutere se sia lecito o meno sfruttare proposte di lavoro all’estero, una proposta di lavoro è una proposta di lavoro, punto. Così come ci sono stranieri che vengono a lavorare in Italia (e ne conosco alcuni) ci sono italiani che vanno a lavorare all’estero. Il mondo del lavoro è ormai globalizzato, e mi stupisce che ancora si ragioni con logiche così nazionaliste.
Saluti a tutti.
scusa ma sei mal informato…la camorra ora chiede il pizzo soprattutto al nord…non è più localizzata, ma globale, in armonia con i tempi in cui viviamo!
La stessa cosa se fosse nato in provincia di Catanzaro.
Hai assolutamente ragione!
Non è l’Italia che si comporta da sgualdrina… L’italia è il nostro paese geografico rappresentato dal paesaggio, dalla nostra cultura, dal popolo quindi da noi. E’ la classe politica (formata sempre da Italiani) che si comporta così noi dobbiamo essere uniti qui ed ora per contrastare quegli Italiani che stanno affogando il nostro paese… troppo comodo andarsene via… scappare dai problemi… E se in Italia le cose cambiassero in meglio? Se ritornassero le opportunità? Sarebbe solo per merito di chi è rimasto e ha agito per far cambiare le cose.. non certo di chi è volato via…
Complimenti, tutti vero ahimè; unica domanda che rimane è: devo ridere o piangere?!
Senti, io vivo in Emilia e non in California.
Nel 1998 aprii un piccolo ISP/Hoster con altri due ragazzi.
Non avevamo una lira in tasca (del tipo: Ci siamo presentati dal Notaio senza soldi che non avevamo, ovviamente dicendoglielo solo all’ultimo secondo e contando sul fatto che una volta fatta tutta la fatica non ci avrebbe cacciati in malo modo ma avrebbe accettato un pagamento dilazionato) ma in qualche modo l’azienda l’abbiamo messa in piedi.
In banca mi sono presentato con tutta la mia faccia di bronzo ed alla risposta “che ero senza garanzie” ho risposto che nell’arco di 100 metri c’erano una decina di banche. Mi hanno dato un prestito di 30 milioni (di lire) sulla fiducia che ho ripagato nei termini.
Ho lasciato l’azienda dopo due anni per una serie di dissapori con gli altri due soci, ma l’ho lasciata in attivo e con una liquidazione.
Qualcun altro ha già scritto che per fare le cose ci vogliono le palle: Quoto e concordo in pieno.
idem,
Italia lasciata e felice all’estero! grazie governo maledetto… ma c’é ancora chi ci crede??
la fortuna è un fatto di geografia canta la bandabardò
Credo veramente che le cose sarebbero andate come descritto nell’articolo, ma una cosa che non condivido è la sistematica propria deresponsabilizzazione che l’individuo attua (riscontrato nell’articolo e nei commenti): se le cose non funzione è sempre colpa dello Stato, dei politici, dei napoletani, degli impiegati dell’ufficio pubblico, della finanza, della polizia, dei tecnici del comune che non controllano la stabilità degli edifici ecc ecc, insomma, sempre gli altri! Ma io mi chiedo, e forse mi faccio una domanda stupida, ma se in un sistema aperto in cui tutti influenzano tutto non è che qualche responsabilità è anche mia se le cose non funzionano? Non è che le mie azioni, apparentemente irrilevanti nello specifico, vengono emulate da altri e messe insieme hanno un effetto valanga? Allora si scopre che alcuni votano il cugino alle elezioni comunali perché gli ha promesso il posto di lavoro, però poi si lamentano se gli amministratori non amministrano bene; chi vuole piazzare il figlio nella società partecipata del comune, e poi si lamentano se i servizi sono scadenti; chi non vuole pagare il ticket perché conosce il dottore X, e poi si lamentano che ci sono liste da attesa lunghe e la sanità non funziona; chi butta le carte per terra e si lamenta che le strade sembrano discariche; chi fa vincere gli appalti agli amici e poi si lamenta che lo stato aumenta le tasse per colmare il debito pubblico ecc. : qui ci vuole un bel cambiamento culturale e un’esame di coscienza dovremmo farcelo tutti!
vero
bel commento 🙂
ti pregherei di togliere Napoli…e scrivere Italia…..anche a Milano c’è la Finanza….i vigili urbani e le stesse leggi che abbiamo noi!!!
Fantastico !!! Un pezzo di vera satira ma che come ogni satira che si rispetti prende spunto dalla realtà … Viva l’Italia !!!!
I problemi del nostro Paese, non solo di Napoli, sono tutti scritti in questo post. I miei più sinceri complimenti.
he, facile a raccontare una storia del genere. e ambientarla ai giorni d’oggi. perchè non fare un paragone con un’azienda italiana nata in quegli anni? in un garage magari. io penso ce ne siano diverse… ora leader nel mondo!
ah, se volete emigrare, fatelo. nessuno vi tiene
giusto. pienamente d’accordo!!!!
Geniale! Però alla fine il sorriso lascia il posto all’amarezza… specialmente per chi, come me (e come l’autore, mi pare di capire), ha conosciuto le traversie tragicomiche per avviare un’impresa di giovani con l’ausilio di fondi europei… Viva l’Italia (mai come in questo momento dobbiamo augurarcelo)
Io tento di rispondere qui
http://www.madnesscountry.com/2011/10/se-steve-fosse-nato-in-italia.html
Sono forse troppo ottimista?
Da rifletterci su..sono convintissimo che con i giusti mezzi più di qualche italiano arriverebbe molto, ma molto lontano in più di un campo. Per come la penso io nasciamo tutti più o meno uguali in tutto il mondo, la sola vera differenza è quello che ci circonda: la cultura, i mezzi a disposizione, le regole da rispettare. Sarebbe bello un giorno poter dire: “Ho un sogno, voglio provarci” ed avere qualcuno a cui sottoporlo, qualcuno che sai prenderà sul serio la tua idea a prescindere che tu sia amico/fratello di chissà chi e che se lo valuterà opportuno ti appoggerà. Non servirebbero neanche fondi pubblici per fare ciò, i fondi europei se li possono anche tenere in tasca per fare il pareggio di bilancio, l’unica cosa che dovrebbe fare lo Stato è fare incontrare l’imprenditore con l’ideatore e fornire magari i mezzi (regolamenti, leggi, agevolazioni fiscali) per favorire questo matrimonio. Mi pare ovvio che la politica abbia ampiamente fallito in questo(se mai ci avesse provato seriamente), è andata sempre a chiudersi in piccole lobby per cui se tu conosci è bene, sennò resta pure dove sei. L’unica speranza che mi rimane è che siano gli imprenditori a finirla di sottomettersi, a smetterla di assumere raccomandati, a smetterla di mettere i soldi solo dove gli viene detto. Un giovane che ha un’idea la può gridare ai 4 venti, ma se il capitalista ha l’attenzione puntata su altro non la sentirà mai. Da quello che leggo anche gli imprenditori si stanno lamentando della situazione attuale, bene, spero siano loro i primi a fare un passo avanti.
Andarsene, restare, ma cosa c’entrano queste cose?
Io ho un’invenzione, ad es., innovativa. Mi servono capitali e competenze.
I potenziali investitori mi chiedono “quanto è tuo questo progetto?” prima ancora di discutere di investimenti. Ho brevetti? Esistono barriere d’ingresso alla concorrenza, concorrenza che altrimenti vanificherebbe gli investimenti trovati?
E le competenze le trovo intorno a me? Sono queste competenze ben collegate con il resto del settore nel mondo (l’inglese conosciuto quanto l’italiano è il minimo) per tenersi sempre aggiornate, individuare possibili minacce e cogliere possibili opportunità esterne? Mica il vantaggio competitivo per la mia nuova azienda lo costruisco leggendo Repubblica o il Sole24Ore (che leggono altre milioni di persone)?
Nel caso di prodotti innovativi, se in un posto non esistono inventori che conoscano tutti gli altri inventori al mondo del loro settore ed i relativi brevetti (prima di andare dal consulente dei brevetti), o che non ne conoscono la lingua, ma che si innamorano solo della propria idea come bambini, allora quel posto non va bene per mettere su l’azienda e quell’invenzione probabilmente tanto nuova non è.
Esistono poi persone competenti di livello internazionale in quel posto? Se no, esiste un contesto che possa attrarre quelle persone a trasferirsi a vivere lì per qualche anno, provenienti anche da lontano? Se le persone competenti (di livello internazionale) non esistono lì e quelle competenti si tengono ben lontane da quel posto o non vengono attratte con contratti e offerte allettanti, allora quel posto non va bene per mettere su l’azienda.
E poi il capitale. L’investitore mi chiede: perché vuoi fare l’azienda proprio lì? Che vantaggio c’è (per l’azienda)? Si trovano più facilmente gli sviluppatori bravi lì? Si trovano più facilmente le tecnologie e i servizi a basso costo lì? C’è una qualità della vita migliore lì, che magari ci permetta di risparmiare sugli stipendi?
Ecco, io credo che si possano riassumere qui alcuni dei motivi per non fare un’azienda a Napoli: ci vengono poche persone attratte dall’idea che si sta bene a Napoli, specialmente tra i giovani, e quindi il tessuto delle competenze è un po’ stantio, senza ricambio. In più c’è uno scadentissimo livello di conoscenza della lingua inglese, che moltiplica il difetto precedente, aumentando l’odore di muffa intorno ai giovani. I giovani cominciano a prendere in considerazione l’equilibrio economico per una loro indipendenza dalle famiglie in tarda età, quindi sono meno competenti nel valutare il rapporto giusto tra scelte rischiose e scelte prudenti nel fare un mix che funzioni per una nuova impresa. Fanno o solo scelte rischiose o solo scelte prudenti, tipici atteggiamenti di chi vive con mammà, ma raramente pensano a un mix di scelte che dia indipendenza economica anche attraverso sacrifici.
E allora viaggiare, viaggiare, viaggiare.
Dimenticarsi del Napoli e delle ore intere trascorse a parlare di calcio, dimenticarsi delle prostitute minorenni del premier, dimenticarsi dell’amico dell’amico del politico che trova i soldi gratis.
E misurarsi con il mercato, con il fare un prodotto così valido e gestito con tale competenza che avrà sicuramente successo. Farsi suggerire dal mercato “dove conviene produrre quel prodotto”. Certamente non sulla spiaggia, se sono pomodori 🙂
Io sono pronto a partire, con moglie (1) e figli (4) per gli Usa. Qui non se ne può più…
Complimenti. Posto molto carino e divertente. In effetti in Italia tutto è burocraticamente impossibile, mentre negli Usa hanno un sistema molto più flessibile. Posso comunque dire che moltissimi Bill Gates e Steve Jobs “italiani” sono in giro per il mondo. Se pensi che Massimo Marchiori (del ’70) è stato l’inventore dell’algoritmo che ha permesso di sviluppare Google!!!! In Italia non s’investe sulla ricerca, sulla scienza e sui giovani, ci sono tanti Steve Jobs nel Bel Paese, ma purtroppo emigrano all’estero.
Complimenti per la storia! Rende come non mai.
ho scritto un libro sulle mie esperienze lavorative nel belpaese
http://lavororubato.altervista.org/
niente di nuovo ;-(
Ti capisco, purtroppo viviamo in uno stato che non ci ascolta e a volte vorresti scappare ed andare il più lontano possibile, magari troveresti più fortuna. Ma poi ti svegli e ti accorgi che è solo un sogno, e mentre loro arraffano tutto quello che possono noi ce ne stiamo ai margini aspettando che facciano qualcosa per i giovani che hanno idee. Invece no fanno in modo che noi e le nostre idee siano bloccate dalla burocrazia perchè noi, giovani bamboccioni, diamo fastidio non apparteniamo alla casta e quando hai una buona o magari ottima idea ti dicono “chi sei, sei amico di tizio di caio. No? Mi dispiace ma non abbiamo bisogno di te”. In quel momento ti viene voglia di sfasciare tutto, hai studiato una vita per poi sentirti dire ci sono altre persone che hanno preso quel posto, non hai qualche raccomandazione. No. Allora è inutile che vieni, tanto non ti prendono. Questa è l’Italia, fino a quando non ci saremo scocciati e cercheremo di fare qualcosa per cambiare questo schifo.
Ho letto abbastanza velocemente diversi commenti. Chi è favorevole all’emigrazione, chi lo è a restare. C’è chi dice che scappare è un atto di egoismo. Chi invece che restare è mancanza di coraggio. Io ho 41 anni. Sono un ingegnere libero professionista che lavora nel campo impiantistico. Ho una moglie ingegnere (che lavora come segretaria in una ditta di asini) e due bimbe piccole. Per le mie figlie, per mia moglie e per me stesso vorrei restare. A combattere, a scendere in prima linea per dare il mio contributo alla terza rivoluzione industriale che è alle porte. Perché è di questo che si tratta. La crisi economica è semplicemente il crepuscolo di un sistema economico morente. Prima si volta pagina, meglio sarà per le generazioni attuali e immediatamente future. Poi mi guardo attorno. E trovo il nulla. O meglio, trovo persone che accettano la vita senza farsi troppi problemi, oppure se ne fanno ma incolpano altri. E mi accorgo che la classe politica che ci governa è lo specchio di questa nostra società. E’ brutto da dirsi, ma non ci meritiamo altro.
E allora sto pensando ad andare altrove. Certo, ricominciare, anche a 41 anni, portando in dote il mio bagaglio di esperienza. Dove magari è necessaria e dove la mia vita e il mio lavoro possono essere giustamente prese in considerazione e magari premiate. Dove il futuro non è una chimera, ma è una realtà che si costruisce con le proprie braccia ogni giorno. Per se e per i propri figli. Non è un atto di egoismo, e neppure una fuga. E voglia di vivere.
la “follia” è avere il coraggio di esprimere le proprie idee. sei eccezionale.
io mi sono permeso di inviare il tuo testo, come messaggio, a tutti quelli di fb con cui chatto, spero lo leggano tutti.
Bel post, divertente e senz’altro veritiero. Ma due cose.
La prima: se Steve Jobs fosse nato dov’è nato, ma nel 1986, e dunque si trovasse ad aver bisogno di denaro e quant’altro nell’attuale situazione economica americana?
La seconda: signori emigranti o cervelli in fuga o come preferite definirvi, non siete certo eroi. Siete andati via inseguendo sogni di gloria personali, ed è perfettamente giusto che sia così. Non vi siete fatti carico di chissà quali altri scopi nobilitanti. Non sapete e non potete sapere cosa vincola una persona al posto in cui è nata. Il vostro parlare a vanvera conferma che “partire, partire, partire” è il mantra di questi tempi. Volete farci credere che per potersi mettere in gioco all’estero bastino – ancora – la valigia di cartone e tanta voglia di fare?
Diteci un po’ che competenze avete, quali titoli di studio, se sono spendibili indifferentemente all’estero o in Italia. Oppure siate soltanto un po’ più onesti e suggerite a chi può di prendere in considerazione la possibilità di cercare successo professionale, o più semplicemente soddisfazione, altrove. Come avete fatto appunto voi.
Il coraggio di restare e provare a sfangarla qui non è inferiore a quello vostro, che avete provato a farlo ad altre latitudini.
Fantastico.. Ridicolo, ma assolutamente vero, ed anche se non a Napoli, mi trovo nella stessa triste situazione, dove pur lavorando giorno e notte, alla fine gli unici che guadagnano sono stato e banche, e tu fai la spesa al discount..
ma no……uno con il cervello di Steve Jobs avrebbe capito che non ne valeva nemmeno la pena di provare a fare una cosa simile in Italia e se ne sarebbe andato.
Un altro garage l’avrebbe trovato un po’ ovunque..
credo che se jobs fosse nato a napoli, sarebbe diventato jobs e avrebbe fondato “a mela”
ritornando alle prime fasi della rivoluzione industriale napoli aveva le locomotive che solo
l’inghilterra possedeva come noi vedi pietrarsa, per cui la rivoluzione digitale si può fare anche a napoli.
Il marchio della Apple Napoletana se Steve Jobs fosse nato nella provincia di Napoli
nel 1979 io abitavo a reggio emilia, ebi un’idea per fare un markingegno per estintori, mia madre venne in banca e per avere 5 milioni delle vecchie lire impegno’ la casa di famiglia, ci provai ma il sistema e i costi descritti nell’articolo mi impedironodi decollare, ne parlai a un concorrente, realizzo’ la mia idea e l’anno dopoguadagno’ un miliardo e mezzo di lire, pensai gia’ allora di lasciare l’italia xche’ sapevo dellamerchant bank che sono all’estero, poi la famiglia, gli amici, la paura, restai (mannaggia a me) sono emigrato ora a 56 anni in polonia, non sara’ l’america ma mille volte meglio dell’italia si’. DATEMI RETTA..”FUITAVENNE” CHE E’ GIA’ TARDI!
mamma mia che fregatura ti ha dato l’Italia… terribile.
Auguri per un sereno futuro in Polonia 🙂
Non è questione di città, non è questione di di età. In Italia non succede perchè ci sono le raccomandazioni. Vanno avanti solo e sempre le stesse persone, perchè hanno gli agganci.
Anzi, in Italia sei hai talento ti affossano, perchè ai mediocri fai paura!
E’sorprendente notare come siate tutti d’accordo!!!
Solo pianto, lamento e stridor di denti!!!
Siamo condannati a questo? Trovo l’articolo assolutamente disfattista e parziale. Come sempre si pone l’accento su quello che non va, su come dovrebbe essere, sullo Stato che non aiuta, sui finanziamenti che non ci sono, su su su…E non si guarda a quello che c’è!!! Trovo l’articolo un’offesa alle milioni di imprese dal Sud al Nord che ci sono e che solo con il fatto di esserci testimoniano l’esatto contrario di quanto esprime l’articolo. Se Jobs fosse nato in Italia avrebbe fatto sicuramente la Apple molto più bella, interessante e innovativa di quel che è! Forse non si sarebbe chimata così, forse anzichè con un morso il logo sarebbe stato un torsolo di mela, un grande cocomero o una buccia di banana ma di certo il made in Italy esiste anche a Napoli! “SIATE AFFAMATI”, non aspettatevi che lo Stato, i politici o chi per loro si sotituiscano a noi, a te. Perchè il morso di una mela ti può bastare???
uccidiamoci allora
se siamo rassegnati non ci resta che morire…
simpatica storia di chi sa solo piangere e non ha le palle per lottare, ma la lingua per giustificare i propri fallimenti. se si parte così, vittime del pregiudizio, non si vincerà mai, ne nella silicon valley, ne nell’aspromonte!
questo è il vero motivo per cui l’italia va a puttane…ci rassegniamo ancora prima di cominciare…sembriamo nati stanchi…incapaci di reagire e credere…solo cazzate! anche nella terra apparentemente più ostica, se opportumente dissodata si può coltivare e avere raccolti abbondanti.
vi racconto una storia che mi raccontava mio nonno. c’era un povero contadino che aveva 7 figli maschi e un solo terreno, e giunto al punto di morire non aveva che il piccolo terreno da lasciare in eredità. allora pensò di dire loro che in un angolo del terreno lui aveva nascosto tutti i risparmi della vita. una volta morto tutti e 7 i fratelli, armati di zappe e picconi cominciarono a scavare il terreno dissodandolo ma senza trovare il tesoro…alla fine tutti abbandonarono il terreno delusi e desolati tranne uno, che non si rassegnò e decise di seminare…ebbe un raccolto strepitoso che gli fruttò tanti soldini…la morale? la lascio a voi
Caro Antonio, hai colto nel segno. magari una sola precisazione: tutta l’Italia è così, non solo Napoli. “se Steve Jobs fosse nato in Italia” avrei scritto io…
Il tuo successo di pubblico – secondo me- è perchè hai detto quello che molti pensavano, e da troppo tempo. Gli USA sono il paese che sono perchè sanno valorizzare i loro geni. Noi siamo quello che siamo per il motivo opposto…
Midian, sei grande! …
Chi se ne va all’estero non è coraggioso, è un CODARDO ed un EGOISTA. E come tutti i codardi e gli egoisti, avrà più successo di noi.
I veri coraggiosi sono quelli che se vedono qualcosa che non va cercano di aggiustarla, non coloro che scappano a gambe levate
Vorrei correggerti, 1) non tutti quelli che lasciano l’Italia e “vanno all’estero” lo fanno per scappare da una realta’, molti vanno per crescere, aggiungere qualcosa di piu al proprio patrimonio di conoscenze, esperienze ecc., 2) indipendentemente dalle ragioni che spingono ad un trasferimento fuori dall’Italia, e’ profondamente scorretto definire i milioni di Italiani all’estero codardi ed egoisti.
In Italia molti hanno l’abitudine di pensare che chi va all’estero avra’ vita facile, soldi e successo, semplicemente perche’ pensano sia piu’ facile, ci siano piu’ opportunita’ e altri luogi comuni. Niente di piu sbagliato, chiacchiere da bar sport.
Conosco dozzine di Italiani che vivono all’estero, e nessuno ha avuto o ha una vita semplice, tutti hanno lavorato duro, spesso molto di piu’ che quelli che come dici tu con coraggio restano in Italia. E” un sacrificio enorme stare lontano da casa, famiglia, lavorare in un’altra lingua, guadagnarsi la fiducia di persone che sempre di piu’ quando gli dici che sei Italiano, la prima cosa che dicono e’ Bunga Bunga. No comment sull’origine del termine.
Altro punto, l’estero come lo definisci tu, e’ spesso composto da paesi dell’Unione Europea, in teoria siamo tutti Europei, andare in Inghilterra o in Germania non dovrebbe cambiare nulla perche’ in teoria Inglesi e Tedeschi dovrebbero venire in massa da noi attratti dalle possibilita’ che il nostro Bel Paese offre. Ma il problema e’ che l’Italia non attira emigrati di alto profilo, non attira studenti con PHD or Masters, anche i poveracci che arrivano dalla Tunisia e dalla Libia, se potessero se ne adrebbero in Francia o in Germania ecc. Domandati il perche’ .
Mi fermo qua. Vorrei solo ricordarti che la prossima volta che parli delle persone che stanno all’estero pensa a come ti ha fatto comodo avere la tua famiglia e i tuoi cari vicini.
Chi ti scrive ha 27 anni, lasciata l’Italia a 21anni dopo l’universita’ in cerca di sfide. Dopo un anno in Svezia sono approdato a Londra dove sono da 5 anni e da 3 lavoro come giornalista (niente ordine dei giornalisti qua). Al momento ti scrivo da New York dove sono per lavoro per alcuni mesi.
PS. Sono cresciuto nella provincia di Caserta, i miei soon della provincia di Napoli, l’articolo e’ assolutamente e tristemente veritiero. Complimenti allo scrittore.
Questa è una idiozia bella e buona.
Innanzitutto in un mondo che ci chiede di creare prodotti globali e competere con le nazioni di tutto il mondo (comprese le cineserie che ci arrivano che ti piaccia o no), è ridicolo affermare una cosa del genere.
Detto questo, andare all’estero e trasferirsi è un’esperienza difficile e durissima, qualsiasi sia il paese.
Ti assicuro che è molto più facile restare tra le coperte di mamma e papà, tra la pizza il mandolino e la brezza del mare piuttosto che farsi un mazzo così per trovare soldi, tenacia, forza di volontà abbandonando letteralmente tutto per andare a cercare fortuna altrove.
Chi è coraggioso agisce non resta in un paese che affonda.
E se proprio vuoi definire come coraggioso chi rimane senza aver mai cambiato le cose (le bocce sono ferme dagli anni 50 qui), posso definire tale solo chi è in grado di mettere in atto una vera e propria rivoluzione democratica.
Strano però che di questi coraggiosi non se ne vedono, perchè le cose rimangono da sempre così, dai un’occhiata ai CORAGGIOSI che bloccano le caste delle liberalizzazioni, e a quanti CORAGGIOSI vi si oppongono.
Chi rimane e si lamenta più che un coraggioso credo possa essere definito come perdigiorno.
…il problema è che qui, anche solo sognare di vivere la propria vita, mettersi in gioco e scoprire in cosa si è bravi spesso non ti è permesso, perchè si è schiacchiati da un sistema insopprimibile di fattori esterni…
nemmeno puoi avere la possibilità di capire in cosa sei bravo o no, perchè nel frattempo devi pagarti la benzina, le tasse, rinunciare a qualsiasi tipo di evasione sociale (che al momento ha dei prezzi quasi sempre inaccessibili) e per pagarti le spese di sopravvivenza (non è un affitto, a quello nemmeno oseresti pensarci) ti ritrovi un lavoro provvisorio che magari odi, magari anche lontano da casa (quindi passi le ore su mezzi pubblici al collasso e non funzionanti) col risultato che quando torni non hai nemmeno + tempo per sognare cosa vorresti fare.
è difficilissimo anche riuscire ad avere la possibilità di essere messi alla prova per capire in cosa si è bravi o no….
i problemi sono tutti alla base: un costo della vita altissimo, stipendi e salari per lo più da fame, e impossibilità di accedere in molte caste e/o settori lavorativi. la mentalità italiana e spesso della generazione dei nostri genitori, è il vero errore!
io…spero di crearmi un ponte solido con una città europea (Londra o Berlino) dove potermi rivendere dal punto di vista lavorativo e andarmene al più presto di qui…
per ricominciare a…sognare….
Bellissimo! lascio un link ad un post che ho letto anni fa, mi sembra sia del 2001.
http://www.corriere.it/solferino/severgnini/03-03-01/07.spm
dategli un’occhiata, una decina d’anni separano i due articoli e le cose non sono cambiate molto se non in peggio.
Saluti, Marco
Ti ringrazio…perche’ mi confermi che in quel Luglio di 3 anni fa, quando ho deciso di andarmene da Napoli, ho fatto la scelta giusta…
nel 2000 avevo immaginato uno Zuckerberg italiano:
http://aghost.wordpress.com/2009/08/15/ma-un-zuckerberg-italiano/
Non hai detto cose sbagliate ma fermati un attimo e togli i paraocchi hai descritto la nostra bella Italia di merda!
Un grande chi ha scritto!
Una grande tristezza perchè è tutto vero
Se non si ama la propria terra è ovvio che cada a pezzi, la verità e che non siamo un popolo unito che ama la sua terra, e me ne fatto della globalizzazione che dietro alle 1000 possibilità è solo un modo per agevolare una camorra più grande.
Un resoconto puntuale e veritiero.
Tutto quanto raccontato dimostra come sia impossibile per questo paese e per il nostro amato Sud fare il cambio di passo, crescere come dicono gli economisti.
La burocrazia ci strangola e le inefficienze ci demoralizzano, di Steve Jobs in Italia e nel Sud ce ne sono a bizzeffe, pieni di idee e di entusiasmo.
Negli USA non dimentichiamo che aprire una società costa poco e in pochissimo tempo (giorni), secondo voi per quale ragione si fanno società in Delaware e ci si ritrova in borsa dopo pochi anni? Riguardate il film “The Social Network” la parte in cui i Venture Capitalist entrano in società con il fondatore di facebook.
Saluti.
A proposito di Zuckenberg dimentichi che:
1) tutto nasce in una università, Harvard, dove di pagano oltre 40.000 dollari l’anno di retta e oltre 20.000 per viverci.
2) Eduardo Saverin, quello che ci mette i soldi dal suo fondo fiduciario, è ricco già prima di avviare Facebook perché figlio di una facoltosa famiglia brasiliana
3) ricchi sono anche i gemelli Winklevoss, che poi fanno causa a Zuck
Voglio dire che tutto nasce in un ambiente dove c’è un sacco di fertilizzante, il denaro, tanto denaro per far nascere aziende, come dice Larry Summers, il preside di Harvard ai gemelli “in questa università non si viene per andare a lavorare in un’azienda ma per farne una propria”
Quello che manca da noi (in tutto il paese) è che non ci sono soldi per investimenti a rischio, perché non c’è la mentalità (siamo una paese di ex contadini inurbati che mettono i soldi in immobili, BOT e risparmi postali).
Inoltre il sistema del VC negli Stati Uniti finanzia molte iniziative che interessano il Pentagono e questo produce un sacco di ricerca e di brevetti. D’altra parte la Internet l’ha fatta nascere la DARPA, così come i calcolatori e i mcrocircuiti.
e sei andato pure delicato: la realtà è molto peggio!!!
Bel pezzo. Che contiene una verità amara.
Complimenti.
PS. Ma qualche banner? Potresti ricavare qualcosa da questo blog 🙂
Il luogo dove nasci, e vivi, ti segna per tutta la vita. Immaginate la gente che vive negli slums, nei paesi del terzo mondo.
sarò una voce fuori dal coro, ma aldilà della simpatica ironia che esprime, secondo me l’articolo di Menna non ha alcun riferimento nella realtà. Abbiamo avuto anche noi i nostri Steve Jobs in Italia quindi non facciamo sempre gli esterofili a vuoto. Volete dei nomi? Antonio D’Amato, Kiton, Isaia, Sartorio, Piero Mastroberardino, Luigi Aceto. se poi vogliamo estendere la cernita a tutta l’Italia i nomi si sprecano. Polegato, Illy, Renzo Rosso, Leonardo Chiariglione, Della Valle, Olivetti…. vabè ma tanto gli italiani si divertono solo a parlar male di sè stessi.
D’accordo con te…sempre con gli occhi oltre i nostri confini…
Polegatto: figlio di imprenditori e i soldi li tira su ereditando l’attività di famiglia, poi apre la Geox e incrementa la propria fortuna.
Illy: ricca famiglia austroungarica, studia a Vienna e fonda la Illycafé a Trieste.
Renzo Rosso: ha fondato un’azienda con altri, è solo stato più abile di loro nell’accaparrarsi la proprietà dei marchi.
Leonardo Chiariglione: phd a Tokyo conosciuto in ambito accademico, ma non mi risulta sia un imprenditore paragonabile ai precedenti.
Della Valle: famiglia nobile che fonda la Tod’s ad inizio ‘900
Olivetti: studia a Stamford, figlio di ricca famiglia ebraica, apre una fabbrica verso la fine dell’800 di strumenti di misurazione. Poi ad inizio ‘900 punta sulle macchine da scrivere.
nessuno di questi mi pare sia partito da zero ed abbia fatto fortuna grazie alla forza di un’idea.
L’ho ripubblicato sul mio blog, lo ritengo un pezzo dalla lucidità fredda e disarmante…
bisogna fare un monumento agli imprenditori………..
c’è un articolo molto simile su La Repubblica di giorno 08 ottobre 11 a cura di Alessandro Penati…
gli imprenditori non hanno vita facile ovunque essi nascano. altra cosa i figli di imprenditori.
io sono un commercialista a Venezia; di Stefano Lavori ne vedo uno al mese. Ottime idee e anche prospettive di successo per questi ragazzi più o meno giovani. Ora dire che il sistema Italia faccia schifo sono completamente d’accordo, ma parliamo dei vari Stefano Lavori?????? Due casi, i più ecclatanti.
1. 40 anni – ottimo stipendio – viene in studio da me per una nuova attività. Se ne va incazzato con il sistema perchè non gli finanziano 1.500 euro di notaio per costituire la società; erano gli unici che servivano per partire. Cazzo, se a 40 anni e con 10 anni di stipendio a 2.200 euro al mese non hai 1.500 euro da parte, prenditela con te stesso non con il sistema!!!!
2. 35 anni – una volta spiegato tutto il discorso di come funzionano i finanziamenti per l’imprenditoria giovanile, la domanda è “Ma se compero la macchina nuova per mia moglie me la finanziano?”
per carità potrei anche raccontarvi di banche strozzine, di direttori di banca che ti prestano i soldi solo se gli firma una polizza vita, però queste le sanno tutti.
ciao
Bel commento! Vero, simpatico e ironico… fa bene il paio con la storiella scritta da Antonio
Ciao! 🙂
Post semplice e disarmante, anche se a onor del vero bisogna ammettere che questo è la peggior combinazione possibile. Il problema sta nel fatto che nel nostro Paese la probabilità che eventi del genere accadano è paurosamente alta.
Hai perfettamente ragione, nelle condizioni in cui è l’Italia oggi, si può restare solo “morti di fame” e “pazzi”.
Non sono d’accordo sull’obbligo di andare via, a me piace stare qui e sono convinto che la situazione possa migliorare. Decidere di restare non significa per forza stare attaccatto “al capezzale di mamma Italia”. Devono esserci sia la libertà di restare che di andare via: mentre sembra che sia rimasto solo “l’obbligo di andare via” la libertà di andare via. Per i soggetti che hanno il desiderio di restare, solo briciole…
Sigh, sigh… sigh! dato che sarebbe verosimile fa arrabbiare perciò non lo legga chi è cardiopatico.
L’autore si lamenta perchè dice che ha scritto cose migliori. Può darsi, questo può essere il manifesto di un partito liberale che vuol togliere vincoli e pesantezze, leggi e leggine (o marònn!)…
SE PENSI CHE L’AMBIENTE CHE TI CIRCONDA NON PUO’ FARTI DIVENTARE QUELLO CHE DESIDERI ESSERE TRASFERISCITI E REALIZZA I TUOI SOGNI…TI AUGURO TANTA FORTUNA 🙂
Complimenti,parole sante…siamo nati nel posto sbagliato per sognare.
Hanno parlato di questo post sul tg3
Non bisogna nascere in provincia di Napoli e la nostra realtà come la pizza e gli spaghetti fanno parte del nostro patrimonio genetico Italiano, una grande nazione si vede non solo dalle dimensioni ma dal modo di agire ragionare e produrre, siamo lontani anni luce e siamo diventati il fanalino di coda di tutte le nazioni anche quelle meno emergenti.
si, ma se steve jobbs non avesse avuto i soldi per l’assicurazione medica, allora sarebbe stato l’ospedale anche in caso di vita o di morte a sbatterlo fuori come da noi le banche…
in italia il pronto soccorso c’è sempre, in italia (anche se non è il periodo d’oro questo) c’è una cosa che si chiama pensione e mille altre previdenze che rientrano nel Wellfare State…
SONO UN IMPRENDITORE E VIGARANTISCO CHE è VERAMENTE DURA TIRARE AVANTI
vero il tutto ma pensa a quel genio che a fine ‘800, in onore alla regina, ha inventato, anzi creato, la pizza margherita, esportata in tutto il mondo e che ha fatto e fa la fortuna di migliaia di cuochi, pizzaioli napoletani e non. I prodotti Apple sono il frutto di questa epoca, con i progressi tecnologici e le menti che li applicano; la pizza napoletana (questo è l’esempio di eccellenza nostrana, mi rendo conto, abbastanza datata) è a suo modo il risulato del genio italico, napoletano, frutto della sua epoca ma che esprime intraprendenza e spirito imprenditoriale a livello planetario
Tutto molto vero con poche distinzioni fra Nord e Sud. Il problema dell’Italia è che ogni progetto innovativo viene visto con sospetto…è un problema culturale. Io ho vissuto parecchi anni in Gran Bretagna e ci è vuol poco per accorgersi che all’estero l’atmosfera è diversa.
Qui, qualunque cosa facciano i giovani finirà sempre nel dimenticatoio…basta vedere la nostra classe dirigente.
Per realizzare un sogno bisogna andare altrove!
Bellissima storia, molto vera… non è un caso che le grandi aziende nascono negli usa, è un problema di ambiente, da noi produrre ricchezza è una corsa ad ostacoli, eppure dovrebbero essere grati a chi lavora e fa lavorare, ma lo stato crede solo nella corruzione
Sono combattuto.. vorrei scrivere “verissimo” come pure “è la solita balla!”.
Questo è esattamente quello che all’estero pensano di noi tramite gli stereotipi che tanto ci danno fastidio. Quindi… perchè quando li scriviamo noi vanno bene ma se ce lo fanno notare ci inca§§iamo?
Io sono uno degli scappati, adesso “tornato” anche se continuo a lavorare per una ditta straniera. E la cosa mi fa incavolare il doppio.
I mafiosi sono uomini, i politici sono uomini, gli americani sono uomini, noi siamo uomini. Vedete niente in comune in tutto questo?
Io ALLE VOLTE vedo tante persone a cui fa comodo dire “E’ tutto vero”, “E’ proprio così” e tornare a casa con la propria coscienza “pulita”.
Vivendo all’estero mi sono chiesto più volte perchè da noi non potrebbe esserci anche questo o quell’altro servizio che funziona… E non sono riuscito a trovare la risposta, a parte trovare qualcosa di sbagliato nelle persone che NON lo fanno funzionare in Italia, per prigrizia, perchè gli fa comodo, perchè è più facile pensare “è sempre stato così” (e ripeto ho scritto è più facile perchè è realmente così).
Molto probabilmente uno con la testardaggine e la passione di Steve Jobs (una delle cose veramente da ammirare) sarebbe riuscito ad emergere anche a Napoli come in India o in Cina.
San Francisco è una bella città ma con Napoli non vi è paragone. La Silicon Valley senza le persone non è niente altro che un posto anche abb triste, specialmente se paragonato alle nostre valli e montagne.
Quindi? Dove sta tutta sta magia? Dobbiamo ancora credere e aspettare la manna dal cielo o forse spegnamo sta maledetta televisione e ci muoviamo?
PS: piccolo consiglio personale, guardate un film non tanto conosciuto: “Pirates of Silicon Valley” non so se in Italia l’hanno mai trasmesso ma ormai con internet si “dovrebbe” avere accesso a più informazioni e più libere. Magari con quel piccolo film si riesce a vedere come non fosse tutto così facile, così immediato e come quello che hanno adesso lo hanno creato e hanno lottato per ottenerlo.
Molto bello, complimenti.
finalmente qualche parola chiara sulla SORTE.
Non è cosa di poco la sorte di dove sei nato e delle persone che hai incontrato. Certo ci sono le capacità ma c’è anche la sorte. Tutto sommato, considerata la morte prematura e la malattia anche con Steve la SORTE non è stata in fin dei conti tanto benigna. Rispetto all’avvenire dei giovani una società più attenta e solidale che li aiuta a trovare lavoro è meglio di una società che si limita a spronarli nella competizione.
saluti
Sempre più orgogliosa di aver lasciato l’Italia per il Regno Unito! Non mi vedranno mai più piegata alle loro schifose e squallide condizioni!
Io sarei anche stufo dei precari frignanti “che in Italia non si può” però non emigrano. E che quando emigrano, stanno benissimo ma non si capisce bene cosa facciano, se non parlare male del governo (Italiano).
Perché poi alla fine vorrebbero tornare in Italia… e allora non si stava tanto male…
Questa mania degli Italiani di parlar male di se è veramente pesante, nonostante i numerosi esempi di successo da parte delle nostre menti e dei nostri creativi…
Nel suo caso, Menna, lei fa comunicazione, una cosa che a Napoli non è impedita e quindi ha ben poco di cui lamentarsi.
Se a quarantadue anni non ce l’ha fatta ed è ancora precario è solo colpa sua.
Però indica le fonti!
PROPONGO ANTONIO MENNA MINISTRO DELLE POLITICHE GIOVANILI!
hahahahahhahhaha… ultimamente i pescaresi si sentono importanti… la città degli zingari sarebbe senza mafia??? hahahhhahahhahahhhahahhahahhhahahhahahhhaha
Splendida letteratura: in quanto tale, non ci dice se andarcene o restare, ma spinge di dentro alle reazioni di ciascun lettore: bravo Menna!!!
Auguro successo sia a chi se ne va, sia a chi resta, l’importante è reagire.
Massimo Burghignoli
Bel pezzo. Purtroppo, non è solo la realtà napoletana…
In casa mia abbiamo la fissa di italianizzare i nomi e cognomi ed era da un pò che era diventato Stefano Lavori, ma l’idea di farlo addirittura nascere sul suolo italico, quella no non l’avevamo proprio avuta. Complimenti.
e vero purtroppo la capacita se non e unita alla buona sorte e agli aiuti non ti serve!!
L’Italia non è una democrazia, ma una grande camorra che succhia il sangue ai Cittadini che possono solo scegliere se affratellarsi ad una o all’altra. Politicamente qui non cambierà mai nulla ché quelli che dovrebbero fare questo cambiamento sono i membri della cosca “democrazia”. Quando mancheranno i soldi, da qualche parte li faranno saltar fuori, o spremendo allo spasimo i contribuenti o stampandoli e provocando inflazione. I giovani che riescono a mettersi in salvo altrove hanno la mia approvazione e se non li invidio è solo perché questo è l’unico difetto che sono certo di non avere. Qui serve una rivolta, qualcuno che la inneschi e che sappia trascinare la gente e poi condurla senza tentennamenti. In Italia serve una, tante ghigliottine, deve scorrere tanto sangue e questo deve essere ben visibile.
In Francia c’era la nobiltà ed il clero che vivevano nei privilegi. In Italia ci sono i politici ad ogni livello, i burocrati ed i sindalisti a fare “nobiltà” ed il clero a far comunella nella spartizione dei privilegi. Non ricordo chi dicesse che le rivolte non si fanno con l’acqua di colonia. Io sono vecchio, ma i giovani ai quali hanno rubato il futuro decidano il da farsi, o emigrano o entrano nella consapevolezza del da farsi, tertio non datur.
Ciao Antonio,
complimenti per il pezzo.
Anche se non sono totalmente d’accordo.
Ho scritto due righe sul mio blog…Credo che se Steve fosse nato a Napoli sarebbe diventato cmq un grande…
http://www.mimidemaio.com/blog/se-steve-fosse-nato-a-napoli-sarebbe-diventato-ancora-piu-grande_80.html
NON dire Napoli. mettici Italia. non dire che al nord le cose vanno meglio. funziona così perchè noi lasciamo che funzioni così.
Sta girando un testo, vagamente sul piagnone, che ipotizza un genio dell’informatica che ripercorre le orme di Steve Jobs ma che viene bloccato da tutte le forze oscure che impediscono agli italiani, e ai napoletani nella fattispecie, di far decollare le proprie idee.
Giochiamo ancora! Ipotizziamo che la Apple, nel 1975, fosse stata fondata in Italia, paese in cui i controlli, la criminalità e il clientelismo soffocano tutto, e in cui pertanto non vale neanche la pena di tentare.
E’ il 1975. La Apple (Mela, nel suo nuovo paese) muove i primi passi. Vende computer, l’oggetto di cui tutti parlano. E’ agli inizi: non ha un marchio famoso, non ha capitali, non ha distribuzione, non ha contatti, non ha relazioni, non ha accordi con grandi clienti, non ha un nome.
Ok, stop. Non capisco il senso del gioco. Perchè bisogna ipotizzare di creare la Mela nel 1975 in Italia? Perchè partire da 0? Vogliamo produrre computer… e allora giochiamo partendo dal livello facile!
Vogliamo produrre computer in Italia? E allora agganciamoci a chi all’epoca li stava già facendo. Immaginiamo di comandare un’azienda che nello stesso anno, 1975, aveva condizioni migliori. Faceva uscire il suo primo sistema operativo (Cosmos), e annunciava il lancio di due nuovi computer (P6040 e P6060), di cui uno provvisto di lettore per floppy e stampante grafica integrata. Un’azienda che aveva una rete di vendita capillare in molti paesi al mondo, tutti strutturati secondo la geniale intuizione di dare ai negozi un’impronta caratteristica come architettura, colori, arredamento e marchio che li rendesse riconoscibili a tutti. Un’azienda che aveva intuito come il design e l’estetica fossero importanti anche per prodotti meramente di utilità come le macchine da scrivere. Aggiungiamoci personale ben preparato, relazioni con importanti realtà industriali e governative, etc etc.
Insomma, il problema segnalato nel popolare testo su Steve Jobs napoletano era avviare un’attività in Italia per una serie di difficoltà, come dire “avremmo fior di cervelli qui, ma sono ostacolati e non possono realizzare quello che progettano”, giusto? Ok, qualcuno non si sa come ce l’aveva fatta. Com’è finita poi?
Cecità manageriale, scarsa lungimiranza, investimenti errati, speculazioni finanziarie. E tutto crolla. Ma non si stava dicendo che qui il problema non è la gente ma il paese? Se la Olivetti in questione si fosse trovata a Cupertino sarebbe stato diverso, magari. Notiziona: la Olivetti ERA a Cupertino. Ed è finita male lo stesso.
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Luca Bisighini Credits: Corrado Bidoia
Grazie per aver scritto, e così bene, una storia che vale più di mille comizi. Andrebbe postata a tutti i nostri politici ma non solo, è evidente che tu parli anche in generale di mentalità italiana e meridionale ( io sono meridionale come te) in particolare, dove, se si può, si cerca di impedire il progredire di qualcuno ( il negoziante che denuncia i ragazzi che stanno lavorando nel garage è un immagine davvero vera ed eloquente).
Un paese che, in generale, premia l’appiattimento, la medriocrità, la gente che vive di burocrazia. Chiunque ha anche una piccolissima attività sa quanto del suo lavoro deve essere “regalato” alla burocrazia invece che a far bene il proprio mestiere.
La verità è che in questo paese siamo rimasti “fascisti” ( corporazioni chiuse e privilegi di casta) e cattocomunisti ( i soldi sono lo sterco del demonio,) e questo blocca e blocca sopratutto i giovani e i talentuosi senza santi in paradiso. In un Paese così, si, conviene fare i garagisti, non rompere le palle a nessuno….