Azzardo una previsione: facebook morirà. Come accade a molti americani, sarà per obesità.
Il social network più famoso è ingrassato troppo, e sta per scoppiare.
Troppa gente, una sull’altra: come quando a Natale passeggi nella via dei pastori di Napoli. Ci vai per la suggestione. Ma quando sei lì, oppresso dalla folla, non vedi l’ora di uscirne. E giuri che non ci tornerai più.
Prevedo che facebook, dilatato a dismisura, scoppierà.
Io mi sono iscritto nel 2008. Non c’era l’home, c’era la bacheca ma non potevi commentare gli stati, non c’era il like, le condivisioni erano ristrette, e tutto si svolgeva tra venti, trenta, cento persone.
Il clima era impacciato e intimo, come quando ceni intorno ad un tavolo con pochi amici che frequenti poco.
Non ci si pigliava troppo confidenza. Il linguaggio era misurato.
Una selezione, in fondo, naturale tra chi aveva un’alfabetizzazione, non dico digitale, ma almeno culturale, e civica. O qualcosa da dirsi.
Oggi è un vociare continuo, un affollamento caotico, una catena infinita di luoghi comuni, di banalità, di notizie false condivise senza alcuna verifica, di link di cui si leggono solo i titoli, di sfoghi personali. Ischia porto a Ferragosto.
Un eterno cinepanettone, direi un cyberpanettone. Con catene costanti di equivoci. Di intrusioni. Di malintesi. O di esibizionismi, di vanità, di volgarità.
Da tutto questo, in teoria, ci si può difendere: basta rifiutare le richieste di amicizia che ti piovono dal vicino di casa, dal tuo barbiere, dal tuo meccanico, dal tuo medico curante, dai tuoi colleghi, dal portiere del palazzo. Ma appena li incontri sono lì che ti chiedono: non accetti la mia richiesta? E tu devi trovare una spiegazione. Essere convincente. Oppure dire: ah, me l’hai mandata? Non l’ho vista.
Oppure ci si può occultare, togliere foto e usare un nome posticcio, così nessuno ti riconosce e non ti chiedono l’amicizia. Ci si può nascondere.
Ma allora perchè starci?
Si può, infine, accettare tutti e fregarsene, dire quello che ti pare e chi se ne importa degli equivoci, delle incomprensioni, eccetera. Ma non è una buona pensata, secondo me.
L’idea di noi negli altri ha una sua importanza. Nel lavoro, nelle relazioni. Ce l’ha sempre di più, con una società così flessibile, e mobile.
Si può usare, infine, lo strumento senza dargli troppa importanza: le minime notizie di sé, una lettura veloce sulle altre.
Ma allora, ripeto, perchè starci?
Rimpiango molto il facebook dei vecchi tempi. La trovavo una piazza stimolante. Mi sono divertito, ho conosciuto gente ironica, intelligente, che ancora oggi mi piace. Ho approfondito la conoscenza di persone che nella vita avevo incrociato solo di sfuggita. Sento come amici, per davvero, persone che non ho mai incontrato, e che sono parte della mia vita, e che mi mancano quando non scrivono.
Però devo, oggi, individuarli in una folla amorfa, insopportabile, rumorosa, caotica, che spinge.
Il ventidue dicembre, come molti sapranno, ci sarà un nuovo cambiamento, che peggiorerà le cose e potrebbe essere il preludio alla fine di facebook.
Sarà attivata la nuova timeline personale. Significa che la tua bacheca non sarà più la stessa. Cambia la grafica ma anche altro. Tra queste un accesso facilissimo a tutto quello che hai scritto, condiviso, pubblicato. Su un colonnino a destra ci saranno anni e mesi. Chiunque dei tuoi amici potrà cliccarci e vedere cosa scrivevi ad agosto del 2008 oppure a marzo del 2009.
Ho attivato la nuova timeline e sono andato a vedere.
Non mi è piaciuto leggermi. E non mi piace che lo facciano altri. Penso che facebook abbia senso nel presente. Sia dannatamente tarato sull’attualità, e non sulla storia.
Quello che scrivevi il ventuno settembre 2008 per i tuoi quarantadue amici dell’epoca aveva significato in quel momento, per quella gente.
Non ha alcun senso farlo leggere nel 2011 ai seicento amici di oggi, che sono un’altra platea, altra gente, altre sensibilità, peraltro scollegate da quel contesto, da quel clima, da quel momento; persone per le quali, quelle cose, non le avresti scritte, o non in quel modo.
Non ne faccio una questione di privacy.
Non nascondo segreti su facebook. Non sono così sciocco da “pubblicare” un segreto.
Se ne ho, li tengo per me. Segreti, appunto.
Ne faccio una questione di opportunità. Se avessi saputo che quello che scrivevo sarebbe passato alla “mia” storia, avrebbe contribuito a formare l’opinione di me a chi, nel futuro, avrei accolto nel mio spazio; se l’avessi saputo, forse avrei scritto con più attenzione, oppure meno, oppure per nulla, oppure uguale ma essendone consapevole.
Oltre al fastidio, ho, poi, anche una preoccupazione. La percezione che facebook stia fecendo un enorme lavoro di schedatura dell’umanità. Ci sono centinaia di milioni di persone iscritte, che mettono foto, opinioni, dati personali, parentele, relazioni, che si registrano nei luoghi (la nuova versione aggrega tutto in una spaventosa mappa dei posti dove sei stato). Una mole impressionante di dati che visti giorno per giorno, fanno simpatia, ma che aggregati sono una impietosa radiografia.
Una mostruosa collezione di autobiografie. Un libro mastro dell’umanità. Un’operazione che, vista dalla propria frontiera minima, non fa paura. Ma vista sui grandi numeri è inquietante. Soprattutto per chi possiede la chiave di tutti questi dati, e può elaborarli.
La chiave dell’umanità.
Ci sono ancora margini di difesa da questa folla inopportuna, e dalla schedatura di massa? Certo. Si può prendere ogni elemento del proprio diario e chiuderlo alla visione di altri, o cancellarlo.
Si può usare poco lo strumento, dare meno informazioni.
Ci si può, infine, anche disattivare. Prevedo che succederà presto, per molti.
Essere on line è forse un fatto naturale ma a tutto c’è un limite. Parlavo con un amico della mia propensione ad esprimermi, a confrontarmi senza pormi troppi problemi. Il fatto è che noi sappiamo quanto usiamo il mezzo ma non siamo consapevoli di quanto il mezzo usi noi. Per questo il mio amico mi ha detto che un giorno con tutte le informazioni disponibili per ciascuno di noi, i nostri gusti, il nostro modo di pensare, potrebbero sostituire qualcuno di noi e nessuno se ne accorgerebbe.
Sono d’accordo. Magari non lo faranno ma potrebbero.
Io ho fatto prima : non mi sono mai iscritto a Facebook 🙂
Peró ti sei perso anche cose belle.
Ciao Antonio
Io mi sono disattivato (cancellarti non puoi) da fb 3 anni fa, e sono stato benone.
Ma trasferendomi in un altro paese mi sono reso contro di quanto, con fb, mi sentissi comunque “vicino” a casa, e ho riattivato l’account che era rimasto esattamente come lavavo l’avevo lasciato.
Sono per la politica di non accettare tutte le amicizie, e di postare il minimo e solo poche volte al giorno. Per le altre cose preferisco Twitter o scrivere nel Blog.
Lo strumento è valido, bisogna moderarsi.
Per quanto riguarda la timeline concordo con te, io ho provveduto a disattivare i vecchi commenti.
Buona giornata e come sempre grazie per i tuoi fantastico post
Ciao Domenico, grazie. Sono d’accordo.
Ps. Ho scritto dal cellulare, scusa per i refusi
Credo che non si debba additare solo Facebook, ma che si debba fare un’analisi più amplia dato che lo stesso mondo del Web è cambiato in modo radicale negli ultimi anni.
Il Web è stato creato per la condivisione di informazioni, l’obbiettivo della sua nasciata era infatti il poter permettere alle persone di tutto il mondo di avere a disposizione uno strumento che gli permettesse di condividere informazioni, quindi di fondo era concepito come strumento di lavoro. Come tutte le cose però, il Web ha dovuto far fronte anche al suo utilizzo privato ed a volte ludico, che lo ha trasformato in uno spazio dove chiunque poteva condividere qualcosa, a volte a discapito della qualità dei suoi contenuti.
Già dalla nascita di Google e degli altri motori di ricerca, però, è stato possibile notare un iniziale passo non più per la catalogazione delle informazioni di questo strumento, ma verso invece la catalogazione delle abitudini e delle informazioni degli utenti dello stesso.
Il Web è cambiato da allora proprio in questo.
Non è più importante l’informazione vera, quella scritta nella pagina o nel documento che cerchi, ma è molto più importante il perchè tu la stai cercando quella informazione.
Il perchè è molto semplice: il Dio denaro.
Facebook, Google, e tutti gli altri portali non fanno soldi presentandoti l’informazione che cerchi, ma al contrario fanno un sacco di soldi presentandoti la pubblicità per quello che potresti cercare.
Se Facebook morirà a causa di questa invadenza lo sapremo solo col tempo, ma se guardo da lontanto il loro cugino Google, credo che la risposta non sia affermativa…
Ciao
Mi iscrissi tempo fa e decisi un anno e mezzo più tardi di cancellarmi poichè questa piattaforma aveva ed ha in sè numerosi difetti. Bisogna saper imparare ad usare queste piattaforme in modo tale che si pieghino alle nostre esigenze e non il contrario ovvero essere iscritti su facebook vuol dire accettare scansioni della vita privata atte a migliorare i profitti di qualche multinazionale. Le pagine idiote se vogliamo sono trascurabilissime: non le si vede e non le si ‘clicca’. L’informazione, i buoni contenuti vi sono, basta saper cercare, avere le idee chiare. Il buon uso del singolo potrebbe far sì che la suddetta piattaforma possa divenire un qualcosa di meglio.
Se il colosso dovesse crollare, a me sinceramente per tanti versi farebbe piacere.
.. mi sono ritrovata nelle considerazioni che hai fatto …il lato divertente era essere pochi e a naso cercare amicizie virtuali magari per affinita’ che coglievi o per stimoli sollecitazioni mentali che venivano fuori …con persone che non conoscevi …. e che magari non volevi conoscere nella realta’ .. perche’ era bello lo scambio immateriale di pensieri .
E’ sempre meno cosi’ … e queste variazioni continueche fanno dei modi di porre il profilo mi infastidiscono sia per il lato tecnico pratico, mi ci sperdo a volte , sia perche’ verissimo a esempio non mi andrebbe che ripescassero una foto una cosa che hoscritto che non mi va di cacellare ma che non voglio ripescata oggi …..
Ma voi ve lo ricordate il mondo senza Internet? Scusate, forse questo non centra a pieno l’argomento del post, però io ci pensavo qualche giorno fa: quando ho cominciato a lavorare, Internet non c’era, o meglio, cominciava allora ad esserci ed era collegato ad una sensazione nebulosa che mi agitava già quando accendevo il modem… be’, era un altro mondo, che io non rimpiango più di tanto! Ogni strumento va utilizzato secondo le proprie inclinazioni e caratteristiche: io, che non amo la ciacolatura, il parlare per il solo fine di parlare, mi sono iscritta a fb, con un falso nome, soltanto per amore di conoscenza, perché non mi piaceva proprio l’idea di essere tagliata fuori da uno strumento così condiviso, di non sapere nemmeno di che cosa si trattasse… poi una mia compagna di classe del liceo, che si è trasferita in Scozia, mi ha chiesto se ci fossi e le ho detto che ho un account posticcio, che non scrivo nulla, che non mi piace fare la guardona, quella che legge i fatti degli altri e non scrive i propri (non ci penso nemmeno di scrivere i fatti miei su internet, non è proprio da me, che di carattere sono riservatissima). Poiché alla mia amica non importava nulla di questa mia esistenza guardona, e come a lei anche a poche altre persone con le quali non ho modo di vedermi facilmente o spesso, ora ho un mio piccolo gruppetto di care amicizie che ho imparato a conoscere ancora meglio grazie a quello che postano… anzi, ho anche cominciato a scrivere qualcosa anch’io: per esempio, ho visto che, quando il Napoli gioca, se scrivo qualcosa durante la partita, le cose vanno bene… ieri sera, chiaramente, non ero a casa e non ho scritto nulla 😦
Caro amico,
Facebook non morirà, anzi vivrà ancora per tanti anni.
Tu, come tutti hai la libertà di eliminare il tuo account, ma dubito che tutti i tuoi amici ti seguino.
E’ uno strumento utile per tutti noi.
Lunga vita a Facebook!